Raid Pechino-Parigi: 100 anni dopo Itala ci riprova ed è ancora leggenda (8^ puntata)

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Seconda parte – Russia – Dalla Lettonia attraversiamo venti chilometri di Estonia e siamo al confine con la Russia. Negli ultimi chilometri il paesaggio non è cambiato, è solo diminuita la presenza umana. Poche case, quasi sempre in legno, scarsi servizi lungo la strada, si nota che ci si sta avvicinando a una frontiera difficile. Una lunga fila di autocarri è in attesa e aumenta la nostra preoccupazione. Un breve, formale controllo alla frontiera estone e ci presentiamo alla dogana russa.

Abbiamo superato, come altre volte senza suscitare violente reazioni, la lunga colonna di camion in attesa, sperando nel fatto che abbiamo solo due camion che accodiamo alle vetture e all’Itala, questa la mettiamo in testa, sperando nella comprensione degli agenti russi. La frontiera questa volta è fisica, reticolato, filo spinato, un vero cancello che può essere chiuso per sbarrare la strada. La zona è desolata, non un bar, non un cambiavalute, solo una modesta sala di attesa. Dei semafori regolano il flusso delle rare vetture e dei camion fermi nella chilometrica fila. Il ricordo dei due giorni passati tre anni fa da Enzo a questa dogana, ci fa temere il peggio.

Ma dopo un poco ci accorgiamo che qualcosa, nel frattempo è cambiato, l’Itala passa, passa la Ducati, le pratiche vanno avanti. La carta verde non vale, si deve stipulare una assicurazione locale, ci viene dato con essa anche il modulo per la constatazione amichevole dell’incidente, simile al nostro ma regolarmente in cirillico. Si compilano moduli su moduli, alcuni con domande assurde: trasportate armi o esplosivi, siete venuti per compiere atti illeciti? Mi ricorda il simile modulo alla frontiera degli States. Bisogna proprio azzerare la propria intelligenza per accettare la burocrazia russa, fatta di moduli, timbri e firme dei quali non si riesce a comprendere l’utilità.

 In frontiera i funzionari vogliono vistare e timbrare i dischi del cronotachigrafo ma noi abbiamo i nuovi digitali; Enzo e Angelo fanno stampare la striscia che viene osservata con evidente perplessità e con aria interrogativa, poi non sapendo che pesci prendere la timbrano con indifferenza. Infine quello che consideriamo un miracolo. Sono passate solo 5 ore e siamo sulla strada per Pskov, la nostra tappa. Certo le scritte sui nostri mezzi, la pazienza di Beppe e qualche maglietta hanno aiutato a superare le difficoltà.

Dinanzi a noi si apre questo paese sconfinato compreso in ben 11 fusi orari. A Mits Smidta, poco prima dello stretto di Bering, ricordiamo di aver visto il cippo che segna la posizione del 180° meridiano, l’opposto di Londra. Lungo la strada i cartelli sono in cirillico e in caratteri latini. Anche questo dimostra che qualcosa è cambiato, che i tempi della contrapposizione dei blocchi sono definitivamente tramontati. Certamente occorreranno altri anni perché la mentalità acquisita in quel periodo scompaia per far posto a una più aperta e meno sospettosa, ma la via è aperta.

Facciamo tappa a Pskov, cinta dalle sue mura del 1200, con le sue cupole scintillanti sotto il sole del tramonto. Le cupole dorate delle chiese russe, uno spettacolo che ci affascinerà per tutto il periodo che trascorreremo in Russia. La sera cerchiamo di familiarizzare con gli abitanti in un locale lungo la Velikaja, il fiume che bagna Pskov. È facile, pur con un vocabolario estremamente ridotto, riusciamo a scambiare alcune espressioni. Non c’è chiusura nei nostri confronti, anzi molta disponibilità. Ma il nostro pensiero è rivolto a San Pietroburgo dove andremo domani.

Verso San Pietroburgo

San Pietroburgo. La strada corre diritta nel bosco per chilometri, sempre tanto verde, i villaggi sono fatti da case in legno disposte lungo la strada, alcune abitate, ben tenute, altre abbandonate e in rovina. Il fenomeno dell’inurbamento, della corsa verso la grande città, è evidente anche qui. Il traffico, inizialmente scarso, aumenta man mano che ci si avvicina alle città. Il traffico pesante crea dei solchi sulle strade che provocano sbandamenti laterali delle vetture, in alcuni tratti sono molto evidenti. I chilometri passano e dobbiamo fare rifornimento. Noi siamo abituati a fare il pieno e poi pagare, in Russia è diverso, si va alla cassa, si paga il carburante che si vuole avere e il gestore abilita la pompa per l’importo o i litri chiesti. Per noi, abituati a fare sempre il pieno è un problema. Naturalmente sarà necessario stimare sempre per difetto e quindi saremo costretti a fare più soste.

Mentre ci avviciniamo a San Pietroburgo diminuiscono i boschi, aumentano i campi e il traffico. E si vedono anche monumenti che ricordano la guerra sostenuta nel secondo conflitto mondiale. La Russia in questo conflitto ha pagato un tributo enorme, anche se non esente dalla colpa di averlo scatenato, ed è naturale che voglia ricordare i sacrifici sofferti. Ci fermiamo in albergo e siamo letteralmente circondati, tante inflessioni dialettali ma tutte italiane. San Pietroburgo è invasa dagli italiani, dobbiamo letteralmente difendere l’Itala e Beppe Tenti dalla curiosità dei nostri connazionali. In serata, presente il nostro console, conferenza stampa di presentazione del nostro viaggio ai giornalisti e alla televisione russa, che trasmetterà poi un bel servizio su noi. Il giorno dopo è tutto nostro per fare i turisti.

Gianni Carnevale intervistato

Un solo giorno può dare solo una pallida idea di cosa è San Pietroburgo. Un dato solamente. Per visitare l’Hermitage dedicando un minuto a ogni opera esposta sarebbero necessari undici anni! Il Palazzo dell’Ammiragliato, la Cattedrale di San Isacco, le statue dei grandi Zar, Pietro il grande, Alessandro Secondo, Nicola Primo, la Porta di Narva, celebrativa della vittoria su Napoleone, la Piazza dei Decentristi, teatro dei primi moti rivoluzionari, i canali che la fanno tanto somigliare ad Amsterdam, le cupole dorate delle tante chiese, la prospettiva Nevskiy centro della vita mondana e serale e il grande monumento celebrativo della resistenza ai tedeschi durante i 900 giorni di assedio. È quasi triste lasciare una così bella città, ci consola il fatto che ci aspetta Mosca, forse non bella architettonicamente come San Pietroburgo, ma sicuramente tanto interessante.

Gianni Carnevale

Gianni Carnevale e la giornalista

23 luglio 2022

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