Chiusa per terremoto (dicono) ma mai, in questi anni, nominata né in pubblico né in privato (a differenza di altre), dal Vescovo Nazzareno Marconi. Sarebbe bello poter sentire una parola di speranza anche per questo tempio datato primi 1700, e per questa importante ed unita comunità posta nel dimenticato nord-est del territorio maceratese. Se così danneggiata, da aver indotto le autorità religiose e non a chiuderla, perché al suo interno niente sembrerebbe sia stato messo in sicurezza? È così?
Voci paiono informare che nessun dipinto (eppure ve ne sono di importanti), dall’immagine della Madonna del Buon Cuore, dipinta su di un masso di creta appianata dal chierico cacciatore Domenico Giacomini (oggetto di un ottimo restauro pochi anni fa), alle opere di Elia Bonci e Vincenzo Pagani, passando per la via Crucis in marmo bianco scolpita da Sandro Piermarini, fino agli affreschi sulle pareti e sul soffitto, sembra sia stato messo in salvo? Quale futuro si prevede per questa parrocchia che “grazie” a tale abbandono si sta sgretolando e giorno dopo giorno vede perdere in mille tristi rivoli la sua gloriosa storia e i suoi giovani?
La chiesa e tutto il resto che su questo colle un tempo chiamato Montefalcone (perché abitato dai falchi), era un punto d’importante aggregazione religiosa e civile, oggi quasi più niente regna. Una messa la domenica nel locale che fino a ieri era il festoso teatrino e niente più. Solo uno sbiadito numero di telefono appeso al portone per le urgenze.
Certo oggi non godiamo più della protezione del benefattore Monsignor Stefano Gambini, che qui ha voluto la sua tomba, ma la fede che ci sorregge ci fa ancora credere che una riapertura sia possibile. Ci sbagliamo? Vescovo Marconi, batta un colpo anche per noi “contadini”, donne, uomini e bambini pieni di tradizioni e buona volontà, non siamo pochi tra queste gabbe e colline, tra queste vigne e ville storiche, oltre 500 unità che non si vogliono arrendere. O non meritiamo una sua precisa e puntuale risposta?
Mario Monachesi
29 agosto 2020
