Fabriano, report del convegno tenuto su Ildegarda di Bingen, Dottore della Chiesa

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Si è concluso a Fabriano il Convegno organizzato in occasione del decennale della proclamazione a “Doctor Ecclesiae” di Ildegarda di Bingen, curato da Alberta Manni, e ancora il sito della pagina Facebook dell’Istituto Moreavivarelli, che lo ha ospitato, è pieno delle immagini, delle parole, delle persone e degli studenti che lo hanno animato (https://www.facebook.com/moreavivarelli/).

Un convegno di tre giorni – Soprattutto il cuore è ancora felice riandando a tre giorni di musica, preghiera, natura, arte, condivisione, teatro che si sono dilatati ad abbracciare Fabriano, città miracolosamente scampata alle devastazioni idrogeologiche, pur addolorata dai lutti e dalla furia di una terra che abbiamo dimenticato di curare.

La “parva penna” – Ci siamo fatti ispirare da Ildegarda, Dottore della Chiesa, quindi “sapiente delle cose divine e insieme umane”. Abbiamo permesso che il vento forte dello Spirito ci attraversasse in un tempo-spazio di riflessione e di bellezza, quello stesso che Ildegarda evocava quando chiamava se stessa “parva penna,” cioè piccola piuma sostenuta dal vento per volare, e scrivere e non cadere.

Gli artisti – Ben 20 Artisti hanno permesso che le loro opere inedite formassero una mostra collettiva al Monastero benedettino di San Luca, ospiti di Madre Laura Ganadu, tra le prime a spalancarci le porte della sua comunità. Le opere sono pervenute da Roma, Potenza Picena, Torino, Pisa, Civitanova Marche, Ripe san Ginesio, Fabriano, Bergamo, Stezzano, Milano. Alcune sono state donate a Fabriano e sono visibili nel Monastero di San Luca e nel Monastero di San Silvestro.

Il SANTino – C’è stato il “SANTino”, l’edizione del primo santino italiano di Ildegarda, illustrato da Guglielmo Manenti e il cui testo originale è stato musicato da Monsignor Marco Frisina. Il canto “O Luce Vivente, cantato dal Coro Santa Cecilia della Cattedrale di Fabriano ha chiuso il Convegno nella Basilica Abbaziale dei Santi Benedetto e Silvestro, Padre Lorenzo Sena silvestrino celebrante (la registrazione è disponibile sempre nella pagina facebook dell’Istituto Moreavivarelli). Il testo del SANTino parla del magistero ildegardiano così attuale, attento al Creato, ai nostri compagni di viaggio sulla terra.

Il libro – È stato presentato il libro “Microcosmo e Macrocosmo. La visione mirabile” delle Edizioni Ephemeria, che raccoglie i papers di dieci autori presenti al Convegno, con i loro contributi originali. Non abbiamo voluto pubblicare gli atti pur ricchi di domande, di discussioni, di incontri, ma abbiamo forzato la mano ai relatori e li abbiamo fatti lavorare questa estate per la correzione delle bozze e per offrire ai partecipanti un resoconto scientifico, che aggiunge il suo tassello agli studi ildegardiani.

Gli studenti – Un plauso e un ringraziamento, per il gran lavoro svolto, agli studenti delle scuole superiori di Fabriano. I ragazzi e le ragazze sono il nostro oro arcobaleno, il nostro vero patrimonio materiale e immateriale, il nostro forziere di creatività e di speranza, l’energia rinnovabile e bonificante i nostri territori e le nostre bellissime Marche.

Ildegarda è stata uno spunto – Il Convegno non è stato un Convegno su Ildegarda. Una montagna over-900-anni non si scala che in anni. Abbiamo aperto tante porte, abbiamo iniziato tanti sentieri e li abbiamo regolarmente interrotti, consapevoli del cammino di ricerca e di divulgazione che ancora c’è da fare. Mi riferisco ai ragazzi, ai non addetti ai lavori, che spero abbiano avuto un assaggio dell’enciclopedico sapere che Ildegarda fortunatamente ci ha trasmesso con i suoi bellissimi codici miniati e i brani musicali arrivati fino a noi. Mi riferisco all’enorme potenziale di dialogo interreligioso e di pace che è stato a oggi solo sfiorato dagli studi e dalla prassi ecclesiale.

In particolare, il cammino sinodale della Chiesa Italiana può attingere all’olio di Ildegarda per una visione profetica e suggerimenti di quotidiani cura e ascolto vicendevole nel popolo di Dio. Sono alcuni anni che Ildegarda mi ha “acchiappato”, è infatti lei che sceglie come tessere sottili e perduranti INTERCONNESSIONI. Sono nata a Civitanova Marche è sono di quelli che vedono l’alba sorgere dal mare e “tramontare” letteralmente, dietro i monti.

Ildegarda è una donna del nord Europa. Pur avendo viaggiato tra Germania,  Francia e Svezia dopo i 60 anni a predicare infrangendo, o meglio innovando creativamente l’impegno alla STABILITAS che la Regola benedettina imponeva, probabilmente non ha mai visto il mare.

Lei medico, scienziato naturale, attenta osservatrice dei fenomeni atmosferici e delle creature, dei sassi, delle erbe e degli animali, descrive il mare in modo assolutamente improprio, per sentito dire, o meglio per averlo assimilato dai testi. L’oceano, che circonda la terra e dal quale i fiumi nascono. Nel suo libro delle creature non compaiono le conchiglie, che tutti noi nati sul mare e che abbiamo passeggiato lungo le coste abbiamo raccolto, con emozione e meraviglia. Ildegarda non ha conosciuto probabilmente il paese dei limoni, come Goethe chiama l’Italia. Non cita mai tutti gli agrumi, i limoni, gli aranci, i bergamotti, i chinotti, i mandarini, così importanti nell’Italia ormai normanna, tanto da divenire a Palermo il frutto del Paradiso terrestre negli splendidi mosaici delle cattedrali. Ildegarda non ha sentito il profumo della limocella, o cedrina così diffusa alle nostre latitudini e così sensibile al freddo. Ildegarda è profondamente radicata nel suo territorio e nelle sue abitudini culturali. Dio le parla in latino, come Dio aveva parlato in arabo a Maometto, e i suoi testi, i suoi carmina sono scritti in latino, ma la lingua ignota e le lettere dell’alfabeto ignoto da lei “inventati” cioè portati alla luce, sono profondamente debitrici alla lingua tedesca.

Nonostante la sua chiara identità, anzi proprio per avere una voce chiaramente riconoscibile e inconfondibile, Ildegarda ci parla e ci interpella in modi ancora comprensibili e stimolanti.

Alberta Manni

2 novembre 2022  

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