Diario di una solitudine nei lunghi giorni del Covid19

Print Friendly, PDF & Email

Come ha passato i suoi giorni un’anziana signora che vive da sola il lockdown nel borgo di Appignano, osservando dalla finestra i gatti, padroni di una scena priva di traffico e dai rari passanti mascherati.

Domenica 22 marzo 2020 – Non una macchina transita, il cielo è bigio, scende una pioggerella leggera il borgo è isolato: tre gatti passeggiano e spaventano alcune tortorelle che volano sugli alberi spogli. Due gazze fanno saltelli e piroette. Ore 14:30, un elicottero sorvola il cielo; mi dicono sia giallo, trasporta qualcuno che è grave. Tornano le tortorelle, spizzicano qua e là, i gatti la fanno da padroni.

Lunedì 23 marzo 2020 – Non un gatto, non una tortora, nessuna gazza a fare piroette o danza di corteggiamento, nemmeno i colombi del paese a rallegrare con i loro voli il borgo. Solo persone a prendere il pane in attesa col numero. Un fazzoletto di carta rimasto per terra mosso dal vento movimenta il borgo. Un’auto bianca passa veloce, oggi il vigile non c’è a controllare le auto. I parcheggi di fronte al bar sono vuoti, a fianco dell’ippocastano c’è un’auto viola parcheggiata. Sto in piedi appoggiata alla finestra: osservo,  penso, scrivo… quando potrò tornare a fare la mia passeggiata? O andare al Campo Santo, da mio nipote che porto nel cuore? A quando il respiro di sollievo? Solo il clochard del paese, sotto il pergolato del bar in cerca di mozziconi di sigarette, fruga nel cestino. Il gatto bianco-grigio ora attraversa la strada. Il silenzio è opprimente, per fortuna c’è il  sole. Passa una signora con il telefonino in mano: va a casa per il pranzo. Risalta, in tanto silenzio e nudità, la panchina circolare della fontana che brilla nel suo azzurro. Un’auto gialla spicca in tanta monotonia, il gatto tigrato sta frugando nel verde dell’aiuola, ora lo raggiunge il bianco-grigio e si puliscono entrambi il musetto. Ho parlato con mio nipote che assiste mia sorella Giuseppa, ricoverata all’ospedale: sta molto meglio. Quando sarà dimessa? Ora è arrivato il gatto con il mantello nero e i calzini bianchi, si sta ingozzando di crochette. Una telefonata mi racconta che un bimbo di 13 anni ha cucinato lui, per il pranzo, pasta  all’Amatriciana; la mia amica, orgogliosa, mi dice che era buona. Ho elogiato il ragazzo. Il paese sta rispettando gli ordini civili, le persone si attengono con scrupolo al dovere. Grazie ai suggerimenti del tecnico il computer è ripreso a funzionare così domani potrò lavorare.

Martedì 24 marzo 2020 – Il gatto bianco-grigio ha evitato il pericolo, si è fermato quasi al centro della strada lasciando che le macchine quasi lo sfiorassero ma, avvezzo al pericolo non si è mosso. Oggi è tornato il pescivendolo, erano 15 giorni che non veniva per il fermo pesca. Stamane verso le 9 è iniziato a nevicare, verso nord il cielo è nero: porterà la pioggia o altra neve? Restiamo in attesa. Per ora solo silenzio. Ore 14, il pasticcere ha fatto il suo turno e con la sigaretta in bocca e il cellulare in mano sta tornando a casa. Passa l’auto dei Carabinieri, poi intravedo il primo camioncino. Per me è ora del rosario. Dopo telefono, computer. Provo disagio e sconforto nel pensare che molti, tanti, troppi sono morti in così poco tempo. Vivo i miei giorni in solitudine, mi è di grande aiuto il computer. Ci sono i primi casi anche nel nostro piccolo centro. Macerata si è così organizzata: Civitanova per gli ammalati di Covid19, come Camerino, le cliniche per i casi meno gravi e l’ospedale civile per tutte le altre necessità. A Cingoli molti casi positivi tra gli anziani, come a Treia, ad Appignano solo 4/5 casi.

Mercoledì 25 marzo 2020 – Ci siamo svegliati con il borgo appena imbiancato, dopo mezz’ora la neve era sparita. La vicina di casa mi ha fatto la spesa della frutta, per pranzo mi sono fatta la polenta condita con sughetto di salciccia e pomodoro. Ore 17, pioviggina, speriamo che continui almeno per qualche ora. Recito le mie preghiere. Padre Luciano alle 19 celebra la Santa Messa in diretta sul canale 89 ma non tutti lo prendono.

Giovedì 26 marzo 2020 – Niente mercato, pioviggina, i gatti, acciambellati sotto la tettoia del bar, che è chiuso, dormono tranquilli. Non ho più visto le gazze cosi belle in livrea. Con la polenta avanzata ci ho fatto una teglia simile alla pasta al forno: buona tanto! Ore 20, non un’auto, non un pedone, gli alberi spogli sono spettri nella  notte. Silenzio totale. Fra poco a nanna.

Venerdì 27 marzo 2020 – Solito panorama del borgo vuoto, solo gente in attesa di prendere il pane. Sono oltre 20 giorni che non arriva la posta, con la mia amica aspettiamo che arrivi la rivista culturale La rucola e anche oggi la corrispondenza non è arrivata. Mi ha fatto piacere sentire che il Direttore della rivista approva i miei scritti. Continuano i comunicati delle morti, dei guariti e di quanti sono i contagiati dalla pandemia. Nel mio animo solo dolore.

Sabato 28 marzo 2020 – Oggi al borgo c’è il Sindaco in attesa, ora sono arrivati il capo vigile, la vigilessa, i Carabinieri  hanno  osservato,  discusso, pianificato. Una signora con cappello e mascherina mi ha salutata, ho ricambiato ma non l’ho riconosciuta; ho salutato con un gesto della mano il Sindaco, che ha ricambiato. Il borgo tace, osserva, piange. Dalla finestra ho gettato la poesia “Coronavirus” a una mia vicina, lei si è trattenuta, l’ha letta e poi con un ok mi ha ringraziato. Nella penombra della sera un manto di tristezza avvolge i cuori, le case, gli spogli alberi… così mi rifugio nella preghiera.

Domenica 29 marzo 2020 – Stanotte alle 2 è cambiato l’orario. Ore 9 non c’è anima in giro, dopo un po’ passa solitario un signore con un cane che non abbaia ma guaisce, quasi fosse un lamento. Il pensiero va lontano ai sofferenti. Dietro il palazzo delle scuole sorge il sole e promette una bella giornata. Una vicina ha fatto la pizza e me ne ha  portato due pezzi: molto ghiotta! Ci siamo così organizzate: lei suona il campanello in mascherina e guanti, io in mascherina apro la finestra e allungo il braccio. Ho telefonato per gli auguri a mio fratello, 87 anni compiuti. Una telefonata come al solito l’ho fatta a mio figlio, per chiudere la giornata. Un’altra telefonata giornaliera l’ho fatta alla mia carissima amica di Macerata, che è sempre presente con squilli di telefono. Abbiamo molte cose di cui parlare: poesie, cucina, la vita, gli hobby. Parlare dei miei pensieri non è facile, perché sono come voli di uccelli… ora arrivano, altri cambiano direzione… ma il pensiero della morte, dopo quanto accade, è sempre  presente e spero nella giustizia divina che, se giusta, prima o poi arriverà.

Lunedì 30 marzo 2020 – Ho dormito un po’ più del solito, fra poco telefono a mio figlio, mi custodisco e poi mi metto in cucina, oggi polpette con borlotti e datterini. Per cena mi tengo più leggera. Il borgo è vuoto, una signora mi ha preso il pane. Un’altra mi ha telefonato, abbiamo parlato dei relativi figli, nostra necessità di nonne non più giovani ma ancora attive. Scende la sera e mi accingo a serrare porte e finestre e poi a nanna.

Martedì 31 marzo 2020 – Borgo silenzioso e mesto, non c’è  il sole a confortare i cuori. Oggi i denti mi fanno male e l’amica del cuore mi tiene compagnia con costanza telefonica. Austero il palazzo del teatro comunale, immobile nel tempo, scruta il borgo silenzioso e privo di vita, che fino a poco tempo fa viveva giorni di gloria. Un pensiero per chi oggi è scomparso.

Mercoledì 1 aprile 2020 – Ho cucinato la pasta al forno per domani, dall’aspetto sembra ottima e la farò assaggiare alla vicina e figlia. C’è movimento solo al borgo alla mia sinistra, al negozio del fornaio.

Giovedì 2 aprile 2020 – La pasta al forno, ovvero i vincisgrassi, era buona. Il parroco dice: “Due volte buona” e così afferma pure la vicina. Ne ho messe due  porzioni nel congelatore per quando ne avrò voglia. La Unione Europea non molla i soldi per la ripartenza e se ce li daranno sarà con il singhiozzo. Germania e Olanda: possibile che a loro non arriva il coronavirus?

Venerdì 3 aprile 2020 – Stamattina nemmeno i gatti se la passeggiano! Ho lavato la biancheria. Ho visitato Google per capire cosa è che mi fa star male, ho smesso alcune medicine che ritengo troppo invadenti. Mio figlio dice che anche lui recita la preghiera del mattino, preghiera che ha trovato nel computer.

Sabato 4 aprile 2020 – Stamattina, come primo impegno, ho fatto il ciambellone morbido; la vicina mi ha portato dei dolcetti buoni fatti da lei così abbiamo fatto uno scambio. Se apro la finestra sento il mormorio dell’acqua: è talmente silenzioso il dintorno che pare impossibile, tutto sembra incantato come nelle favole.

Domenica delle Palme 5 aprile 2020 – Ho ascoltato la Messa del  Santo Padre; la vicina mi ha portato un tipo di pasta fatta da lei con grano saraceno e verdure, che si chiama “pizzoccheri”. Ho ricevuto e fatto telefonate. Per cena melone giallo e prosciutto, il ciambellone è venuto buono tanto da sembrare una pizza battuta. Ho telefonato alla mia nipotina, tanto per sentirla ed è stata contenta. Poi verso le ventuno vado a nanna.

Lunedì 6 aprile 2020 – Stamane sono state lavate le strade, nel borgo non c’è segno di vita. Ore 9,30, mio figlio con il permesso è venuto a salutarmi dalla finestra: poche parole. Il computer non va perché ho finito i giga, potrò ripartire solo dopo il 20 aprile. Domani farò la pizza, o crescia, con cipolla e rosmarino, una margherita e, per ricambiare, le farò assaggiare al vicinato.

Martedì 7 aprile 2020 – La posta non è arrivata neppure oggi. Sono curiosa di vedere come e dove è stato inserito il mio pezzo su La rucola. Stamattina ho telefonato al responsabile della banda musicale per avere qualche informazione per scrivere qualche accenno sullo sviluppo della banda.

Mercoledì 8 aprile 2020 – I gatti si rincorrono nel borgo, è passato il camioncino per lavare le strade, è finalmente arrivata l’attesa Rucola, rivista dove ci sono le mie poesie e con piacere ho visto pubblicato il mio articolo e ringrazio. Le tortorelle spadroneggiano ora che i gatti sonnecchiano.

Giovedì 9 aprile 2020 – Oggi, appena alzata subito pronta un’arrabbiatura, poi il giorno trascorre all’insegna dell’apatia. Compiaciuta per l’inserimento nel mensile del mio racconto e della poesia Femminicidio. A una mia amica è piaciuto il racconto, di più la poesia: piccola  soddisfazione.

Venerdì Santo 10 aprile 2020 –Nella piazzola verde ci sono gli operai che cambiano le lampade ai  lampioni. La vicina mi ha dato il buongiorno con una scampanellata e fra un po’ arriverà la ragazza per farmi la spesa. Fra poco mi collegherò con Tele Padre Pio per le preghiere. Tutto bene per i 10 ricoverati del paese: sono risultati negativi al test con grande gioia per personale e operatori dell’I.N.R.C.A. Don Natale ha telefonato per gli auguri pasquali. Oggi pomeriggio ho iniziato a fare ricerche sulla nascita della banda del paese e sul suo sviluppo. Il Santo Padre in preghiera da il senso del dolore, del mistero della Via Crucis. C’è raccoglimento profondo e c’è chi afferma che in cielo, tra le nuvole, sia comparsa l’immagine della Madonna quando il Santo Padre ha innalzato l’Ostensorio.

Sabato Santo 11 aprile 2020 – Tutto tace, borgo isolato, qualche auto silenziosa passa veloce. Non c’è gente a fare la fila per il pane. Ho fatto il ciambellone morbido e l’ho diviso in più parti per donarlo come pensiero pasquale. Passa il clochard del paese e mi saluta. Tacciono le campane, c’è tanta tristezza nei cuori di tutti. Gira per il paese la macchina del Comune per ringraziare il popolo di come osserva le disposizioni nazionali: tutti con la mascherina.

Domenica di Pasqua 12 aprile 2020 – Niente auto, niente pedoni, silenzio assordante che dal cuore arriva al cielo. La televisione trasmette riti religiosi e notizie sul coronavirus. Il Santo Padre che celebra, esorta e prega; l’ho visto stanco, affaticato, sofferente, assorto. Qui al paese le campane dopo il terremoto non suonano più per via del campanile lesionato. Non una voce per annunciare la resurrezione di nostro Signore. Nel silenzio nazionale una preghiera per sentirci uniti e partecipi al dolore di ognuno e di tutti.

Lunedì dell’Angelo 13 aprile 2020 – Il ricordo va agli anni quando si andava fuori, al mare e poi a pranzo ci si ritrovava con amici. Quest’anno invece è protagonista la telefonia, non potendoci ritrovare ci si sente. Per non sentirmi sola leggo, scrivo, prego…

Martedì 14 aprile 2020 – Aspetto domani per telefonare al dottore, ho finito alcune medicine e per altre dovrò sentire il suo consiglio. Le giornate passano in solitudine e malinconia ma per me, nonostante tutto, la vita va accolta per ogni istante di cielo che ci regala. Penso a tutti coloro che non ce l’hanno fatta e provo dolore.

Mercoledì 15 aprile 2020 – Ho parlato con il dottore, i denti tornano dolermi. Cronaca dell’andamento del coronavirus, anche Gerusalemme piange e ha chiuso i battenti, l’America conta i morti, Pechino dopo 7/8 mesi incomincia a vivere, il principe Andrea e Carlo d’Inghilterra e Alberto    di Monaco sono guariti dal virus.

Giovedì 16 aprile 2020 – Finito l’articolo sulla banda, mia nipote, la più vicina per pensiero, fede, somiglianza virtuale mi stimola a scrivere sulla vita di mio padre. Mi sono subito messa all’opera, cercando materiale tra gli amici. La mia vita scorre senza scossoni, a 81 anni sono sola per mia scelta, fra un po’ vado in cucina per preparare la cena. 

Emilia Violini

17 giugno 2020

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti