Il “Fo da me” di un artista poco conosciuto: Giorgio Secondo Paletti

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Recentemente ho avuto occasione di prendere visione di un opuscolo di poche pagine, stampato in città in occasione  della VII Mostra interprovinciale del sindacato fascista delle arti organizzata  in collaborazione  con la Brigata Amici dell’arte dal 2 al 16 aprile 1939. Una trentina sono stati gli espositori con 118 opere presentate fra dipinti a olio, acquerelli e sculture. Nell’elenco dei partecipanti alla mostra figurano nomi che continueranno ancora a operare nel campo dell’arte, passata la bufera della guerra, sin quasi ai nostri giorni. Ricordo, fra gli altri, Virgì Bonifazi, Mainini, Luchetti, Monti, Peruzzi, Politi. Anche altri artisti sono presenti nella mostra con opere scrupolosamente elencate, ma delle quali oggi non è possibile sapere dove sono conservate e se sono giunte sino a noi; di loro, peraltro, più che delle opere, qualcosa è rimasto nel tempo, grazie anche e soprattutto ai medaglioni che il noto critico d’arte – l’avvocato Goffredo Binni –  ha compilato per la preziosa e voluminosa pubblicazione in tre volumi dei fratelli Torresi: “Macerata sul palcoscenico”, volume primo, nel capitolo intitolato: “Un sessantennio di vita artistica maceratese”, dove si parla di Giannone, De Angelis, Montanari, Bomprezzi, Chesimò (Mario Monachesi). Tutti nomi, oggi in parte sconosciuti ai più, ma che a suo tempo presero parte attivamente alla vita artistica della città, che non dimentichiamolo mai era il centro più vivace del futurismo marchigiano, con protagonisti del livello di Pannaggi, Tano, Monachesi, Peschi, apprezzati da Marinetti, la cui presenza era frequente in città. Qualche artista presente nella mostra del ’39 è però sfuggito allo studio dell’avvocato Binni, come nel caso di Giorgio Secondo Paletti. Il cognome mi ha inevitabilmente richiamato un altro artista attuale, Gianni, che è risultato essere il figlio di Giorgio Secondo. E con l’aiuto del famigliare ho potuto ricostruire in parte la storia di un artista maceratese, casettaro doc, diplomato alla Regia Scuola professionale di tirocinio, che, da autodidatta, nel corso della sua breve vita (1908-1955) operò intensamente, realizzando negli anni ’30 e ’40 opere che non potevano non risentire del clima guerriero e politico del momento. Negli anni successivi alla guerra vi sono invece opere di soggetto figurativo molto gradevoli.  Sono, fra l’altro, vedute di Belforte sul Chienti, olii che dimostrano una grande abilità tecnica unita a una poetica visione del paesaggio. Dotato di una manualità sorprendente in campi diversi, che la scuola frequentata poté forse solo perfezionare, realizzò opere in legno (fra l’altro un bel mosaico con il volto di Pio XI ) e oggetti in celluloide, un materiale, molto simile alla nostra plastica, in voga negli  anni anteguerra. Il figlio Gianni lo ricorda come una persona  attiva, dal carattere esuberante ed estroverso, come si rileva dal numeroso materiale conservato dalla famiglia; in proposito ho visto la carta personale intestata, stile 900,  con una grande scritta “Fo da me creazioni artistiche in celluloide” che la dice lunga sul mittente che si presentava in tal modo al destinatario della lettera. Alcune opere sono state donate a suo tempo al Comune di Macerata e sono oggi conservate nei ricchi depositi della Pinacoteca. Regolarmente catalogate, sono però visibili solo su Internet. Nel corso delle periodiche mostre a rotazione del materiale depositato una presenza di Giorgio Secondo Paletti tra gli espositori sarebbe sicuramente la riscoperta di un artista genuino, troppo a lungo dimenticato.

Siriano Evangelisti

11 aprile 2019

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