Riempire pagine bianche con le parole della propria vita

Print Friendly, PDF & Email

Diceva Calvino: “Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto”.
Si può scrivere quando si è ispirati da qualcosa in particolare e quel “qualcosa” può essere un libro, un paesaggio, una poesia, un quadro o anche una canzone, magari ascoltata in un particolare momento o giorno della vita.
Ciò che si scrive, ovviamente, agli altri può piacere o no ma l’importante per l’autore non è questo ma mettere se stesso in tutto quello che fa ed esprimere il suo “essere” nel miglior modo possibile.

La vita non è una fotografia da guardare, né un film che termina con un lieto fine: e vissero tutti felici e contenti, ma una serie di pellicole tagliate, scartate, buttate lì a terra e da rimontare nel modo giusto.
Per molti la vita è un libro con ancora molte pagine bianche da scrivere con penne colorate e riempire con parole nuove, a volte anche con parole riciclate, ma a cui dar voce, stavolta con le persone giuste, è una sinfonia da cantare, note da intonare o stonare, pagine da rilegare, con emozioni volate via come tanti piccoli ritagli di ricordi librati nel vento. 
A volte queste parole si vogliono soffocare, perché non si ha il coraggio di scriverle o si ha paura di “sentirle” tipo effetto eco nel cuore, magari, sono parole rannicchiate lì, in un angoletto al buio, da anni, tremolanti ma che in realtà aspettano soltanto di essere accolte, abbracciate e attraversate da “quel” vero momento di pace con se stessi.
Possono essere sensazioni come la risata di un bambino o la dolcezza di un abbraccio, vedere un aquilone che riesce a volare anche con il vento contrario.
E’ fondamentale “accettare” il fatto che per molti resteremo per sempre un pianoforte con troppe note da suonare o una sinfonia che mai riusciranno a sentire o apprezzare davvero.
 la vita si può descrivere, come un foglio di carta bianco, che tra schizzi, appunti, cancellature, tratti ben delineati e sprazzi di colore buttati qua e là, rappresenta l’insieme del “se” perso per strada, lasciato in qualcun altro o, più semplicemente, un divenire.

Non ci può essere migliore conclusione se non le parole di una bellissima canzone dei Pearl Jam: ”Sirens”:

I could take your hand, and feel your breath
For feel that someday this will be over
I pull you close, so much to lose

Knowing that, nothing lasts forever“.

Emanuela Ginevra

21 gennaio 2019

A 9 persone piace questo articolo.

Commenti

commenti