“Ci si conosceva da sempre”: così Goffredo Giachini ricorda l’amico Giancarlo Liuti

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È uno dei casi in cui si suol dire “Ci si conosceva da sempre”. Così è stato per me e Giancarlo Liuti. Fin dalle Scuole Medie, considerato dai compagni di studio quasi uno straniero, perché proveniente con la famiglia (il padre funzionario statale) dalla vicina Jesi. Poi, al Liceo Classico, sempre insieme, anche nella stessa sezione, amici per la pelle, fino al diploma conclusivo dopo aver frequentato la “famosa“ Terza B.

I pomeriggi musicali – Indimenticabili i pomeriggi musicali a casa Sbriccoli con Americo ed Enrico (Jimmy Fontana), Marcello Capodaglio, Tonino Giannotti. Immersi nell’ascolto dei vinili del jazz americano di importazione (Armstrong, Gerry Mulligan, Benny Goodman, ecc.). Con i fratelli Sbriccoli e Liuti (coautori) imbastimmo negli anni 50 una rivistina al Cine-teatro Excelsior (“Sei, siamo tutti semidei”) a emulazione del nuovo genere teatrale ideato dal trio milanese Valeri, Caprioli, Bonucci.

Le redazioni dei giornali – Quindi la comune frequentazione delle redazioni dei giornali locali come “La voce adriatica”, “Il giornale   dell’Emilia”, con le sedi ubicate nel tempo in piaggia della Torre, o in via don Minzoni. Amici comuni anche i suoi colleghi di lavoro: Elverio Maurizi, Ugo Bellesi, Fernando Scattolini, Stoccuto, Battistini… Chiudevano le giornate le lunghe peregrinazioni per i viali delle mura cittadine, durante le uggiose serate degli autunni maceratesi, quando, complici di innocenti “zingherate” si faceva al tirassegno con i lampioni di città o si scoperchiavano i tombini delle fognature. Si facevano le ore piccole accompagnandoci, poi, a vicenda, alle rispettive abitazioni.

“Il pistacoppo” – Cose che nei giorni seguenti venivano riferite con ironica precisione sulle pagine di quello che poi divenne “Il Resto del Carlino”, da un misterioso cronista che si firmava “Il pistacoppo” alias Giancarlo Liuti, in veste di testimone oculare e  insieme protagonista delle marachelle di questi pseudo “vitelloni” degli anni 50.

La goliardia – Nel contempo la vita universitaria sotto la guida di un corpo accademico di indubbio prestigio, di cui facevano parte i vari Rescigno, Galateria, Villani, Malacarne ecc. E, a margine, la spensieratezza e l’incoscienza delle “Feriae matricolarum”, con le “caciare” goliardiche,  i balli alla Casa dello Studente con in sottofondo  i ritmi dell’Hot Club, famoso quintetto locale, i finti processi alle matricole in piazza Mazzini, i Carri allegorici, gli incontri di calcio tra improbabili protagonisti: Carcerati contro Prostitute.

Giornalista e scrittore – Dopo la laurea ci eravamo un po’ persi di vista, pur vivendo nella stessa città, assorbiti dalle rispettive esigenze di vita e di lavoro. Leggevo dei suoi successi nel settore del giornalismo, il conseguimento di ambiti premi nella professione. In tempi più prossimi l’ho ritrovato quale responsabile della Redazione maceratese del Resto del Carlino, e poi, con lo scorrere degli anni, scrittore di romanzi, docente presso la locale Università. Artefice e ispiratore, credo, di Cronache Maceratesi, quotidiano in rete cui ha collaborato con i suoi scritti di costume e sapide rubriche fisse.

Vita mondana – Per quanto riguarda la mia persona, Liuti, con sincero affetto e partecipazione amicale, ha redatto la presentazione di alcuni miei lavori in prosa e poesia. In epoche più recenti, in compagnia della  consorte Giovanna, non si lasciava sfuggire al Lauro Rossi le rappresentazioni teatrali delle Compagnie di giro, ed era raro che saltasse qualcuno dei concerti di musica sinfonica organizzati dall’Associazione “Appassionata”. A volte ci si incontrava, quali adepti, in occasione degli eventi culturali organizzati dall’Accademia dei Catenati.

La stanchezza – Negli ultimi tempi ci sentivamo per telefono, ma mi accorgevo di avere spesso il sopravvento nella  conversazione; era stanco, diceva, e a una immancabile domanda sul suo stato di salute, rispondeva telegraficamente, con un pizzico dell’abituale vena ironica:  “Sto!” come a sette e mezzo, per non sballare.

Il cordoglio – Ora Giancarlo, profondo conoscitore della vita sociale e culturale della città, considerato uno degli ultimi testimoni di un’epoca che – come ebbe modo di scrivere – “affrontammo spavaldamente immaginando di essere al centro del mondo”ci ha lasciato. Il cordoglio sincero alla signora Giovanna. A te, Giancarlo, un fraterno abbraccio in barba alle vigenti disposizioni di questo malefico anno bisestile. E… arrivederci presto.

Goffredo Giachini

20 novembre 2020

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