Scavi archeologici a Matelica: le Marche un territorio che è stato da sempre abitato

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Come è successo per la superstrada Foligno-Macerata, anche per la Pedemontana delle Marche ha funzionato l’intesa tra la Soprintendenza e l’impresa costruttrice. Infatti durante gli scavi preparatori per il tracciato Fabriano/Muccia, nel territorio di Matelica, sono affiorati incredibili testimonianze archeologiche. Straordinarie perché testimoniano più periodi storici che vanno dalla preistoria all’età rinascimentale, in pratica un territorio che è stato sempre abitato. Uno degli scavi più estesi riguarda un’area di 4,7 ettari in corrispondenza del nuovo svincolo Matelica Ovest. Nonostante i reperti si trovassero poco al di sotto del livello di un terreno soggetto a una intensa attività agricola, protrattasi nei secoli con arature, filari di vigna e buche agricole, gli scavi stanno restituendo numerose testimonianze degli insediamenti nella zona.

1 – Un’area di abitato con buche di palo e capanne, databili all’eneolitico (periodo di transizione dalla lavorazione della pietra a quella del bronzo – circa il 4/5.000 a. C.).

2 – Capanne e resti di abitato databili tra l’VIII e il V secolo a. C.

3 – Una necropoli con tombe a tumulo e fossato anulare riferibili al VI – V secolo a. C.

4 – Una strada romana con orientamento E-W di cui sono state riconosciute diverse fasi a partire dall’Età Repubblicana e probabilmente in uso almeno fino al tardo impero.

5 – Una piccola struttura votiva risalente all’età Repubblicana-Augustea.

6 – Un impianto produttivo di età Romana (I secolo a. C. – III secolo d. C.).

7 – Un acquedotto di età Romana.

8 – Un acquedotto di età Rinascimentale.

All’età del rame può essere ricondotta, allo stato attuale delle indagini, solo una parte dell’abitato messo in luce, testimoniato dalla presenza delle buche di alloggiamento dei pali attribuibili a una struttura a pianta rettangolare absidata. Tra i rinvenimenti più importanti un frammento di ceramica decorato a punti impressi, che trova confronti con il sito di Conelle di Arcevia e un punta di freccia in selce. Dal periodo orientalizzante e arcaico e fino al V secolo a.C. le due aree vengono occupate da una serie di strutture abitative sparse, talvolta molto distanziate tra loro, che mostrano orientamenti e forme differenti: da quelle sub-rettangolari absidate a pianta molto allungata (lunghezza tra 19 e 33 m) a quelle di forma ovale e rettangolare più piccole. La copertura doveva essere straminea nelle strutture più antiche e di tegole in quelle più recenti. Frammenti di tegole associati a intonaco incannucciato e materiale ceramico sono stati rinvenuti, oltre che in alcune delle buche di palo, anche all’interno dei numerosi pozzetti e fosse legati alle attività domestiche e artigianali svolte negli spazi esterni in prossimità delle abitazioni. Una necropoli, databile a partire dal VII-VI secolo a.C., era collocata a breve distanza dall’abitato. Sono stati individuati almeno 3 fossati anulari, su uno dei quali si imposta una struttura del V secolo a.C.

L’area, allo stato attuale delle ricerche, sembra essere stata frequentata pressoché ininterrottamente fino alla piena romanizzazione, quando venne realizzata una strada di ghiaia, pietre e calce che, con andamento E-W, metteva in comunicazione il Municipium di Matilica con il diverticolo della Via Flaminia che risaliva la Valle del Potenza verso il Municipium di Nucera Camellaria. La prima fase della strada, databile per ora genericamente all’età Repubblicana, mostra vari rifacimenti non perfettamente sovrapposti tra loro, ma con spostamenti dell’asse anche di alcuni metri. Al di sotto della strada sono emerse grandi fosse di cavatura nel limo argilloso che hanno restituito materiale ceramico in fase con l’abitato di V secolo a.C. L’attività di estrazione del limo argilloso è attestata anche in fase romana in un’ampia area in prossimità del margine stradale, dove è emersa una grande area di cava. Sul margine Nord della strada di età Repubblicana è stato individuato un allineamento di 14 piccole buche di palo poste a distanza regolare (circa 30 cm), probabilmente riconducibili alla presenza di una struttura lignea di sostegno del taglio eseguito per regolarizzare il versante e delimitare l’asse viario.

Sul lato Sud della strada è stata messa in luce una piccola struttura votiva in muratura a pianta quadrangolare aperta sul lato Est. A testimonianza della defunzionalizzazione rituale avvenuta in antico, è emersa una lastra di rivestimento in terracotta decorata a rilievo con due palmette contrapposte e due spirali oblique su cui era collocata una moneta in bronzo inquadrabile cronologicamente all’ultimo quarto del I secolo a.C. La lastra poggiava a sua volta su un livello di tegole in frammenti, accanto ai quali è stata rinvenuta una piccola testa in terracotta parzialmente cava sul lato posteriore. Nello strato sottostante dei piccoli chiodini/ribattini in ferro erano probabilmente riconducibili a un manufatto in materiale deperibile. Questo piccolo edificio di culto, dismesso in età augustea, insiste sugli stessi livelli su cui si imposta la strada di età Repubblicana, rendendo plausibile una datazione alla stessa fase.

Sul lato Nord della strada si apriva, invece, un vasto edificio adibito ad attività produttive, conservato al livello delle fondazioni, di cui al momento è stato scavato un solo settore di 25 x 8 m. L’indagine ha messo in luce i resti di una piccola vasca con pavimentazione a mattoncini e 2 fornaci, di cui si conserva solo la parte relativa alla camera di combustione e ai praefurnia. I materiali rinvenuti negli strati archeologici di riempimento e nei butti immediatamente al di fuori della struttura permettono di collocare la vita di questo impianto tra il I secolo a.C. e il III d.C. L’edificio era sorto al di sopra di una parte dell’insediamento preromano, come testimoniano le buche individuate al di sotto dei livelli romani.

È stato poi rinvenuto un acquedotto romano, che riforniva il Municipium di Matilica, realizzato in trincea aperta con spallette in opera cementizia foderata di mattoni e fondo in mattoni. La struttura risulta spogliata in molte sue parti e priva della copertura. All’estremità sud di scavo è stato portato in luce un tratto dell’acquedotto rinascimentale di approvvigionamento idrico della città di Matelica risalente agli inizi del 1600. Tutte le attività di indagine archeologica sono realizzate dalla Società Kora srl sotto la direzione scientifica del dottor Tommaso Casci Ceccacci, funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio AN PU e AP FM MC.

A cura di Fernando Pallocchini

22 ottobre 2022

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