Cronache mesopotamiche: Save Our Souls

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Dario Franceschini, il capo fantasma del MiBACT (ministero dei beni culturali), assente o quasi dai luoghi del sisma anche perché prima impegnato nella campagna referendaria, adesso boh, proclama il 2 novembre che nascerà una soprintendenza unica che gestirà l’emergenza terremoto, e tutto sarà più veloce ed efficiente. Sarà. Sarà che nel frattempo è pure caduto il governo ma a qualche mese di distanza non sembra che sia capitato granché. Anzi, se Franceschini avesse lasciato le cose com’erano, evitando di accorpare beni paesaggistici, musei e beni archeologici, forse oggi la soprintendenza marchigiana vivrebbe con un po’ più di agio l’emergenza assoluta nella quale ancora si trova. Forse. Ma sulla riforma del MiBACT, andata in porto poche settimane prima del 24 agosto, non mi pare che si siano levate voci contrarie, a parte Tomaso Montanari, al cui intervento su “Micromega” rimando: http://www.libertaegiustizia.it/…/montanari-a-franceschini…/

 

Soprintendenti

In sintesi: i soprintendenti da tre diventano uno, gli organismi regionali ne risultano indeboliti, e sono dunque meno efficaci e capillari gli interventi sul territorio, ma vengono potenziati 30 musei/siti archeologici, destinati a raccogliere risorse (anche quelle della promozione turistica) a scapito di chi? Non è difficile indovinarlo.

 

La Fornarina

Intermezzo: se papa Sisto IV, nel 1484, non avesse posto fine alla guerra scoppiata nel 1258 fra gli abitanti di Fermo e quelli di San Ginesio, forse fermani e ginesini sarebbero ancora lì a darsele di santa ragione (e comunque 226 anni di guerra sono un bel record). Come si sa, d’inverno la guerra si fermava, nei tempi antichi: e i fermani devono aver pensato che attaccare in pieno inverno San Ginesio sarebbe stata una furba strategia. Fu così che la notte del 30 novembre del 1377 un esercito mercenario al soldo della città di Fermo si avvicina alla rocca di San Ginesio. Fa freddo, nevica. Buio e silenzio. Dormono tutti? No, di notte c’è anche chi lavora, oggi come allora. Una fornaia, intenta a preparare il pane, sente dei rumori. È un attimo, capisce e reagisce. Prende la pala colma di fuliggine e lapilli, e la butta in faccia ai cavalieri che faticosamente stavano salendo sul colle di San Giovanni. Sorpresa, dolore: i primi uomini (stavano marciando in fila indiana), accecati, cadono rovinosamente sui compagni che sopraggiungono, che a loro volta inciampano e fanno inciampare, gambe di qua, zampe di là, non si vede niente, la terra è gelata, qualcuno si ferisce, quell’altro urla che ci sono i diavoli… solo la mattina si capisce che i fermani si sono massacrati da soli. W la fornarina!

 

La pala di Sant’Andrea

E viva Sant’Andrea… la pala che ingenuamente racconta l’episodio (e ci sarebbe da ridire sul sessismo che confina la mitica fornarina in un angolino a sinistra) sta nel museo “Gentili”, o meglio ci stava fino al 17 novembre, quando è stata recuperata e portata in salvo. La pala di Sant’Andrea non è solo un quadro: ogni anno San Ginesio ricorda quella vecchia storia, e non lo fa solo con la solita mascherata in costumi medievali; il paese, intorno a quella tela e a quella vicenda, fa cultura, per richiamare turisti, certo, ma anche per ricordare chi è, e festeggiare chi, nel territorio, si è reso benemerito. San Ginesio ha (aveva: ora è spopolato) circa 3700 abitanti, e risorse certo non infinite. Un quadro che racconta una storia è il centro di quella piccola comunità. Ma noi (o meglio: chi ci rappresenta) abbiamo deciso che i grandi musei, quelli capaci di attirare migliaia di visitatori alle mostre monstre, quei musei che non importa poi tanto se insistono su quel territorio o sono modernissimi e portatori di una cultura globale, ecco, abbiamo deciso che QUEI musei faranno da asso pigliatutto degli spiccioli che solitamente i governi riservano alla cultura. SOS…

 

Spiccioli? Manco quelli…

Il ministro Dario Franceschini destina 132 milioni di euro per il restauro e valorizzazione di musei, zone archeologiche, biblioteche e poli museali. Saranno 35 gli interventi. Il ministro parla di “visione strategica che vede nella cultura il motore per la crescita del Paese”. Ecco, le Marche non fanno parte di questa visione, perché tra i progetti presentati (ve li risparmiamo per evitarvi il nervoso!) le Marche sono del tutto assenti! Alle Marche per archeologia e affini… ZERO euro.

31 dicembre 2017

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