Un libro di luoghi, persone, intrighi e intrecci… “I Templari, le Marche e il Santo Graal”

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Il nuovo saggio di Emanuela Properzi, edito da Edizioni Nisroch srl per la sua collana Templare, è uno scritto che fonde insieme tre aspetti del sapere storico: la storiografia ufficiale, la conoscenza diretta dell’autrice di documenti inediti o sicuramente sconosciuti ai più, e interpretazioni personali.

Del Medioevo si ha molto materiale, ma frammentario e spesso occultato; materiale che si presta a falsificazioni, e più generalmente a ricostruzioni che non possono facilmente essere certificate come esatte. Ecco, la presente opera è la visione della professoressa Properzi riguardo suggestivi argomenti sempre in voga, i Templari e il Graal, di cui tutto il mondo ha scritto.

Ma a parte il folclore estivo ormai tradizionale in vari borghi, a parte approfondimenti sporadici su singole sedi templari cui molti studiosi si sono dedicati, non esisteva uno studio che prendesse in considerazione le Marche come luogo di presenza templare a dir poco consistente, anzi reale fulcro della storia dei Cavalieri, in particolare Fermo, le sue pertinenze e chiese a noi note come San Claudio al Chienti, l’Annunziata di Montecosaro, Santa Croce all’Ete.

Un libro complesso, da leggere con calma, dove ogni pagina è una estrema sintesi di luoghi, persone, intrighi e intrecci, che andrebbero spiegati e descritti più diffusamente ma non si può, perché si perderebbe il filo del discorso. La idea di “Francia” medievale della professoressa Properzi non collima esattamente con quella di coloro che sostengono la teoria della Francia Picena, ma ci sono molti punti d’incontro e senz’altro non manca in questo libro un punto fondamentale: l’audacia.

Audace la teoria sul cosa sia realmente il Graal: un manufatto legato alla Sindone. Audace la pubblica dichiarazione di dove sia stato nascosto il famoso Tesoro dei Templari, o almeno una sua consistente parte: non all’estero ma a Fermo, tesoro che fu in gran parte dissipato nel 1500 da un vescovo di Fermo, ex inquisitore, che divenne papa con il nome di Sisto V.

Tra gli oggetti preziosi custoditi ancora presso il museo diocesano di Fermo, il più prezioso è la casula di Thomas Becket, della quale Emanuela Properzi riscrive letteralmente la storia, identificandola con il Mandylion, un telo dove era custodita la Sacra Sindone. Una curiosità: in dialetto fermano tovaglia/telo si dice mandì. Nei nostri musei non ci sono semplicemente preziose reliquie, antichi oggetti: ci sono viaggi, persone, ricordi, usanze… c’è la nostra vera Storia.

Simonetta Borgiani

2 settembre 2021

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