Ripercorriamo la storia di Loro Piceno il cui nome in tempi antichi era “Piceno”

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Per “comprendere” la storia preferisco consultare i testi antichi, ma si possono reperire notizie interessanti anche da autori relativamente più recenti; questa volta spolveriamo il tomo VI dellaTopografia Statistica Dello Stato Pontificio del Cav. Adone Palmieri – 1860”. Il volume illustra la situazione sociale ed economica della provincia di Macerata nel 1860, (agli albori dell’Unità d’Italia). Riportiamo il testo relativo al territorio di Loro Piceno, con modeste modifiche e con piccole correzioni per renderlo più comprensibile. Ci prefiggiamo l’obiettivo di ricordare i dati essenziali per capire la vita di un territorio in data non ancestrale e si spera di risvegliare la memoria delle antiche storie e delle leggende tramandate; ho sentito parlare anche del tempio di Marte.

“Loro Piceno è costruito sopra un ameno monticello, dal quale si gode un vasto e pittoresco paesaggio. Il suo nome deriva da Lorum, per essere stato il paese nella sua origine destinato a luogo di penitenza, di tormento (Ndr: si nutre qualche dubbio su questa definizione etimologica; ne tratteremo in seguito). Era una volta infatti torreggiato, e vi morì recluso un Valerio (Valerius Aruntius) ai tempi e per ordine d’Augusto.

Il circuito attuale di Loro, oggi illustre Terra per concessione di Sisto V, è di un miglio circa, quasi in piano, le sue primarie contrade si chiamano: Piazza Nuova, S. Maria, S. Lucia, l’Ospedale. V’è una bella Piazza, da una parte ornata di portici. Adorna Loro un Monastero di Monache, e quello dei Minori Osservanti, ove riposa il corpo di S. Liberato, nativo di Loro. I Minori Conventuali videro edificarsi il loro Convento nel 1434, vi uscirono distinti religiosi, fra quali: 1) P. Antonio da Loro, Vicario Generale dell’Ordine, 2) P. Giovanni, Inquisitore Generale della Marca. Le principali chiese di Loro si chiamano: S. Giorgio, S. Maria, Corpus Domini, S. Lucia, S. Francesco.

V’è un organo del Callido, ed un quadro d’autore. Loro, Comune nel Governo di S. Ginesio, Archidiocesi di Fermo, viene popolato da 3512 persone riunite in 676 famiglie in case 669. Gli abitanti entro il paese sono 801, quelli di campagna 2711 tutti rimangono sotto le 2 Parrocchie: S. Lucia con 1777 individui in 337 famiglie in 333 case; S. Maria con anime 1735, con 339 famiglie in 336 case, in quella chiesa si celebrano due Feste popolari: una per S. Giorgio, l’altra a Pentecoste per le sacre Spine che vi si venerano. Gli sponsali annui ascendono a circa 15, le nascite a 30, le morti a 13.

Il clima di Loro è temperato ed eguale; dei venti vi domi nano Ponente e Tramontana. Vi regnano malattie acute genuine, le reumatiche, le tifoidi, molte gastriche legittime, ostruzioni con versamento, alcune nevrosi. Vi sono 2 Medici coeguali, un Chirurgo, 2 Flebotomi, una Levatrice, una Spezieria (Ndr: farmacia) assai bene fornita.

Né mancavi un’acqua salsa, e tre acque solforose molto utili per i mali cutanei, giovando anche nell’interno ne’ mali del fegato, e del sistema ghiandolare, poiché contengono pure bromuro e ioduro di magnesio, solfato di potassa di soda, di calce, carbonato di magnesia, protossido di ferro, ed altri principii. Vi sono pur dei fonghi (Ndr: fanghi?) composti di solfo, sesquiossido di ferro, carbonato di calce, di magnesia, silice, allumina.

L’acqua potabile nell’interno è quella di pozzi, ma intorno al paese vi sono ben murate fonti. Non manca Loro di due Monti frumentari assai ricchi, e di uno Spedale che assiste non solo 12 infermi, ma dà farmaci e sussidi a tutti i malati della popolazione non possidente (Ndr: erboristeria? Dagli orti dei semplici conventuali).

Vi sono pure 2 Filande, 3 Mole, scuola per i giovanetti, Maestro di Musica, Maestra Pia Comunale. La Comune possiede poi una pregevolissima Libreria, edizioni quasi tutte del 500. L’Archivio assai interessante di antichità, venne incendiato. Il paese è assai ricco, e diverse sono le ricche famiglie, distinte per opulenza, e qualità cittadine, fra le quali ricorderò solo … le nobili case dei Conti Pallotta ed Azolino.

Oltre d’esservi in Loro 4 annue Fiere, tengonsi Mercati nei lunedì da novembre a tutto maggio. Il territorio della superficie di romane rubbia 1694 (Ndr: 18484,38 m² ), cretoso e di argillosa marna, per la sua fiorente coltivazione dona ogni genere di prodotti anche pei vicini paesi, ed il vino squisito e l’olio si trasportano pure in Roma. Mogliano è a 3 miglia da Loro. Il detto territorio poi è circondato a guisa di rota, da una parte dal fiume Fiastra che dista 2 miglia dal paese, e dalle altre parti dai 3 torrenti chiamati, Tremona (Ndr: Cremone), Sassero, ed Ete…

Osservazioni

1 – considerato il lungo elenco delle acque minerali e tenendo conto della sofisticata tecnica della captazione delle varie fonti di acque dolci (vedi la “fonte per tutti”, sicuramente di età romana), sarebbe interessante rintracciare le numerose sorgenti citate; per verificare quante siano ancora attive, oltre alla qualità  e alla quantità dei minerali prodotti;

2 – il Palmieri deve essere considerato attendibile e accerta la presenza di 3512 cittadini. Dal censimento di cui al “Motu proprio di papa Leone XII del 1837” risulta che Loro Piceno, con 2830 abitanti, faceva capo al governatorato di S. Ginesio la cui sede era Rocca Colonnalta. (Ndr: Dovrà trovarsi il motivo!);

3 – sono molti gli storici che attestano l’origine preromana di Loro Piceno, come si deve desumere dalla famosa stele, considerata da molti un documento fondamentale dell’antica civiltà picena;

4 – il Gesuita Grandi Silvio in “Sistema del Mondo Terraqueo (opera enciclopedica relativa a popoli, nazioni, regioni e alle città del mondo”, edita a Venezia nel 1716), nel capitolo “Il Piceno Terza Provincia Dello Stato Ecclesiastico”, scrive: “Fermo, Città già capitale della Comarca, situata dai Latini sopra di un Monte vicino il fiume Tenna o Tignia: oggi Università di Studio. Si mirano appresso S. Maria in Giorgio o Tignio (Montegiorgio), S. Martino, Penna, Amandola, Monte Fortino, Piceno già Città sul fiume Leto morto, Belmonte, Petricolo, Monte Rubiano sul fiume Asone (Ndr: Aso), Servigliano…”.

5 – Il Grandi, con “già città”, fa intendere che doveva essere un sito antico e di notevole importanza. Nel latino “Urbs” era usato per città importanti con un proprio confine: il sacro “pomerium”. Forse non è un caso che ben cinque steli picene siano state reperite vicinissime a Loro Piceno (Mogliano + Falerone + Servigliano + Belmonte Piceno). In foto sotto i siti dove sono state reperite le steli.

6 – il Grandi, si sente “interessato di soverchio nel trascrivere le Città, i Fiumi e le Provincie stesse con i nomi antichi, trascurandone i moderni”. Forse per questo motivo scrive Piceno già Città sul fiume Leto morto, inserendo “Piceno” tra i più importanti comuni del fermano, fa ritenere che con la denominazione “Piceno” faccia riferimento a Loro Piceno: il torrente Lete Morto segna il confine sud-est del suo territorio.

7 – Biondo da Forli “Roma Ristaurata et Italia Illustrata – Venetia 1518”, nel capitolo “La Marca D’Ancona, chiamata da gli Antichi Piceno, Regione V”; a pag.130 scrive: “cinque miglia longe da porto Fermano è la foce di un torrente, chiamato Leto Morto, dove si veggono gran vestigi d’edificij antichi, si dice, che qui fusse la citta di Piceno” e si rammarica: “avvegnache non sia autore alcuno che, per quanto io vegga, lo scriva..”;

8 – Ad onore del vero, si ricorda che sia il Grandi, sia il Biondi lasciano descrizioni confuse del Lete Morto e del Lete Vivo.

9 – Si concorda con il prof. Giovanni Rocchi, il quale sostiene che i due “Lete” individuano, da sempre, il territorio dell’Archidiocesi di Fermo.

10 – Per la corretta comprensione del Piceno preromano si ritiene utile la consultazione della “Istoria D’Ancona, dell’Abate Leoni – Ancona 1810”. In questo Volume troverete la riproduzione del manoscritto “Storia D’Ancona” di Tarquinio Pinaoro Anconitano (attivo nella prima metà del 1600); la sua Storia non fu mai pubblicata, per l’incuria dei posteri e anche per il fatto che l’opera era dedicata alla Santità di InnocenzoX (236º papa della Chiesa cattolica dal 1644 al 1655.). Morto il Papa l’opera rimase, dimenticata, nella biblioteca dei conti Ferretti.

 Si riportano alcuni brani dei due storici:

1 – “Che i Siculi abbiano la gloria d’aver fondata Ancona, non v’è chi ne dubiti. Troppo è chiara la testimonianza di Plinio lib, 3 c. 13”. “Numana a Siculis condita; ab iisdem colonia Ancona apposita promontorio Cumero in ipso…”;

2 – “Plico (Pico?) riconoscendola per tale, la sublimò, fra tante altre, con il Regio nome suo, chiamandola Picena: come si legge ne fragmenti di Marco Portio Catone, a cui si ha da credere in ciò, essendo stato, secondo Eutropio, Console nella Republica Romana, buon Istorico, e scritto l’origine della Città del Mondo, et altri ne dicono queste precise parole: Ancona prius Picena, vocabulo Hetrusco, simul et Aboriginum dicta. A cui conforme Mirsilio Lesbio nell’Origine d’Italia dicendo ancor lui. Ancona in lingua Tosca e degli Aborrigini Picena fu detta…”;

3 – Pag 30: “Greche colonie approdarono in Ancona; la cinsero di mura, le imposero il nome greco νκών e lasciato l’antico di Picena, fu quindi appellata Ancona.”

Si potrebbe proseguire. Per chi vuol sentire ce n’è abbastanza; chiedo scusa per aver disturbato i sordi. Non si può escludere che nell’antico Piceno siano esistite una o più città chiamate Piceno/a. Anzi! Ricordiamo l’Agro Picentino, nel Salernitano, con Picentia (85 ettari da scavare).

Nazzareno Graziosi

18 gennaio 2021

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