La ritrovata e restaurata chiesa di Poggio San Costanzo

Print Friendly, PDF & Email

La chiesa di Poggio-San Costanzo è una delle solitarie chiese di campagna “ch’erbose hanno le soglie” per dirla con il poeta Giovanni Pascoli. Fu collegiata benedettina. È della sarnanese Santa Maria di Piazza, ma in territorio sanginesino sul confine San Ginesio-Sarnano (Mc). I rispettivi stemmi di arenaria sono sulle pareti interne a nord e a sud. Insomma, è crocicchio storico dal tempo dei Longobardi (vicino è Gualdo – “wald”, bosco) tra famiglie feudali, comuni, diocesi di Camerino e Fermo, Ducato di Spoleto e Marca di Ancona. Rurale nel tempo e destinata all’oblio, ne chiese il risveglio Leandro Papi, maestro-letterato del posto, scomparso a Varese.

S’iniziò con i fondi del sisma 1997 e con le intuizioni di ‘Peppe’ Gentili, amico architetto che scoprì i resti della cripta. Una storia intrigante, raccolta in un libro di ricerche con un convegno di studiosi, quali Diego Poli e Rossano Cicconi. “Un intervento ‘stratigrafico’ – disse Maria Cecilia Profumo – e l’archeologia non è un’epoca ma un metodo”. Gentili ritrovò l’antico ingresso a ovest, cambiò l’orientamento della chiesa e intuì la cripta a oriente. Ricostruì in legno il sovrastante presbiterio.

Nella cripta scoprì un capitello con figure stilizzate di aquila su serpente, il bene sul male. Iniziò gli scavi dal locale con nicchia, “quello per i salami” di don Quirino, parroco d’una volta. Stanza interrata sui resti della base d’una torre con feritoie, muri d’oltre un metro di spessore e alta (forse) 25 metri. Resti del “castrum” (visibili) o Castello di Poggio-San Costanzo, detto “Cacalasse”, attorniato da toponimi longobardi e venduto con contado e villici a San Ginesio da Fildesmido di Mogliano per 500 lire lucchesi. Storie e curiosità ascoltate nel 2006 da amici studiosi e da “calde” pietre di arenaria.

Disegno a china e testo di Vermiglio Petetta – (foto per gentile concessione di Alberto Monti)

5 giugno 2020

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti