Giallo ai Giardini Diaz: lo strano caso delle tortorelle morte

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Se tra le sei e le sette del mattino vi capita di passare per i Giardini Diaz, troverete alcuni concittadini, volonterosi e diligenti, che accompagnano i loro cani a espletare i… bisognini quotidiani nelle aree loro riservate. Con l’occasione di creano amicizie, si scambiano confidenze, s’intessono rapporti grazie alla complicità degli amici a quattro zampe. Una di queste persone, amica di famiglia, giorni fa mi raccontava un episodio che vale la pena di riferire, quale ulteriore dimostrazione di cosa comportino certi conflitti di pur minime competenze.

 

La Tortorella morta

Dunque: un martedì di agosto la signora, che chiameremo Elide, con i suoi due bastardini si reca di buon’ora nella zona verde del parco cittadino e, mentre i cani sono intenti ad annusare intorno, viene avvicinata da un amico ex cacciatore. Questi tiene in mano – con insolita delicatezza – un tenero mucchietto di piume color tortora. È una Tortorella. Morta. “L’ho trovata vicino al laghetto, annusata da Lilly – dice l’amico – come l’ho presa in mano ha chinato la testolina… dal becco usciva un filo di bava… la butto nel raccoglitore dell’immondizia? Che ne pensa signora?” Elide sul momento non sa rispondere.

 

 

Alla ricerca del cadavere

Rientrata a casa, ancora turbata dal recente accaduto, prende il cellulare e chiama una associazione cinofila della città presumendo, come le accennava l’amico, che nel parco ci siano in giro veleni, magari fuoriusciti dai contenitori per insetti e ratti. Temendo per i cani suoi e altrui. Il responsabile dell’associazione, resosi conto della situazione, assicura che avvertirà subito il servizio veterinario dell’Asl. Entro pochi minuti Elide viene contattata da una operatrice dell’Asl che – dice – se accompagnata si recherà ai Giardini per recuperare l’uccello da poter poi esaminare. Vanno e non trovano nulla, il bidone nel frattempo è stato scaricato. La operatrice, comunque, prega gentilmente Elide nel caso trovasse altri volatili morti di chiamare il 118, facendosi passare il Servizio Veterinario.

 

L’Ufficio Ambiente del Comune

La signora, sollecitata dalla Elide, dice di non poter interessare direttamente il Cosmari, che al mattino raccoglie i rifiuti, perché non è di sua competenza. Il giorno seguente Elide informa tutti quelli che incontra e l’ex cacciatore, sugli sviluppi della faccenda: l’operatrice Asl, molto cortese ed efficiente, le rende noto di aver parlato con il suo dirigente, il quale a sua volta ha interpellato l’Ufficio Ambiente del Comune, senza peraltro ricevere direttive in proposito.

 

Altri volatili morti: trovati e buttati!

Assente per qualche tempo, Elide, supportata nel suo operare dal responsabile dell’associazione cinofila, torna al parco cittadino con i suoi cani e viene aggiornata dall’ex cacciatore sul fatto che sono stati trovati morti altri volatili; l’impiegata dell’Asl, debitamente informata, è intervenuta con sollecitudine, ma ha dovuto purtroppo buttar via i volatili perché il suo capo – non avendo ricevuto istruzioni – non sapeva che… pesci pigliare!

 

Piccione morto, arriva… l’accalappiacani

Il mattino dopo, verso le sette, la Elide trova un piccione stecchito a terra, lo infila in un sacchetto di plastica e, assistita dall’ex cacciatore, chiama il 118. Gli operatori sono gentili ma perplessi, si consultano, propongono un collegamento alternativo che Elide rifiuta fiutando l’innesco di una storia labirintica senza uscita. Alla fine lasciandola interdetta, le passano… l’accalappiacani! Decisione singolare ma in realtà felice. Infatti il poveretto, un po’ assonnato data l’ora, ha il buon senso di segnalarle che il Servizio Veterinario apre alle 7:30 e che provvederà lui stesso ad avvisare chi di dovere.

 

“Reperto” consegnato

Difatti Elide, recatasi sul posto, trova una persona dell’ufficio già informata, che prende in consegna il piccione morto… ma – dice – prima di avere una diagnosi passeranno non meno di due settimane. Depressione: veleno o malattia epidemica per allora saranno tutti morti! Poi Elide viene a sapere che in altre zone della città ci sono uccelli morti delle stesse specie e che del fatto è stato informato l’Ufficio Ambiente del Comune, senza che nessuna iniziativa sia stata presa: altrimenti Asl e Cosmari sarebbero già intervenuti.

 

Il responso delle analisi

Nessuna meraviglia, la nostra è una burocrazia a compartimenti stagni. Passano tre settimane ed Elide chiama il Servizio Veterinario. Responso delle analisi: pare sia una parassitosi, malattia non pericolosa per l’uomo. Episodi simili si erano verificati in passato (2011) in altre province italiane (Brindisi, Arezzo) e anche a Macerata si assistette in quell’anno a una morìa di tortorelle, con interessamento della stampa locale. Pure a Faenza negli anni 2011 e 2013 si ebbero inspiegabili morìe di tortore dal collare, con conseguenti polemiche con la locale Amministrazione comunale. I risultati delle analisi parlarono di “pseudopeste aviaria” detta anche “morbo di Newcastle”. Non vorremmo polemizzare più di tanto in questa sede, ma cogliamo l’occasione per ribadire che la cittadinanza spera sempre in una maggiore collaborazione e comunicazione tra gli organi preposti al bene comune, che comprende la salvaguardia di animali e di ambiente. Grazie alla caparbietà e al senso civico di persone come Elide si conoscono storie che potranno apparire di poco conto ma che tali non sono.

GG

14 gennaio 2020

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