Il libro – “Il mio verso libero”, le parole, catene di libertà

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Sfogliando le pagine della nuova fatica letteraria di Maurizio Angeletti ci viene in mente un termine dialettale (le parole sono necessarie per rendere comprensibile il pensiero, per lo meno fino a quando il genere umano non riuscirà a comunicare telepaticamente, anche se in qualche modo accade anche oggi quando… “basta uno sguardo” per capirsi): fricandò. Che non è un termine negativo, non solo perché il dialetto essendo una parlata delle origini ha una sua nobiltà ma anche perché esprime una piacevolezza per il palato: un miscuglio di sapori di verdure di stagione difficilmente replicabile in altri periodi dell’anno. Questa parola antica, ormai in disuso, spiega il contenuto di “Il mio verso libero”: un insieme di storia, filosofia, versi, pensieri, concetti, ricordi e sensazioni che, tutti insieme, donano al lettore la piacevolezza di potersi regalare un momento di comparazione con l’altro e con se stesso, per riflettere sulla società che ci circonda, su questo mondo dove, oggi, il concetto di libertà è confuso, bistrattato, tirato in ballo da tutti per il proprio comodo. Cosa è “libertà”? Spiritualmente è un concetto assoluto. Calato nella materia diviene un concetto relativo che soggiace al grado di consapevolezza del singolo individuo. Non andiamo oltre, non ci basterebbero le pagine. È solo per comprendere come, da poche righe vergate da Maurizio Angeletti si possano sviluppare pensieri complessi.

 

Il libro si sviluppa con un prologo (quasi un capitolo di oltre 30 pagine) e tre parti interne chiuse da un epilogo. Gli argomenti sono i più vari tutti legati da un filo conduttore di origine culturale, a volte di sapore scolastico, a volte magniloquenti sia che si legga di filosofia o di storia. Tra l’una e l’altra entra senza forzature un pensiero buddista e il testo di una canzone scritto da Mogol per l’indimenticato Lucio Battisti dove “l’aquila, anche se legata, mai potrà essere un aquilone, di cartone”. Anche questo un concetto individuale di libertà. Tanti argomenti tenuti insieme dalla lingua del dolce stil nuovo, punteggiata da espressioni in greco antico, in francese, in latino. Oltre l’Angeletti pensatore (e provocatore) c’è l’Angeletti poeta con i suoi versi e le  note a pié di pagina, spesso con a corollario post scriptum personali o citazioni di personaggi noti. Insomma è un libro a tutto campo che potrebbe sembrare paradossale quando propone scritti complessi ma, poi, chiude con un haiku, espressione minima di poesia: l’essenziale / solo l’essenziale… / in pochi versi.

Fernando Pallocchini

4 settembre 2019

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