Che parli gnèreco?

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Origine dei termini dialettali

 

 

corridoniaForse sono inutili curiosità ma è interessante scoprire l’origine di parole del nostro dialetto che non sono una semplice deformazione delle corrispondenti italiane, così come avviene per sedia-seja, libro-livru, tavolo-tavulu ma hanno una propria origine o hanno subito una profonda trasformazione, tale da diventare incomprensibili per chi non conosce il dialetto. Curiosa la parola “gnèroco” o “gnèreco” (parlare gnèroco-parlare con termini incomprensibili). Riflettendo mi sono convinto che può derivare dalla parola “chierico”. Infatti, i chierici parlavano latino sia quando volevano fare sfoggio della propria erudizione sia quando non volevano parlare chiaro alla gente comune (don Abbondio docet). E ne sono ancora convinto anche dopo avere visto che il Ginobili nel suo “Glossario dei dialetti di Macerata e Petriolo” fa derivare la parola dall’espressione “in gergo”. Alcuni altri esempi: Mirigghjia-ombra, deriverebbe dal latino meridies (non ho più i miei vecchi libri di latino, spero di non sbagliare) e una raccolta di poesie dialettali di Giuseppe Procaccini è intitolata “A la mirigghjia”; in val di Chiana, provincia di Arezzo, dicono “moriggia”. Virru-tacchino, sempre in val di Chiana e nei confinanti paesi della provincia di Perugia, lo chiamano “billo”. Tale parola nel nostro dialetto ha subito la solita trasformazione della “b” in “v” e della “l” in “r”; il termine potrebbe derivare dal latino “pullus”. Stutà-spegnere è identico nel dialetto napoletano e deriva dal latino “astutari”, che significa, appunto, spegnere. Senàta-confine viene dal latino “senatus” che significa confine (con la “s” minuscola, ovviamente, per non confonderlo con Senatus). Ello-là; deriva dal latino “illo loco”. Curioso è che tale espressione nella trasformazione dialettale si è sdoppiata: da noi è divenuta “ello” e nel fermano – ascolano  è divenuta “loco”. Cifuru: così mia madre, originaria di Petriolo, definiva me e i miei fratelli quando eravamo irrequieti. La parola deriva sicuramente da Lucifero (il diavolo per eccellenza, non la omonima stella), parola che si è sdoppiata in lu (articolo) cifuru; al plurale, infatti, diventa li cifiri. Gnuccà-battere la testa cadendo ritengo derivi da nuca; infatti mi risulta che nel Fermano – Ascolano si dice “nnuccà”, inoltre ricordo che, almeno quando ero ragazzino, si usava tale termine nel senso di battere la nuca (cadendo di schiena: “Purittu, s’è gnuccatu!).

Ubaldo Tantalocco

 

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