Politica, giornalismo e, passata la pandemia, le riflessioni

Print Friendly, PDF & Email

Ecco, stiamo arrivando al momento critico in cui (in altre regioni è già accaduto) le strutture sanitarie non hanno reparti in grado di accogliere le persone infettate. Questo è il frutto delle scelte politiche nazionali succubi delle imposizioni europee: chiudere gli ospedali cosiddetti minori (praticamente, nel tempo, tutti) per realizzare gli Ospedali Unici, grosse strutture specializzate ma sottodimensionate per quelle che sono le esigenze della popolazione.

Il trucco è nei numeri – Il “trucchetto” inventato è semplice e si basa sui numeri. Affinché un Ospedale sia economicamente efficiente deve rispondere a determinati numeri: degenze, interventi operatori, radiografie etc. insomma se la struttura è sottoutilizzata va chiusa. I numeri sono calcolati in modo che questi ospedali non riescano a raggiungerli e il gioco è fatto.

Privati e accordi col Pubblico – Poi, guarda il caso, arriva il privato che rileva la struttura e la fa funzionare sottoscrivendo pure un accordo affinché, quando la Sanità regionale non riesce a soddisfare gli utenti, i pazienti vengono dirottati verso la Sanità privata. Nelle Marche sono già stati chiusi tredici ospedali che svolgevano egregiamente il loro compito e altri stanno per seguire la stessa sorte.

Le funzioni di politica e giornalismo – Ok, continuare o bloccare questo stato di cose tocca alla politica. Noi possiamo informare, magari anche criticare e possiamo anche esprimere un concetto: il comparto sanitario non è una bottega che vende le verdure, per cui se questo negozio non fa utili va chiuso. La Sanità pubblica non deve fare utile economico ma, pagata da tutti noi, deve offrire un servizio perché la salute è un bene sia del singolo ma anche collettivo: un bene primario come l’acqua, il cibo e il lavoro.

Dopo la pandemia le riflessioni – La pandemia in corso, una volta che sarà superata (con, purtroppo, migliaia di morti ed encomiabili medici, infermieri e operatori socio sanitari che rischiano e muoiono in prima linea) dovrà far riflettere. Non è possibile che per far fronte a una epidemia si debbano requisire strutture militari o predisporre accampamenti con le tende, perché avendo chiuso gli ospedali non si sa dove ricoverare i malati. La Sanità pubblica deve tornare a essere diffusa sul territorio, specialmente nelle località dell’entroterra dove le persone, per arrivare all’ospedale unico, si troverebbero in difficoltà, e non se lo meritano, come quella signora che, con le doglie, dalla montagna anziché andare all’ospedale di Camerino (requisito per i malati di Covid19) si è dovuta dirigere a Macerata, partorendo in auto a Sforzacosta.

Fernando Pallocchini

11 aprile 2020

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti