Il matrimonio nei secoli tra civile e religioso e una cerimonia nella Montolmo del 1800

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Già il diritto romano aveva posto le basi giuridiche del matrimonio. Nel Regularium il giurista Modestinus pone i due principi base di questo negozio: diversità di sesso e monogamia. Con l’avvento del cristianesimo e con la sua elezione a religione di Stato, il matrimonio ricade nella sua influenza diventando un “sacramento indissolubile” regolamentato dal Diritto Canonico.

Le prime riforme laiche – A partire dalla fine  del XVI secolo paesi non cattolici come Olanda (1580) ed Inghilterra (1651 durante la Guerra Civile) pensarono di sottrarre il matrimonio alla Chiesa per portarlo nella sfera laica delle leggi dello Stato. Il cambiamento radicale si ebbe comunque con la Rivoluzione Francese, quando con la Costituzione del 1791, esso viene riconosciuto come un mero contratto indipendente dalle convinzioni religiose, che implica, almeno teoricamente, la parità giuridica dei soggetti contraenti e che può terminare con il divorzio: si sostituisce pertanto al matrimonio-sacramento il matrimonio-contratto, istituzione che durerà ben poco poiché con la Restaurazione viene cancellata totalmente la riforma laica.

Il Codice Napoleonico – Con il Regno d’Italia (1805-1814) e la promulgazione nel 1805 del Codice Napoleonico, negli stati preunitari profonde modifiche furono introdotte in questo ambito. Ne risentì specialmente lo Stato Pontificio dove il sacerdote aveva funzione di ufficiale di Stato Civile redigendone i registri. Il matrimonio come detto diventa un mero contratto che, in uno stato fortemente laico, viene completamente sottratto alla Chiesa addirittura imponendo il rito civile prima di quello religioso, disposizione da attuare con un pressante controllo esercitato sui parroci peraltro spesso non inclini all’obbedienza di queste nuove leggi.

I matrimoni “impediti” –  Comunque l’introduzione del divorzio non ebbe molto seguito nella popolazione molto religiosa: si contarono nel periodo 1806/1814 solo 130 istanze di cui 60 accettate, istanze concentrate principalmente nel Veneto dove sotto la Serenissima era già di prassi la separazione. Delle 71 domande di separazione e 56 di annullamento ne furono accettate rispettivamente 45 e 33. Per via amministrativa, con atti di forte valenza politica, furono inviate circolari interne a impiegati e funzionari affinché si impedissero unioni interrazziali e si ostacolassero nozze tra ex-religiosi e tra cattolici ed ebrei (unioni che pure il Codice non proibiva), o tra giovani e anziane signore, connubi spesso fatti allo scopo di ritardare e evitare la leva militare. Le circolari sollecitavano inoltre la collaborazione ed il controllo dei Vescovi al fine di attuare tali direttive. Con la Restaurazione si tornò immediatamente al diritto canonico, cosa che durò fino all’Unità d’Italia dove in uno stato laico il Diritto Civile  ritornò nuovamente a regolamentare tale negozio giuridico.

Il matrimonio nel Regno di Sardegna – Nel 1861 nelle Marche, Umbria ed Emilia entra in vigore il Codice Civile del Regno di Sardegna che verrà sostituito nel 1865 dall’emanazione del nuovo Codice Civile detto Pisanelli dal nome dell’allora ministro di Grazie e Giustizia. Tale codice nel Libro I° (Delle Persone), Titolo V (Del Matrimonio) sancisce che il matrimonio è un mero contratto che risponde alle leggi civili: “Niuno può reclamare il titolo di coniuge e gli effetti civili del matrimonio se non presenta l’atto di celebrazione estratto da registro dello Stato Civile”. Comunque a differenza del periodo napoleonico non si sancisce che il matrimonio civile debba essere precedente a quello religioso.

Il rischio di bigamia – A questo punto però si pose il problema per la Chiesa che rischiava che si creassero dei bigami, nel senso che si avessero contemporaneamente matrimoni religiosi (“ut fides”) con una persona e civili (“ut cives”) con un’altra. Per ovviare a ciò la Chiesa Cattolica emanò precise direttive che sancivano che il matrimonio potesse essere celebrato in virtù della prova dell’avvenuto matrimonio civile o quantomeno della rassicurazione dell’intento di formalizzare l’unione sul piano civile. Il codice del 1865 proibiva il divorzio (art.148) ammettendo la separazione (artt.148-158). Tale regolamentazione ebbe durata fino ai Patti Lateranensi del 1929. Del resto un’anziana signora con cui mi capitò di parlare diversi anni fa, confondeva simpaticamente le attuali pubblicazioni in comune con il vecchio matrimonio civile.

Due abiti di nozze – Ricordo che mia nonna Maria nata nel 1905, mi diceva che era usanza per la sposa che poteva permetterselo, avere due abiti di nozze, uno per la funzione civile in comune, di solito un elegante “tajér” (termine italianizzato del “tailleur” francese), e il classico abito da sposa bianco per la cerimonia in chiesa. La nonna si sposò nel 1931 quindi con la nuova legge, all’età di 26 anni e mi raccontava come in casa la considerassero quasi un’irrimediabile zitella essendo arrivata alla veneranda età di 26 anni. Come cambiano i tempi!

I matrimoni a Montolmo – Nel periodo dal 1808 al 1810 a Montolmo furono celebrati 240 matrimoni su di una popolazione che nel 1809 ammontava a 6.369 anime. Le contrade di Colbucchero, Pacigliano e San Claudio avevano registri separati per le nascite e le morti anche se poi i dati vennero riportati per il triennio detto in un registro suddiviso in ordine alfabetico, di cui onestamente ho qualche dubbio sulla giusta compilazione. Il registro dei matrimoni e delle pubblicazioni matrimoniali era invece unico. Le tre frazioni avevano registri separati poiché sedi di altrettante parrocchie. Il matrimonio veniva preceduto dalle pubblicazioni. Interessante narrare una di queste.

La pubblicazione “ad alta voce” – L’ufficiale civile di Montolmo, Ottavio Pampinoni, scriveva nel registro, dopo aver precisato l’appartenenza del comune al Dipartimento del Musone, distretto Macerata, che domenica primo gennaio 1809 (a quei tempi non si guardavano le feste…) alle ore 11 della mattina era stato pubblicato “ad  alta voce” davanti alla porta esterna della casa comunale, la promessa di matrimonio tra Flamini Luigi Bernardo di età 25 anni, domiciliato in Cerqueto professione canapino, e Montalbotto Bartolini Maria Cruciana di anni 22, domiciliata in contrada Strada Grande (odierna via Garibaldi) di professione tessitrice.  Inoltre la pubblicazione era stata anche affissa nella porta esterna del comune. Alcune considerazioni: la pubblicazione a voce era necessaria dal fatto che una buona parte della popolazione era analfabeta; nel giorno festivo inoltre molta gente, anche dalla campagna, accedeva nel paese specie per assistere alla messa dando maggiore pubblicità  alla cosa.

Avviso scritto (Pubblicazione) – “Il pubblico è avvisato che vi ha promessa di matrimonio tra Flamini Luigi Bernardo… e Montalbotto Bartolini Maria Cruciana… e che il matrimonio sarà celebrato il

dodici del corrente gennaio nella casa comunale di Montolmo… alle ore 11 di mattina secondo il prescritto della legge e acciò nessuno possa altergarne ignoranza”. Dell’atto di matrimonio celebrato il venerdì 13 gennaio è interessante notare che anche se il permesso dei genitori fosse obbligatorio esclusivamente per i maschi minori di 25 anni e per le femmine minori di 21, lo stesso è stato verbalizzato e trascritto: non si sa a questo punto se per eccesso di zelo del funzionario o per qualche ossequioso atto dei giovani verso i genitori.

La celebrazione –  Il matrimonio fu celebrato il 13 anziché il 12 come scritto nella pubblicazione ma non viene precisato il motivo che pertanto ignoriamo. Alla presenza dei testimoni Ugolini Alessandro, Bolognesi Antonio e Paoletti Saverio, tutti possidenti, e del commesso comunale Cola Giuseppe, dopo la lettura del Capitolo V, Capo Sesto del Codice relativo ai diritti e doveri degli sposi, l’ufficiale civile dichiarava solennemente i comparsi marito e moglie, apponendo la firma sull’atto insieme a essi che in questo caso non firmarono perché analfabeti (firmarono invece i testimoni). Quindi tutto molto simile a un odierno matrimonio civile.

Come si vede la credenza del “venerdì 13” funesto non era ancora nata: si affermerà probabilmente, non si sa niente di preciso, verso fine ‘800. Sorvoliamo anche sulle sue discusse origini. Strano invece per il tempo che si siano sposati un giorno lavorativo. Probabilmente lo stesso giorno avranno celebrato il matrimonio in chiesa poiché sarebbe stato veramente scandaloso in un paese così piccolo la loro convivenza prima dell’unione religiosa. Possiamo concludere sperando che i giovani abbiano avuto una vita felice.

Modestino Cacciurri

15 dicembre 2021

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