La scuola è nel caos perché si sfascia ciò che funziona

Print Friendly, PDF & Email

Nei giorni scorsi un dibattito in TV ha parlato dei precari della scuola elementare e materna, una situazione in sospeso, in quanto si attende la decisione della Consulta per la loro sistemazione definitiva.

 

Abilitazione o laurea?

Il contenzioso è se potranno essere immessi in ruolo o no perché hanno solamente il titolo di abilitazione e non la laurea. Ho il sospetto che le nuove leve di laureati in Scienze della formazione (laurea magistrale), siccome cominciano a essere un bel numero, premono, sostenute magari da qualche papà in alto nei Ministeri, per poter entrare in ruolo in sostituzione dei precari. Vorrei sbagliarmi, altrimenti sarebbe un vero obbrobrio autorizzato come ce ne sono altri.

 

Precari

Personalmente porrei il problema in maniera diversa: non si dovrebbe più creare la figura del precario. Si facciano i concorsi per i posti effettivamente necessari, chi li vincerà entrerà in ruolo e gli altri cercheranno un lavoro alternativo. È poco corretto creare idonei senza posto, sapendo che non potranno svolgere il lavoro per cui hanno studiato. I precari attuali hanno un  curriculum scolastico di anni e anni di insegnamento, poi qualche ministro della P.I. si è svegliato il mattino con la idea, magari pressato politicamente, che gli insegnanti debbono avere la laurea altrimenti non entrano nell’insegnamento. I precari sono quelli che ne fanno le spese.

 

L’Istituto Magistrale

Non è giusto e voglio dire la mia opinione. Esistevano gli Istituti magistrali con il titolo abilitante all’insegnamento per le scuole materne ed elementari e la Scuola magistrale solo per le scuole materne. Ambedue le scuole hanno funzionato egregiamente e gli insegnanti erano signori maestri e signore maestre e sono stati guida sicura e unica per quell’età tanto che gli alunni li hanno ricordati con affetto più che gli insegnanti di scuola media inferiore e superiore. La preparazione culturale e professionale non erano da meno di altre scuole. L’Istituto magistrale era simile al liceo classico perché le materie di studio erano quasi uguali. Infatti la lingua italiana e latina erano uguali, la matematica nelle magistrali differiva perché si insegnava l’algebra che poi serviva per l’insegnamento dell’aritmetica, uguali la storia, la geografia, storia della filosofia, una lingua straniera. Nelle magistrali non si studiava il greco ma si dovevano effettuare i corsi di pedagogia, metodologia, didattica e, tre volte la settimana, tirocinio in una scuola elementare oltre a elementi di psicologia,  poi  si  studiavano  storia  dell’arte  e disegno, canto, facoltativo pianoforte, chimica e una materia quale agraria o una simile. Alla fine del quarto anno, dopo un esame si conseguiva il diploma di insegnamento.

 

Oggi serve la laurea

Ora tutto ciò non è più vero e sufficiente, serve avere la laurea, va bene, ma per le nuove leve e non per quelli che per anni hanno insegnato con il titolo abilitante. Escluderli? No! questo poi no, anche perché hanno superato un concorso e sono risultati idonei, senza posto solo perché mancavano i corrispettivi posti in ruolo. Allora i responsabili ci pensino un momento con più attenzione e sistemino gli insegnanti che si trovano nelle condizioni di precario. Mi permetto di fare un altro discorso. Quanti dirigenti sono in possesso di titoli adeguati o hanno almeno la laurea in Scienze della formazione? Non credo che tutti l’abbiano.

 

Direttore Didattico: quale laurea?

Mi spiego. Per dirigere una scuola, in tempi non tanto remoti, il Direttore Didattico doveva possedere il titolo di Vigilanza Scolastica (ex Magistero), conseguito presso una università, partecipare poi a un concorso solamente se aveva almeno tre anni di insegnamento in ruolo e superato l’anno di prova. Allora si controllino anche i titoli dei dirigenti, perché provengono da percorsi di studio più disparati. Infatti per il concorso è previsto il possesso di laurea senza precisare quale. Conoscono qualche cosa di scuola? No! Le scuole dirette da dirigenti che hanno frequentato il corso dove si insegnava la Pedagogia, la Didattica, la Psicologia funzionano nel vero senso scolastico, i dirigenti sono veri dirigenti e mirano solamente a che vengano impartiti una educazione e un insegnamento adeguati all’età e non cercano altri fronzoli o cose del genere per fare notare che sono più bravi di altri, giusto per fare carriera e gli insegnanti sono costretti a rubare quasi il tempo per insegnare. Questi dirigenti pensano che la scuola sia un’azienda o una officina e niente altro. Che pena! Si obblighi anche chi non conosce la Pedagogia, la Didattica, la Metodologia a fare esperienza d’insegnamento e ad aggiornarsi con corsi seri come erano quelli dell’Istituto magistrale.

 

Fare l’insegnante è una missione

Se è vero che la legge è uguale per tutti anche questo aspetto deve essere considerato, altrimenti lasciate stare i precari che sanno quel che devono fare e che con coscienza lo hanno sempre fatto insieme con agli altri insegnanti già in ruolo, quando la scuola era la scuola vera e seria e non una baraonda come è stata ridotta ora. Quella dell’insegnante è una missione e il maestro non  è un meccanico che tira le viti e sempre quelle, o l’addetto di una azienda di confezionamento. La Scuola è sacra e nessuno la tocchi perché i primi a farne le spese saranno i giovani, che ora sono portati a disprezzarla.

Ninì de Quinto

7 agosto 2018

A 6 persone piace questo articolo.

Commenti

commenti