Sul post sisma una dura nota del Consiglio Nazionale degli Architetti

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A  quasi tre anni dal sisma che ha colpito il Centro Italia, il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e gli Ordini delle Province di Ancona, Fermo, Macerata, Ascoli Piceno, Perugia, Terni, Aquila, Teramo e Rieti hanno lanciato da Camerino un nuovo allarme sui ritardi, le problematiche e le forti criticità che stanno compromettendo le attività di ricostruzione e di messa in sicurezza di edifici e territori.

 

Mancanza di una strategia

È stato sottolineato: “I Presidenti delle Regioni interessate e i politici locali siano promotori, anche con iniziative radicali, di una significativa svolta nella ricostruzione. È grave la mancanza, a oggi, di una strategia che, al di là della mera ricostruzione fisica degli edifici, punti innanzitutto alla creazione di un nuovo sistema socio economico, il solo che può costituire il vero motore della ripresa, rappresentare una alternativa di vita per le popolazioni e attrarre chi non tornerà più se non si creeranno le condizioni di stimolo a ritornare.

 

Ricostruzione: terreno di scontro politico

Purtroppo la ricostruzione sta diventando il terreno di scontro politico che impedisce una lucida visione a medio e lungo termine del futuro dei territori del cratere a livello paesaggistico, economico, sociale, culturale e, non da ultimo, demografico, necessaria per esaltarne le tante peculiarità storiche e ambientali e per impostare, quindi, la confluenza di risorse finanziarie nazionali ed europee attraverso le Regioni. Visione che deve tener conto di come il sisma, in alcuni di questi territori, abbia rappresentato un effetto boomerang, a esempio rispetto allo spopolamento, generando nuove difficoltà in situazione di già grave crisi”.

Molto difficile per gli architetti, in questa situazione, operare a favore delle comunità in assenza di confronto e di una efficace interlocuzione istituzionale e barcamenarsi, di conseguenza, tra i cavilli burocratici e le varie Ordinanze.

 

Svilito il ruolo dei progettisti

È stato denunciato: “Non si conosce ancora quale sia l’iter dell’annunciata istituzione del Tavolo tecnico Sisma con la partecipazione dei rappresentanti degli Ordini e dei Collegi locali e quali siano le sorti dell’Osservatorio con i rappresentanti dei Consigli Nazionali, strumenti questi di fondamentale importanza per fissare regole formali e garantire trasparenza. Questa mancanza di informazioni più volte richieste, svilisce il ruolo fondamentale di interlocutore naturale svolto dai progettisti che, invece, dovrebbero essere attori protagonisti del percorso della ricostruzione”.

 

La ordinanza “Chiese”

A titolo di esempio il Consiglio Nazionale e i nove Ordini del cratere hanno citato anche l’esclusione dei progettisti dalla pur non breve elaborazione della Ordinanza “Chiese”, un vero e proprio pasticcio burocratico nel quale l’intervento dei professionisti viene addirittura considerato privato anziché pubblico in funzione dell’importo dei lavori, con procedure del tutto improprie tanto per l’affidamento dell’incarico che dell’appalto quanto per la definizione della parcella.

 

I paradossi

È stato ribadito: “È poi paradossale ed emblematico, a testimonianza della mancanza di una strategia chiara ed efficace, che siano previste agevolazioni per interventi mirati al risparmio energetico, mentre sono esclusi quelli di ‘miglioramento e adeguamento sismico’: ciò in assoluto contrasto con l’obiettivo di mettere in sicurezza gli edifici e con il principio prioritario di raggiungere una soglia di sicurezza più elevata. Paradossale anche che i professionisti, pur avendolo ripetutamente richiesto, non siano a conoscenza né del numero complessivo delle schede AeDES (Agibilità e Danno nell’Emergenza Sismica) né del quadro conoscitivo delle schede Fast, compromettendo così in modo significativo la possibilità di poter disporre di una visione complessiva per accelerare la ricostruzione. Senza contare, poi, che non ha ancora soluzione l’annoso problema delle schede AEDES tutt’ora mancanti in tutte le regioni colpite con il risultato che, a oggi, non si ha certezza né della quantità di interventi da effettuare, né della loro qualità. Permane quindi il dubbio se, per negligenza, manchino i dati oppure se non si voglia dare l’esatta dimensione del disastro: e ciò sarebbe gravissimo”.

 

Mancati pagamenti

Rispetto poi ai mancati pagamenti ai progettisti impegnati complessivamente nella ricostruzione viene chiesto l’immediato sblocco del pagamento dell’acconto del 50% delle prestazioni di progettazione così come previsto dal Decreto “Genova”, visto che il regolamento attuativo previsto entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto a termini di legge, ancora non è stato emanato. Si tratta di cifre significative che  risolleverebbero nell’immediato, e in parte, la situazione economica dei professionisti il 97% dei quali proviene proprio dalle aree colpite dal sisma. In caso contrario, il rischio non è solo quello di non trovare più tecnici disposti a lavorare per la ricostruzione, ma di far morire l’economia degli studi professionali e della filiera ad essi collegata che attualmente è l’unica che sta sostenendo con le proprie forze l’avvio della ricostruzione.

In conclusione serve una svolta definitiva, pena un aumento dei danni per le popolazioni e per i territori, che saranno ben superiori a quelli prodotti dal sisma.

4 agosto 2019

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