Martina Piermarini, delusa e amareggiata, al Premio InediTO Collina di Torino

Print Friendly, PDF & Email

Nessuno può avere la presunzione di vincere un premio, ma quella di concorrere alla pari nella finale di un premio di poesia credo debba essere obbligo etico dei concorrenti e del premio, tanto più se il premio vuole essere Premio di riferimento, così come si legge aprendo la pagina internet dell’ InediTO Colline di Torino, tanto più se nella giuria troviamo poeti come Milo De Angelis o Maria Grazia Calandrone. Rispetto? Serietà?  Trasparenza ? Famiglia umana? Utopie.

La mercificazione è giunta e nessuno può farci un bel niente. La mercificazione è giunta anche alle alte e sublimi vette della “Casa dell’essere”, tutti vedono e nessuno può farci un bel niente!

Dal momento che vedere ciò che ho visto in questo Premio è davvero doloroso, surreale e inquietante, dal momento che l’inumanità, la “cattiveria” e la palese parzialità di una intera giuria, si fa fatica a immaginarla, perlomeno a questi livelli. Dalle ore 18 dell’8 giugno lasciati per ore davanti a uno schermo vuoto come tanti burattini-robot nella speranza che qualcuno dall’altra parte aprisse un dialogo o accennasse un saluto… sempre con il terrore che si verificasse quanto avvenne il 19 maggio, quando ogni finalista doveva presentare l’ opera in concorso: venne il mio turno e  video /microfono della room nella quale stavo attendendo di parlare erano rossi, bloccati  dall’amministratore ospite e direttore del premio tale Valerio Vigliaturo, il quale ignorò per ore i miei sms in chat, infine insieme ad altri chiuse sbeffeggiando e  impedendo il mio collegamento.

Ma della fine non c’è mai fine e nonostante le mie numerose puntualizzazioni, continuò asserendo che il mio inedito “NON AVEVA TITOLO”.  Allora capii che non solo questo premio era in qualche modo compromesso ma che, non concedendomi l’ opportunità di prendere parola, ne segnavano, a mio parere, l’esito finale, tradendo il Premio, la sua importanza e serietà!

La mia opera ha un titolo ed è “Il sonno della visione”. Anche l’oscurata effige umana che il narcisismo di questo tempo continua ad oscurare ha un titolo ed è scritto nella sofferenza di questa voce che pure continua a dare spazio alla bellezza della poesia contemporanea. Qui, tra le colline maceratesi, per la mia città e la nostra radio (Radio Nuova in Blu).

(Nota del Direttore: tutto può essere opinabile, dipende dai punti di vista e dalla onestà intellettuale ma… se Martina è arrivata tra i 14 finalisti… possibile che fino ad allora nessuno si era accorto che la sua opera era senza titolo? Che Giuria è questa? Oppure il titolo c’era e Martina ha le sue buone ragioni per essere delusa/amareggiata! O, ancora, l’opera non aveva titolo – inteso come fuori concorso, senza presupposto per partecipare  – ma allora… come è entrata in finale? Qualcosa non torna…)

Martina Piermarini

12 giugno 2021  

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti