San Severino Marche, è noto, viene considerata come una città di santi e di beati. Sono diverse, infatti, le figure che, piene di virtù religiose, ebbero i natali in terra settempedana. Ma fra tutte queste figure la devozione popolare da sempre riconosce a San Pacifico un ruolo molto particolare. A trecento anni dalla morte, avvenuta il 24 settembre 1721, la Città di San Severino Marche torna per questo a rende omaggio al suo copatrono e lo fa con un godibilissimo saggio opera dello storico Raoul Paciaroni dal titolo “San Pacifico nei santini”.
La pubblicazione, la 40^ di una collana edita dal Comune e questa volta su realizzazione grafica di Hexagon Group, arriva dopo una serie di eventi e festeggiamenti che, nonostante l’emergenza sanitaria da Covid-19, tra lo scorso e il corrente anno hanno “contribuito alla riscoperta della ricca e complessa eredità spirituale che ci è stata lasciata dal santo nostro concittadino – come ricorda nella presentazione all’opera il primo cittadino settempedano, Rosa Piermattei, che sottolinea – L’autore, come si legge nel titolo del saggio, ha voluto studiare un aspetto molto particolare della fede popolare redigendo una sorta di catalogo dei santini attinenti al culto di San Pacifico, vale a dire quelle immaginette di carta un tempo assai diffuse che venivano distribuite dai frati e che era conservate devotamente in ogni casa”.
Tanti biografi hanno fino a oggi, descrivendone la vita e l’opera, evidenziato soprattutto le virtù teologali e i carismi soprannaturali, oltre alle guarigioni operate da Dio per sua intercessione, del santo. “Spinto sempre dall’amore per il venerabile concittadino – spiega Paciaroni nell’introduzione alla pubblicazione – ho rivolto questa volta le mie indagini a un altro aspetto marginale, ma non meno interessante, della devozione e del culto e realizzato un saggio che vuole essere un tenue omaggio nell’anno della commemorazione del 300esimo della morte. Sono convinto – aggiunge Paciaroni – che i modesti popolari santini, anche quelli senza grandi pretese, costituiscono una interessante testimonianza di vita, un documento importante della fede, dell’arte, delle tradizioni, della storia della nostra cultura. Studiare, conservare queste immaginette sacre significa comprendere parte della nostra esistenza, di noi stessi, significa salvare un’espressione artistica, popolare, viva, un’espressione semplice, ingenua forse, ma nella quale sono celate le nostre radici”.
Il saggio di Paciaroni è un’antologia che sicuramente servirà a rinnovare i ricordi. L’auspicio infatti è che con il tempo non si inaridisca tutto, compresa la devozione popolare e quel sentimento che ha ispirato i piccoli santini ma anche le grandi opere d’arte.
5 maggio 2022