L’incontro indimenticabile con la cantante Francisca Solari a Civitanova Marche

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Era un caldo pomeriggio di agosto degli anni ‘60. Chiara, la mia amica di Civitanova e io, stanche dei bagni e della spiaggia, decidemmo di fare un giro con la macchina. “Dove andiamo?” Chiesi curiosa, “In un posto che conosco e che tu, di Macerata (ci prendevamo sempre in giro per le nostre diverse città) nemmeno te lo sogni; un posto che puoi trovare solo nei libri delle fate” – Davvero?” Risposi sorridendo, lei replicò: “Vedrai, fidati di me”.

Arrivate! – Così partimmo e cominciammo a salire dolcemente. Il mare, sotto, diventava un nastro azzurro mentre c’immergevamo poco dopo in un altro mare, quello verde delle colline sovrastanti. Il viaggio fu breve ma lieto e spensierato; cantammo le nostre canzoni preferite, contente di tutto e di niente in un mondo, allora, ancora intatto e felice. “Arrivate!” fece Chiara spegnendo il motore e, uscendo svelta dalla macchina, alzò le braccia esclamando ad alta voce: “Ecco il luogo dell’anima e dei sogni!”

Villa Conti – Era l’ingresso di un’antica villa. Due colonne di  mattoni, come severi gendarmi, erano di guardia ai lati del cancello principale elegantemente lavorato e sovrastato da uno stemma nobiliare, altri due più piccoli lo fiancheggiavano insieme a due finestroni ovali con grate che permettevano, all’occhio indiscreto e curioso del passante di spaziare all’interno del parco. Sopra, in alto, notai una semplice scritta: Villa Conti. “Forza, andiamo!” mi disse Chiara spingendo un cancello socchiuso… ma io rimasi perplessa di fronte alla franchezza della mia amica e dissi: “Senza permesso, non mi pare opportuno…” – “Vieni, non ti preoccupare!” Così iniziammo a camminare, man mano che salivamo la natura esplodeva intorno nella sua bellezza . Da un semplice giardino all’italiana, già ricco di rarità botaniche, la vegetazione ora cambiava aspetto e diventava maestosa. C’erano piante ovunque: alte, piccole, grandi a gruppi, isolate, imponenti, alcune sconosciute ma tutte lussureggianti, rigogliose. Mi sembrava di essermi smarrita nell’Eden della mia immaginazione e di vedere da un momento all’altro uscire da qualche cespuglio fiorito, Adamo con la sua Eva.

Aida, Sferisterio 1921 – Solari – Dolci – Noto

Il Conte Pier Alberto Conti – Chiara proseguiva lenta e tranquilla, contenta del mio continuo stupore; mi parlava del Conte Pier Alberto, uomo molto bello, alto, biondo, ottimo cavaliere, ammirato dalle donne dell’epoca e di suo padre Adolfo che aveva fatto costruire per le sue nozze il famoso e magico, villino in stile liberty davanti al quale, poco dopo, rimasi commossa, senza parole, sentendomi come rapita in un’altra dimensione e di vagare come la piccola Alice tra le belle immagini di un libro di favole. Chiara conosceva bene la villa e mi fece ammirare anche la piccola Cappella neo-guelfa, la torretta dell’orologio con le merlature ghibelline. Osservavo tutto con gran curiosità, avida di sapere, trovando e riconoscendo qua e là gli stessi motivi della moda nobiliare presenti anche nella mia città come lo stile della chiesa dei Cappuccini e la torretta della Contessa Cozza, del resto pensavo che anche allora gli amici si influenzassero tra loro: non era infatti il Conte Pier Alberto frequentatore delle famiglie maceratesi Ricci e Buonaccorsi?

Francisca Solari e Pier Alberto Conti

La signora in bianco – Ormai era giunto il momento di tornare ma era difficile riemergere dopo la visione di tante bellezze, quando dalla porta a cuore rovesciato del villino liberty apparve una signora vestita lungo di bianco, aveva con sé un grande mazzo di gladioli rossi poggiati sul petto, appena ci vide sorrise lieta e disse: “Venite care, venite!” Come se ci avesse conosciute da sempre e ci stesse aspettando. Chiara rimase nel vialetto balbettando qualcosa che non capii, mentre io le andai incontro alleggerendola dai fiori. Lei mi prese subito sottobraccio e ci dirigemmo verso la mia amica. Era dolcissima e si muoveva con grazia e agilità mostrando una sincera e innata affettuosità verso gli altri. Il suo viso era chiaro senza rughe e gli occhi  splendenti e vivaci, tradivano a tratti un grande segreto. Una grossa e lunga treccia bianca le scendeva sul fianco sinistro facendola sembrare una fata, anzi, la mamma di tutte le fate. “Andiamo !” Disse prendendo sottobraccio anche la mia amica.

Era Francisca Solari… – “Andiamo alla cripta a portare i fiori” Così dopo pochi gradini ci trovammo in un sotterraneo dove c’erano dei sepolcri ricoperti in marmo bianco; erano in fila, lei si fermò sul primo e con gran cura sistemò i gladioli poi, dopo un breve silenzio disse: “Qui riposa mio marito Pier Alberto, la mia tomba sarà qui accanto a lui, per sempre”. Rimanemmo ancora un poco, poi ci salutammo come vecchie amiche, con la promessa di ritornare. Prima di andare al cancello principale ci affacciammo ancora una volta sul muro di cinta del parco. Eravamo entrambe visibilmente commosse. Avevamo incontrato il grande soprano Francisca Solari. Il mare, più sotto, luccicando, ci aspettava e il sogno, ormai, stava svanendo.

Mariella Marsiglia

17 ottobre 2022

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