Intervista a Giuseppe Dell’Orso, in arte e in bici “Peppe Cotto”

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Sul divanetto che Giuseppe Dell’Orso ha posto davanti la sua macelleria c’è un cartello che recita: “Sedersi è fermare il tempo”. E Giuseppe “Peppe Cotto” per un po’ ha fermato il tempo della sua vita normale e si è seduto, non sul divanetto, ma sul sellino della sua fida, nonché vissuta, bici da corsa. Con l’aiuto di qualche sponsor si è buttato in una impresa non da tutti: percorrere le tappe italiane del Giro d’Italia, dalla Sicilia alle Alpi. Noi de “La rucola” dalla redazione lo abbiamo seguito tutti i giorni, documentando per intero la sua avventura. Non potendo partire con i “girini” li ha anticipati avviandosi ogni volta di buon mattino. Il riposo a fine tappa nel camper che aveva al seguito, guidato da amici che si sono passati il testimone lungo il percorso. Ha corso quasi sempre in solitudine, a volte un campione del passato gli ha tirato qualche chilometro, altri come lui anticipavano il Giro ma solo per una tappa o poco più. Un gruppo di stranieri ben organizzato da un tour operator ha seguito in bici tutte le tappe ma non come Peppe Cotto che le ha percorse in tutti i chilometri previsti, salvo quando ne è stato impedito il proseguimento dalle Forze dell’Ordine in genere poste a uno o due chilometri dall’arrivo. È stata un’avventura!

Come ti è venuto in mente…?

“L’anno scorso partendo da Loro Piceno sono arrivato in bici fino a Parigi il giorno dell’arrivo del Tour de France, è stata una impresa che, però, mi ha fatto capire che avevo ancora energia nelle gambe e nella testa, anche se ne è passato del tempo da quando correvo come Dilettante”.

Per Parigi avevi un camper al seguito?

“No, ero da solo e mi sono appoggiato ogni giorno presso dei conoscenti sparsi lungo il percorso che mi hanno accolto da veri amici, forse perché con me portavo il messaggio del nostro territorio martoriato dal terremoto”.

Come ti sei preparato per affrontare tutto il Giro?

“Ho una macelleria da tirare avanti e saltuariamente mi sono concesso dei giri nel nostro territorio dove, essendo questo così vario, ho incontrato pianura, salite, anche impegnative e discese, il modo migliore senza affaticarsi”.

Hai mai pensato di non farcela?

“No, anche se qualche tappa è stata davvero dura. Il fatto è che dopo ogni giorno mi sentivo sempre più forte”.  

Qual è stata la tappa più dura?

“L’ultima, quella dove è finito davvero il Giro, Roma era solo una passeggiata che non ho fatto, ho preferito tornare a casa. Il Giro è terminato alla Susa-Cervinia, 214 chilometri durissimi, il traguardo non arrivava mai tanto che a un certo punto ho pensato: lo hanno spostato più avanti! Ho tirato con tutte le forze perché se mi fossi fermato non so se sarei riuscito a ripartire”.

Cosa ti ha colpito di più in positivo?

“L’accoglienza che dal sud al nord d’Italia è stata fatta al Giro e ai ciclisti: il rosa era ovunque, palloncini, grandi cartelloni, vetrine addobbate, persone vestite di rosa, insomma una grande festa per un grande sport”.

Cosa invece ti ha colpito in negativo?

“Ecco, le cose sono due e, sinceramente, mi spiace parlarne, ci sono rimasto male. Una riguarda il nostro territorio che, come accoglienza per il Giro, è rimasto… spento, niente, proprio il nulla. Un’altra è per come le Forze dell’Ordine si sono dovute, loro malgrado, comportare impedendo il transito a pochi chilometri dall’arrivo di ogni tappa. Comprendo le vetture… ma il singolo ciclista…”.

Questa è andata, l’anno prossimo che intenzioni hai?

“Mi piacerebbe ripetere l’esperienza non con il Giro ma con il Tour de France! Questa volta il mio hashtag è stato #peppecottoprimadelgiro e vorrei che nel 2019 diventasse #peppecottoprimadeltour!”

Allora ci proverai?

“Questa volta ci sono riuscito con l’aiuto degli sponsor. Il Tour sarà più costoso, io ci metto il coraggio, la grinta e la volontà ma i soldi…”. 

 

Noi de “La rucola” che ogni giorno abbiamo pubblicato sul sito foto e articoli dell’impresa, alla fine di ogni tappa gli abbiamo dedicato anche due quartine tra il serio e il faceto, un po’ alla Peppe Cotto, questa è l’ultima:

 

Peppe Cotto scatenato

sempre primo è arrivato

ora indossa il tricolore

mai ci fu più grande onore!

 

L’intervista infine c’è:

“Questo Giro che cos’è?”

“È la vita amico mio

sempre dura a parer mio!”

Fernando Pallocchini

12 agosto 2018

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