I rapporti dei Piceni con i popoli dell’altra sponda adriatica fondati su vendita e baratto

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Tanti, troppi studiosi continuano a considerare il territorio cosiddetto Piceno (per intenderci parte dell’Abruzzo, le Marche e parte della Romagna) come un territorio quasi spopolato, abitato da gente rozza quando, invece, così non è come sta risultando dagli articoli che La rucola pubblica mese dopo mese grazie ai suoi collaboratori. Anzi si può affermare che al progresso evolutivo di parte dei popoli europei i Piceni (inizialmente citati dagli antichi storici come “Aborigeni” e non in senso lato ma con questo specifico termine riferito proprio agli abitanti del Piceno) abbiano contribuito in maniera importante.

Vi proponiamo un argomento che finora abbiamo trattato marginalmente e solo di riflesso: i rapporti commerciali dei Piceni (chiamiamoli così anziché Aborigeni) con i popoli della opposta sponda dell’Adriatico. Chiaramente ci riferiamo a un periodo storico vecchio di 4mila anni, tanto per capire che già 1000 anni prima che fosse Roma i Piceni erano evoluti e che nel territorio non c’erano sporadiche capanne abitate da primitivi, facili da assoggettare da chiunque arrivasse via terra o via mare. Qui abitava un popolo fiero ed evoluto, aperto all’accoglienza e attento a imparare usi e tecnologie.

D’altronde come si può pensare che una colonna di “emigranti” composta da poche centinaia di persone (di più non sarebbe possibile per problemi di sussitenza nel viaggio) che arrivano a piedi partiti da chissà dove – i più prossimi dalla Sabina – possano occupare un vasto territorio; o magari giunti per via mare in barca: quanti per le barche dell’epoca? anche questi, limitati nel numero, come potrebbero dominare e condizionare un popolo organizzato, preesistente e radicato? Certamente nelle Marche saranno arrivate popolazioni, ma dapprima inglobate (a esempio Siculi, Pelasgi e anche altri) poi, com’è storicamente accertato, gentilmente accompagnate alla porta.

Come è possibile dimostrare che i Piceni intrattenevano rapporti commerciali (più a vendere e a barattare che a comprare) con le popolazioni frontaliere del mare Adriatico? È stato fatto analizzando i reperti archeologici emersi dagli scavi effettuati nelle necropoli, sia in quelle Picene che in quelle della Dalmazia. Partiamo da molto lontano nel tempo: già dal paleolitico erano attivi i contatti tra le due sponde. Gli “Aborigeni” fornivano oggetti di pietra lavorata (punte di frecce, raschiatoi e simili) ai Dalmati, e questo è certo perché sappiamo che quel tipo di materiale, analizzato, veniva estratto dalla zona delle Grotte di Frasassi, lavorato nel territorio Piceno (qui abbiamo grandi quantità di oggetti finiti e scarti di lavorazione rinvenuti durante gli scavi) e poi esportato sotto forma di utensileria varia.

Questi contatti sono ancora più evidenti nell’età del ferro, quando ci furono scambi accertati anche con le genti dell’Istria e dell’interno della Slovenia. I reperti emersi dalle necropoli di Nesazio, Pizzughi, Tržišče, Šmihel, Stična, Šmarjeta, Podzemelj, confrontati con quelli di Numana, Novilara e Belmonte Piceno mostrano i contatti tra le due sponde adriatiche: il vasellame, le armi e gli oggetti accessori (spille, coltelli, rasoi, monili) importati dal Piceno  influenzano la produzione locale che, però, risulta di lavorazione assai più grezza rispetto a quella picena.

Questo nel IX secolo a.C. mentre dell’VIII secolo a.C. sono gli spilloni tipo Sirolo, gli elmi a calotta conica del tipo di quello riprodotto sulla testa in pietra del guerriero di Numana unico tipo di elmo presente in Istria trovato insieme con le spade falcate picene (le machaire, curve a un solo taglio). Riguardo agli ornamenti femminili troviamo i bracciali a spirale del VII secolo a.C. e ambra, che dalla costa dalmata passava a quella picena dove l’ambra era un materiale assai ricercato. Da questi commerci non è esente il vasellame e ne è un esempio la olla (vaso panciuto con o senza manico provvisto di coperchio), rinvenuta a Pizzughi, che ha il coperchio decorato con animali tridimensionali: una lavorazione tipica del Piceno (basti pensare ai reperti di Pitino).

Un ulteriore elemento è l’ageminatura (lavorazione artistica a incastro di metalli, mediante la quale si ottengono risultati policromi) con figurette di animali, che è ornamento di armi e monili tipica del Piceno, mentre numerosissimi sono i rinvenimenti in territorio dalmata di fibule picene, decisamente migliori di quelle realizzate dagli artigiani locali che sono più grossolane. Oltre l’ambra, come abbiamo già visto, cosa poteva interessare i Piceni? Certamente i loro manufatti venivano scambiati con il ferro di cui le zone dell’altra sponda adriatica erano ricche. Questo breve escursus per dimostrare che i Piceni erano più progrediti rispetto ai popoli coevi oltre a essere attivi molti secoli prima che Roma fosse.

Fernando Pallocchini

26 febbraio 2023

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