Nel vuoto cosmico odierno cosa possiamo conoscere di Dio mediante la ragione?

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Che il mare dell’essere esista, e che sia id quo maius cogitari nequit (ciò di cui non posso pensare nulla di più grande) è un dato di fatto. Siamo emersi per essere energia come da una sorgente, pensabile come porto. E alla sorgente ritorneremo, quando la nostra libertà non esisterà più: come la goccia d’acqua che ritorna al suo mare.

Ponendo “Assoluto = Essere” è evidente che l’Assoluto esiste. Ma la nostra ragione, vuole poter affermare che Dio c’è. Kant scrive che la situazione della ragione di fronte alla esistenza di Dio è tale che non avverrà mai che un giorno essa possa raggiungere la conoscenza certa della sua esistenza, e nessun uomo sarà mai in grado di sostenere il contrario. Così si esprime Kant: “Anche se vi vedrete costretti a desistere dal linguaggio del sapere, vi sarà sufficiente il linguaggio di una salda Fede”.

La ragione è il pensiero concreto che origina dell’intelletto, il quale invece è il pensiero astratto! (Cartesio: Cogito ergo sum – Penso quindi sono). Ma non dobbiamo dimenticare la logica: logica della verità e logica della parvenza. Esse corrispondono: la prima, all’intelletto che produce concetti, mentre è la ragione che si occupa della seconda, cioè della parvenza. La nostra Ragione è qui, ora, senza escludere intelletto e logica, per tentare di avvicinarci a Dio scoprendo anche solo un piccolo “indizio” che ci avvicini a lui.

Lo scopo della ricerca: Dio e l’Anima – Sant’Agostino affermava che i tre aspetti dell’uomo si rivelano nelle tre facoltà dell’anima umana: la memoria, l’intelligenza e la volontà. “Io sono, io conosco, io voglio” e questa triplice forma della natura umana consente la possibilità di ritornare a Dio, quindi la struttura stessa dell’uomo interiore che comunica con la sua anima rende possibile raggiungere Dio.

Ma ora, vorrei fare un volo all’indietro di 2000 anni circa… Vediamo cosa pensava e filosofava sull’anima Aristotele. Secondo la filosofia aristotelica, l’anima è una sostanza che informa e vivifica un determinato corpo ed è definita come “l’atto (entelechia) primo di un corpo che ha la vita in potenza”. Aristotele distingue tre funzioni fondamentali dell’anima:

1 – la funzione vegetativa; 2 – la funzione sensitiva; 3 – la funzione intellettiva che è propria dell’uomo.

Con S. Agostino ritroviamo l’anima nella nostra interiorità e riconosciamo Dio come Verità Assoluta. Con Aristotele abbiamo una definizione grazie alla sua fisica sull’anima come funzione di vivere e pensare. Le tre definizioni di Aristotele volendo possiamo accostarle a quelle di S. Agostino (senza voler commettere profanazione tra sacro e profano, tra Dio e fisica).

  1. Agostino: Io sono; Aristotele: fusione vegetativa;
  2. Agostino: Io conosco; Aristotele: fusione sensitiva;
  3. Agostino: Io voglio; Aristotele: fusione intellettiva.

Ciò che è interessante, in questo breve percorso, è il constatare che da sempre l’uomo si è posto il pensiero e quindi la domanda di Dio e dell’Anima! Spiegazione che si può ottenere nel ripiegarsi su se stessi, riconoscersi spiritualmente, confessarsi, come sottolineano le opere agostiniane.

Spesso nelle mie stesure, ho l’abitudine di inserire citazioni dei nostri Avi, saggi filosofi, gnostici e comunque personaggi che ci hanno lasciato in eredità, grandi scoperte. Così oggi desidero chiudere riportando un frammento dell’elegia che Aristotele dedicò al suo maestro Eudemo. In queste righe viene esaltato il rapporto che c’è tra Virtù e felicità. Nutrirci alla fonte dei nostri saggi avi, non è una ostentazione, bensì un aiuto che ci sostiene e arriva dalle profonde nostre radici.

L’uomo che ai cattivi / non è lecito neppure lodare. / Che solo o primo tra i mortali dimostrò chiaramente, / con l’esempio della sua vita / e col rigore delle argomentazioni. / Che buono e felice a un tempo l’uomo diviene. / A Nessuno ora è concesso / di mai giungere a tanto.

Fulvia Foti

12 aprile 2023

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