Case arroccate su uno sperone roccioso… “Elcito – come il castello dell’Innominato”

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Il libro “Elcito, come il castello dell’Innominato”, scritto da Pacifico Fattobene, edito da Edizioni Simple di Macerata è un pocket tascabile, un piccolo volume da mettere in tasca, da leggere durante una passeggiata allorquando ci si siede in una panchina per restare in tranquillità; oppure ti può accompagnare in un viaggio senza darti alcun fastidio e saltare fuori al momento opportuno. 

L’autore cita le parole del Manzoni che si adattano perfettamente alla descrizione del borgo settempedano: Elcito, in volgare L’Ucitu, o anche L’Urgitu. Le sue case arroccate su uno sperone roccioso, cui si giunge dopo una serie di tornanti, sembrano quasi nate dalle rocce, un tutt’uno con esse e in precario equilibrio su crepacci e sprifunni.

Pacifico Fattobene, che ha già pubblicato una serie di volumi dedicati ad alcuni castelli settempedani, luoghi nei quali è vissuto, li racconta con la memoria romantica della gioventù, come testimonianza di ciò che ha visto o gli è stato raccontato e che ora non c’è più. Pacifico (ci permettiamo di chiamarlo confidenzialmente per nome, dato che è una cara persona nostra amica) ci fa immaginare di passeggiare per le sue vie piene di vita, quando ancora non se n’erano andati tutti per cercare fortuna altrove e il paese era pieno di gente “logorata allo stesso modo dal vento, dal digiuno e dalle bufere”.

Qui mai c’è stato un emporio, era una comunità autosufficiente: una comunanza agraria dove ognuno aveva una casa e un pezzo di terra, dove l’orto, il pascolo e tanta fatica consentivano di produrre tutto ciò che serviva. Quel che c’era bastava, in un mondo di autarchia che potrebbe ritornare in qualsiasi momento… Domanda: riuscite a pensare a come vivremmo se sparisse l’energia elettrica, se mancasse il petrolio, se avvenisse un disastro ambientale, se ci fosse una crisi economica? Oggi, vivere a Elcito è sfuggire al caos di una vita frenetica e all’aria troppo spesso malsana; vivere a Elcito è stupirsi di tramonti di fuoco e cieli stellati. Sicuramente il posto giusto per scrivere, come disse Vittorio Sgarbi, o per meditare, come fece San Francesco nell’eremo rupestre non distante.

I disegni di Fattobene e numerose foto di qualche decennio fa, corredano i cenni storici dell’avv. Claudio Cicconi e il racconto di Enrico Caracciolo completa il quadretto, quasi fossero un immaginario gruppetto di amici che, percorse le vie ventose, si sono rifugiati dentro una delle case erette sullo strapiombo, davanti a una bruschetta cotta sopra la brace, sulla rola del caminetto, a raccontarsi gli aneddoti e le storie di persone e case. Come quella storia del maniero, “il palazzo”, che venne distrutto con la sua torre alla fine della seconda guerra mondiale, dai tedeschi per rappresaglia contro i partigiani, insieme con i suoi arredi e affreschi. Chissà quali ricchezze sono sepolte nei sotterranei? E quali misteri nell’abbazia millenaria di Valfucina più in basso? Turisti, frettolosi in inverno, più indugianti nella bella stagione, gironzolano per il paese riportando un po’ di vita. Il gruppetto immaginario davanti al camino si chiede: che ne sarà in un prossimo futuro di Elcito?

Simonetta Borgiani

12 febbraio 2023

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