Ospedale: domande ai nuovi Sindaci di Camerino e Pievetorina

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La ricostruzione dei territori terremotati – meno male che ha acceso i riflettori, con la sua visita a Camerino, Papa Francesco sui luoghi montani del sisma – avrà i tempi che, purtroppo, saranno scelti da chi, salvo l’emergenza, opera burocraticamente e gli importa poco dei destini e della vita cambiata ai giovani e ai molti anziani i quali attendono (ormai da tre anni, oggi nelle casette “provvisorie”) di rivedere le loro case, i loro paesi, sicuramente non come erano una volta, e ritrovarsi con  chi è rimasto in montagna: tanto è vero che a Castelsantangelo sul Nera sono stati stanziati ormai da quasi un anno (3.315 milioni di euro per gli impianti sciistici e per la viabilità di Monte Prata, 1.257 per il Cimitero e altri ancora) e non si è visto alcunché.

 

Altro che pista ciclabile…

La Regione con i soldi della solidarietà dovrebbe costruire una assurda, per me, e fuori di ogni logica  pista ciclabile in una montagna – veramente terremotata – che invece ha bisogno di investimenti e di occupazione stabile e, dal Governo, necessita di sostegno fiscale alle popolazioni, alle nuove imprese e di vere aree franche. Continuerà il solito scaricabarili tra Comuni e Regioni, e tra queste con lo Stato e con il Commissario alla Ricostruzione, mentre la montagna continuerà ancora a spopolarsi perché il lavoro e i servizi mancano: subentrerà nella maggioranza dei cittadini la rassegnazione, che è il contrario di partecipazione, la democrazia diverrà, piano piano, sempre più apparente che reale, le soluzioni ai problemi si incancreniranno.

 

Non lasciare da soli i terremotati, sempre più anziani

È giusto che continuino le pressioni per accelerare i tempi della ricostruzione post-terremoto, della crescita economica, contro l’ulteriore spopolamento della montagna e delle zone interne, ma nel momento in cui si sta riparlando della “fusione” dei Comuni (capisco che non è possibile sostenere più di 8000 Comuni, alcuni inesistenti), sarebbe meglio che si pensasse a non togliere i servizi alle persone, anzi a migliorarli e intensificarli per i residenti e i “turisti”. Spero, mi auguro, che l’approccio per la fusione dei comuni non sia quello ante terremoto, perché l’età dei residenti è cambiata: sempre più anziani e meno giovani. I nostri territori si sono impoveriti, le zone forti sono sempre più privilegiate e il concentramento delle risorse avviene per aree sempre più ampie. Mi rendo conto che è indispensabile razionalizzare e non parcellizzare i possibili investimenti, ma i terremotati non possono essere lasciati soli.

 

L’ospedale

A questo punto chiedo al nuovo sindaco di Camerino (visto che la sanità e non solo, per tutta la montagna, è di competenza di Camerino) se intende far divenire la città un luogo di servizio per i residenti della valle del Fiastra e dell’alto Nera (Camerino non sarà più quella di prima dei terremoti) oppure, nello scenario regionale, pensa a un’altra prospettiva? La medesima domanda la rivolgo al Presidente della Unione Montana, sopratutto nella sua qualità di sindaco di Pievetorina. Nei programmi per le recenti elezioni comunali, per la montagna c’erano tante proposte, alcune contrarie all’ospedale unico, per la sanità: ciò dimostra quanto siano sentite dalla popolazione residente le problematiche legate alla salute. Le proposte elettorali si incentravano maggiormente, dopo i terremoti, sulla sanità nel territorio che soffre anche la “scomparsa”, senza alcun ripristino, degli indispensabili poliambulatori e della presenza socio-sanitaria, necessaria prevenzione mai sostanzialmente programmata o ufficialmente sollecitata. Le voci che corrono sono tante dal “ridimensionamento” dell’ospedale di Camerino, al supposto (per i lunghi periodi di attesa per molte visite specialistiche) “favoreggiamento” della sanità privata. Il Sindaco di Camerino, in qualità di responsabile dell’aria vasta, o smentisca le “illazioni” o convochi una necessaria riunione per far chiarezza nei confronti dei cittadini.

Giulio Lattanzi

15 settembre 2019

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