Dopo Macerata anche in Ancona la violenza femminista contro chi è a favore della vita

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Dopo l’invasione maceratese delle femministe pro aborto libero la scena si è ripetuta in Ancona con la stessa identica modalità: uso la violenza per non farti parlare!

La nota stampa dei volontari del C.A.V. (Centro di aiuto alla vita) di Loreto – “Avevamo comunicato ben due settimane fa la nostra presenza in forma  palese sia alla Questura che alla Organizzazione del corteo transfemminista. Volevamo rispondere alle irruzioni moleste che avevamo subito a Macerata il 21 aprile e a Loreto il 22 aprile, con la nostra forma di dialogo rispettoso, non intrufolandosi come per violentare lo spazio di qualcuno ma chiedendo la possibilità di avere uno spazio di testimonianza.

Nel capoluogo delle Marche, alcune centinaia di persone provenienti da tutta Italia hanno voluto rivendicare a modo loro il diritto all’aborto, diritto peraltro inesistente in senso giuridico in Italia ma largamente esercitato in pratica grazie a medici che si prestano a certificare fondamentalmente la più grossa falsità, che la gravidanza o la maternità costituisca una malattia da “curare” uccidendo il piccolo nel grembo della donna.

I volontari del CAV che da anni aiutano concretamente le mamme hanno sentito l’imperativo di coscienza a essere presenti semplicemente per ricordare a tutti e a tutte che il bambino non ancora nato è il più povero dei poveri e come tale va difeso e sempre accolto, perché non è un problema da eliminare, ma un figlio da amare.

Purtroppo non appena abbiamo iniziato a sistemare le nostre cose, proprio dinanzi allo striscione preparato per attenderci con la scritta “Voi ProVita etc.” i manifestanti di Non Una Di Meno hanno preso ad accerchiarci raccogliendo da terra barre di legno abbandonate lungo la banchina. Semplicemente avremmo voluto leggere il discorso al Premio Nobel per la pace di Madre Teresa di Calcutta, celeberrimo discorso in cui Madre Teresa ricordò al mondo intero che il più grande distruttore della pace è l’aborto volontario, perché è l’uccisione diretta di un bambino, perché se una madre può uccidere il suo stesso figlio allora nulla impedisce a te di uccidere me e a me di uccidere te. Ma non c’è stato il tempo neppure di srotolare lo striscione col logo dell’associazione, e solo il tempestivo intervento della polizia che ci ha scortato alle nostre autovetture ha permesso di evitare il peggio.

Eppure a Macerata 15 giorni prima noi avevamo pazientemente atteso per quasi un’ora e mezza che i manifestanti liberassero l’aula della Biblioteca statale dove doveva tenersi la conferenza sulla maternità, costoro lasciando peraltro la sala in condizioni poco decorose. Questo comportamento irrispettoso aveva mosso a sorpresa una studentessa, venuta con loro, a rimanere per dare a noi la sua solidarietà e soprattutto la sua testimonianza di sofferenza per aver abortito anni addietro. La testimonianza in diretta di Irene è ora facilmente reperibile in rete.

Purtroppo abbiamo sperimentato come chi pretende di poter “liberamente” uccidere i bambini nel grembo materno, usa poi la stessa violenza verso chi per questi bambini vuole invece la vita e non la morte. Care transfemministe, ma davvero credete che i vostri diritti siano tutelati solo se siete libere di uccidere i vostri piccoli? Non sentite la contraddizione di chiamarvi Non Una Di Meno dinanzi ai milioni di bambine e bambini in meno in Italia a causa dell’aborto volontario?

7 maggio 2023  

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