Come erano le finestre nelle case dell’antica Roma? E dei nostri paesi medioevali?

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Amo andare a pregare nelle antiche abazie e mi reco spesso alla chiesa di Santa Maria a Piè di Chienti. Da sempre resto affascinato dalle sue splendide finestre monofore e bifore in alabastro. Giorni fa, osservandole, mi è venuta in mente una domanda: “Come saranno state le antiche finestre delle nostre cittadine? Probabilmente nelle chiese c’era l’alabastro al posto del vetro?” Come fare per capirci di più? Occorre studiare…

I vetri trasparenti divennero di uso comune, per la prima volta, alla fine del III secolo d.C., quando i produttori di vetro soffiarono una bolla cilindrica di vetro per poi tagliarla longitudinalmente e appiattire i due pezzi risultanti. Questi vetri, però si usavano solo per le case della gente molto facoltosa. La scelta di utilizzare il vetro come copertura per le finestre di edifici sia pubblici che privati risale all’età romana, in concomitanza alla messa a punto della tecnica della soffiatura del vetro in medio oriente. Mentre le prime lastre di vetro erano molto spesse poiché venivano realizzate con la tecnica della colatura del vetro fuso in stampi, la soffiatura, consistente nel soffiare una certa quantità di vetro nel telaio tramite una canna di metallo forata, permise di realizzare un vetro più sottile. A Roma l’uso del vetro si diffuse sempre di più, tanto che Cicerone scriveva: “Ben povero si deve considerare chi non possiede una casa tappezzata con placche di vetro”.

L’Italia in seguito cadde in declino e il vetro non venne quasi più usato. Il Medioevo è stato un periodo pieno di sconvolgimenti e di incertezza. Le case venivano edificate seguendo l’ottica difensiva e non di comfort. Così gli uomini che vivevano in questo periodo dovevano stare di guardia e proteggere le loro famiglie. Le piccole finestre erano quindi una parte di questa strategia. Questo tipo di struttura consentiva di vedere chi si trovasse al di fuori, o che cosa stesse succedendo all’esterno. In questo modo, le finestre sottodimensionate tenevano gli estranei e gli intrusi al di fuori e non permettevano loro di entrare. Anche i castelli avevano piccole fessure al posto di finestre.

Le case del popolo durante il Medioevo non avevano finestre, e le persone perciò vivevano in condizioni di oscurità e pieni del fumo di camini e candele. Si nota in questo periodo un paradosso a causa di questo sistema: di giorno in casa c’era il buio e faceva freddo, per questo si accendevano i camini e si leggeva a lume di candela anche di giorno, tutto ciò mentre fuori c’era il sole! Questo è anche il motivo per cui la gente amava vivere per strada. In campagna, le piccole finestre erano chiuse con telaietti su cui si mettevano in tensione sottilissime pelli un po’ trasparenti.

Il vetro era riservato alle abitazioni della classe ricca, in quanto indicazione di status, e impiegato negli edifici religiosi, dove la luce proveniente dall’alto assunse il significato simbolico di elevazione spirituale. Altra grande innovazione dell’epoca nell’edilizia religiosa sono le grandi vetrate policrome che risaltano in contrasto con la penombra dell’ambiente interno, trasformando le chiese in suggestivi scrigni di luce. Tuttavia, tali progressi non riguardarono gli edifici civili, dove i vetri erano contenuti in profilati di ferro e la finestra era inserita in una struttura ricavata nella muratura, e provvista di oscuranti in legno. Ecco, ho cercato di fare un po’ di luce e ora penso che passando per le stradine dei paesi, possiamo tentare di vederli con occhi diversi, immaginando le case così come erano dopo il 1100.

Alberto Maria Marziali

Santa Maria a Pié di Chienti – bifore e monofore

15 ottobre 2022

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