Il futuro delle zone terremotate: turismo e investimenti mirati

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Dei ritardi, dei vecchi interventi come delle tante parole del “nuovo” che non cambia niente, ne abbiamo già parlato, e delle cose da fare, come la crescita della montagna e di nuova occupazione, dopo i terremoti dell’agosto e lo sconvolgente dell’ottobre (epicentro Castelsantangelo sul Nera) del 2016 che hanno cambiato il senso le nostre vite e travolto altre (non sapremo mai se è stata colpa del terremoto o delle sue regole burocratiche ferree) ne ho scritto a lungo.

 

La speranza di un territorio

Oggi affronto il tema (spero di esserne capace) della speranza di un territorio di poter rivivere e di poter ospitare di nuovo le tante persone che lo amano. L’estate è passata e le persone ci sono venute a trovare e non sapendo dove dormire, guardavano i luoghi della loro adolescenza, si mettevano una mano sugli occhi per non far vedere che piangevano e ripartivano. Il tempo delle forse giuste polemiche è finito, e ora dobbiamo ricreare, anche per loro (alcuni hanno cominciato con vero spirito di servizio verso il paese), i presupposti per migliorare, come non l’abbiamo mai fatto, l’accoglienza nel territorio.

 

Autunno e inverno

Stanno arrivando l’autunno e un lungo inverno perché la comunità (siamo rimasti in pochi, ma possiamo provare a essere uniti) si prepari alla rinascita primaverile e ai programmi non solo festivi per il futuro: le castagne, la neve che ammanta le nostre valli, l’estate… Ciascuno con le proprie idee (è monotono essere tutti uguali) proponga ciò che ritiene opportuno, con i relativi finanziamenti e le coperture di spesa, e assieme sollecitiamo ciò che  è in ritardo o manca nel territorio e miglioriamolo, per quanto potrà essere possibile tra macerie, distruzioni e cantieri. Tutto per renderlo più accogliente possibile.

 

Cosa serve

Occorre trovare una soluzione per le seconde case per la prossima estate, perché queste sono una delle risorse economiche più importanti per il turismo delle nostre zone. Servono investimenti per una nuova occupazione che controbatta l’aggravato spopolamento della montagna. La nostra economia si era sostenuta (ed è sostenuta sempre meno) dalle attività silvo-pastorali e di allevamento, anche se in modo singolo e non associato: oggi il turismo, i servizi, investimenti mirati potrebbero essere una speranza vera per un territorio che vuole rinascere, contribuendo alla crescita graduale di una comunità che ha bisogno di aiuto da tutti gli organismi rappresentativi.

 

La natura ci aiuta

Ci sono tanti ambiti nei quali la natura ci aiuta: scoprire le nostre valli attraverso il plein air (speriamo che per la prossima primavera siano aperti il Campig e l’Albergo), la mountain bike, il caravanning; mettere in luce tutta la cultura in generale, la nostra arte e le tradizioni storico-alimentari (cominciare da adesso a preparare il torneo delle Guaite); sollecitare l’apertura della stazione sciistica di Monte Prata (dalle poche notizie che abbiamo – qui non arrivano ancora i giornali! a parte La rucola – sembra che non aprirà nel 2018).

 

Il turismo slow

Sarebbe opportuno elencare gli sprechi avvenuti in questo territorio, a partire dal Parco dei Monti Sibillini, che, tra l’altro, non è mai intervenuto se non genericamente sul terremoto. Il turismo è quindi una formidabile fonte di reddito per l’intera “comunità”: allora, senza pianti o rimpianti, accettiamo la sfida. È importante realizzare una rete ciclabile per far conoscere le Marche, attrarre nel nostro territorio, nei Sibillini, nei paesi terremotati (il turismo cambia strutturalmente ed economicamente) il turista slow, e una percentuale di quei 60 milioni di bikers che scorrazzano in tutta Europa, creare, finalmente, quel rapporto mare-montagna che abbiamo sempre sognato. Ci sono 100 milioni di investimento pubblico-privato della Regione Marche, di cui 34 per creare corsie privilegiate per la montagna e percorsi religiosi: per alcuni questo progetto non sarà credibile (i soldi per il cicloturismo saranno spesi, le strade asfaltate… perché non tentare di far arrivare anche questo tipo di turista?) ma porta lavoro diretto e indiretto ed è parte dello sviluppo incentivato e della lotta allo spopolamento: preoccupiamoci dell’accoglienza, e facciamo conoscere anche con filmati la storia, l’arte, le tradizioni di un paese che vuole tornare a vivere, che vuole continuare a vivere.

Giulio Lattanzi

11 novembre 2018

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