Una riflessione sul linguaggio attualmente in uso: insulta le donne se le vuoi divertire

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C’è stato un tempo in cui le parolacce (sei parole in particolare) non facevano nemmeno lontanamente parte del linguaggio femminile, adesso però non è più così. Secondo un ultimo studio, le donne usano le parole “C…o”  e “F..a” molto più degli uomini. Gli esperti sono dell’idea che l’uso spropositato di parole volgari da parte degli uomini nelle epoche passate abbia influenzato negativamente il linguaggio delle donne, nel tentativo disperato di queste ultime di arrivare alla tanto agognata parità dei sessi. Le statistiche del 1990, mostrano che gli uomini poco scolarizzati pronunciavano la parola “Culo” circa mille volte per ogni milione di parole dette, mentre le donne la usavano solo 167 volte. Questo risultato si è ribaltato nel corso degli anni. Questa cosa è vera? Beh, temo di sì e c’è da domandarsi: “Perché la donna oggi ama tanto le parolacce”? Perché se chiamata “Tr…” si mette a ridere?

Eccovi una situazione reale

Una persona amica mi ha fatto vedere e ascoltare l’esibizione di Checco Zalone, sere fa a Servigliano. Un filmato proibito, in quanto era stato fatto divieto di riprendere lo spettacolo ma, come ben si sa, “non farlo” significa “se lo fai sei bravo”. Mi hanno mostrato cosa è avvenuto in una arena con circa 6.000 persone paganti (incasso della serata, dicono, 300 mila euro). Ho ascoltato l’artista sciorinare sul palco parole scurrili a getto continuo. Per renderle più colorite le ha tradotte in spagnolo, portoghese, pugliese, calabrese e chissà in quante altre derivazioni e colorazioni.

Il filmato mostra un racconto cantato in cui  la donna era spesso chiamata zoccola e il sesso dell’uomo era il filo conduttore di molte scenette umoristiche. Nelle riprese si vedevano molto bene i volti divertiti delle esponenti del gentil sesso. Mentre gli uomini al sentite i bombardamenti fatti a suon di “C….” sorridevano appena, le femminucce invece si sbellicavano dal ridere e si spellavano le mani in applausi calorosi. Poi la cosa più stupefacente è che le più scatenate non erano le ventenni ma le ben più mature 50-60enni. Ne ho vista una piangere dalle risate! Francamente la cosa mi ha lasciato di stucco.

Come se non bastasse, una persona presente alla proiezione mi ha detto: “Vallo a raccontare ai preti come si fa ad attirare la popolazione.  Le chiese sono vuote perché i preti non sanno fare le omelie usando le parole giuste”. Mi ha dato fastidio questa domanda/risposta ma mi ha fatto pensare: “Ora a cosa arriveranno per aggiudicarsi i consensi della gente?” Un tempo il turpiloquio offendeva e feriva, oggi attira! Checco Zalone ha detto di aver preso 100 mila euro per un serata a Servigliano. Vero? Non vero? Non lo so. Dopo aver visionato il filmato, vista la mia faccia scocciata, per riportarmi in vita mi hanno spiegato che le parolacce sono presenti anche negli scritti di Machiavelli, Leopardi, e pure di Leonardo da Vinci. Non è da incolti sparlare: suvvia!

Trattandomi da povero rimbambito fuori dal tempo, mi hanno spiegato che molti milioni di italiane, le quali usano per abitudine questo linguaggio quotidianamente, di solito si giustificano dicendo che le espressioni volgari sono più comunicative, più incisive, esprimono meglio e con più immediatezza il proprio stato d’animo e il proprio pensiero. Secondo me questo non è affatto vero: l’uso costante e abitudinario di queste espressioni dimostra solo che chi parla non conosce bene l’italiano colto, non conosce i vocaboli del bel parlare; insomma che non è capace di esprimere i propri pensieri con un registro linguistico perlomeno decente.

Anzi, ritengo che le parole non volgari dell’italiano esprimano in maniera migliore ciò che vogliamo dire: nella nostra lingua esistono centinaia di parole e di espressioni per esprimere concetti in maniera più elegante, più fine, con più sfumature rispetto a “C…” e “F…”. Povere donne quelle che hanno riempito il loro parlare normale di sei vocaboli, tutti inerenti alla volgarità sessuale; parole che io chiamo scherzosamente “i big six” della lingua italiana. Ma vuoi mettere quanto cambia dire: “Stasera esco con un ragazzo/uomo  elegante e bello” piuttosto che dire “Stasera esco con uno veramente figo?” D’altronde è come molti uomini che usano il termine “F…” semplicemente come sinonimo di “ragazza” o “donna”, con un uso triste di una parte: l’unica che evidentemente interessa. E il cervello? No. Non va più di moda. Non interessa.

Alberto Maria Marziali

19 ottobre 2023

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