Ah, questi errori di trascrizione… l’enigma del diploma sbagliato: 1099 invece di 1199

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Il volume “Il Passo di Treia” edito da Edizioni Simple per Enki divulgazioni (recensito su La rucola 292 e servito di spunto per scrivere delle grotte sul Monte Francolo La rucola 293) si presta, a un occhio attento e curioso, come punto di partenza per altre ricerche e approfondimenti. Fra questi, la menzione di personaggi medievali sui quali le informazioni sono scarse e frammentarie, ma che siano stati piuttosto illustri e influenti è evidente dai documenti dove sono riportati i loro nomi.

Esponiamo cosa stavolta ha catturato la nostra attenzione. Dunque, seguendo un filo logico temporale, inizieremo il racconto dal 1793, quando viene pubblicata l’opera “San Ginesio Illustrata” dove l’intellettuale treiese, ma sanginesino d’adozione, Abate Telesforo Benigni, trascrive un diploma del 1199. In questo, che chi vuole può scaricare da internet, Marquardo d’Annivilir Duca di Ravenna, e Marchese della Marca Anconitana dona a Gualtiero figlio del Marchese Guarnieri i Castelli di Sanginesio, di Pieca, di Monte Franco, e la Chiesa di S. Maria de Storaco.

Nel 1906, l’avvocato e ricercatore storico Raffaele Foglietti pubblica la sua ricerca “Dei Marchesi di Ancona” citando il diploma del 1199 preso da “San Ginesio Illustrata”. Lo scritto viene anche inserito nel 1908 nel volume “Rivista del collegio Araldico, anno VI nr.1”. Il conte Desiderio Pallotta (proprietario del castello di Caldarola) appassionato di storia, nel luglio del 1908 si reca sul Monte Francolo in compagnia dell’avvocato Foglietti, il quale dopo la gita scrisse degli appunti e glieli lasciò. Nel 1933 Pallotta trascrisse e fece stampare gli appunti di Foglietti e altre note storiche nel volumetto “Monte Francolo”, per farne omaggio alla Corporazione del Melograno di Pollenza, associazione che esiste ancora oggi.

Qui, non sappiamo se per un errore di trascrizione del Pallotta o per una svista dello stesso Foglietti nel buttare giù le righe manoscritte dopo la scarpinata sul Monte Francolo, il diploma del 1199 diventa 1099. A una lettura veloce può passare inosservato, ma se il curioso va a cercare il diploma del 1099, non trova quello giusto: altri scenari, altri personaggi, altri reggenti.

Il parroco di Sant’Ubaldo a Passo di Treia, don Otello Patrassi, nel 1938 scrive un volumetto per conservare la memoria storica della Madonna del Ponte: “Il Passo di Treia e la Madonna del Ponte”, riportando, nella parte storica più antica, le parole del Pallotta: “documento del 1099”. Successivamente, in data imprecisata, il letterato treiese che fu anche sindaco Arcangelo Caracini volle riprendere e ampliare con altre notizie lo scritto del parroco Patrassi: anche qui, il diploma è riportato con data 1099: nella descrizione si parla ancora di rocca data in feudo a tali Marchesi della Marca, ma qualcosa probabilmente a Caracini non riportava: invece di citare la prima comparsa del diploma, e cioè che era tratto da “San Ginesio Illustrata”, Caracini ne cita la provenienza da “Santoni-memorie di Tolentino”: questo è sì un noto diploma del 1099, ma parla di tutt’altro…

Infine, ecco il nostro: nell’edizione del 2022 de “Il Passo di Treia dalle origini ad oggi” i volumetti di Patrassi e Caracini vengono riportati integralmente, chiaramente per rispetto degli autori, perpetuando involontariamente l’errore. Il presente articolo è solo per portare una precisazione per chi volesse capirci di più ma, soprattutto, si vuole sottolineare che anche senza titoli e studi specifici è possibile approfondire queste ricerche storiche, e non bastano i titoli e gli studi specifici per la correttezza di ciò che viene scritto e pubblicato. Questo esempio lampante, dimostra che anche persone illustri possono sbagliare, e altrettante persone illustri possono continuare a tramandare gli errori. Quindi, il principio di sapere bene cosa si scrive, vale proprio per tutti, anche per  gli storici professionisti, da sommare alla capacità di rimettersi in gioco, sempre.

Simonetta Borgiani

21 febbraio 2023

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