Il territorio dei Piceni era più vasto di quanto si crede, comprendeva anche Rimini

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Nei lontani tempi del Liceo classico mi affascinava Cicerone per la sua vasta cultura e per la semplicità e la chiarezza del linguaggio; non sono riuscito a dimenticare: “Ignorare tutto quello che accadde prima che tu nascessi, equivale ad essere sempre fanciullo”. Da molti anni, per non farmi redarguire da Cicerone, mi sono immerso nei libri (preferibilmente antichi) che trattano dei popoli Piceni, in età preromana. Non ero convinto sulla ristrettezza dei confini del Piceno, dove la “vulgata ufficiale” colloca un popolo guerriero, ricco, e dedito al commercio. Avevo proposto un articolo alla redazione della rivista “La rucola” (che ha pubblicato decine di miei articoli su argomenti simili). La redazione si è detta favorevole e mi ha comunicato che su “Chiamacittà.it” era uscita la notizia del rinvenimento, a Rimini, di una tomba di un principe piceno con la sua biga (e dovrebbero essercene altre di tombe). Nel comune di Belmonte Piceno (FM) sono stati trovati ben 16 carri a due ruote; di cui 6 nella sola “Tomba del Duce”. Non riesco a capacitarmi di come facciano gli “storici” a far credere che i Piceni erano poveri pastori vaganti; in quei tempi le bighe e i carri erano più rari e di pari valore delle attuali fuoriserie. Il rinvenimento di Rimini certamente è la prova tangibile di quanto fossero più ampi i territori Piceni, corroborata dai libri che avevo consultato. Di alcuni di essi riporto, fedelmente e sinteticamente, il testo:

1 – Le Deche di Tito Livio (Padova, 59 a.C. / 17 d.C.) delle Istorie Romane, Tradotte da M. Jacopo Nardi,Tomo IV., 1799.

…“furono creati Consoli P. Sempronio ed Appio Claudio (486 di R.), secondo alcuni, ma secondo altri Q. Gulone, e Fabio Pittore (485 di R.), I quali udita la ribellione, che avevano nuovamente fatta gli Anconitani fecero la scelta dei soldati, ed uscirono con l’esercito nel Piceno, non si sapendo perché cagione essi Anconitani avessero presa nuova nimicizia col popolo Romano… essendo Consoli M. Lepido, e G. Flaminio si pubblicò una legge al popolo: che quella regione della Gallia, la quale si chiamava Piceno (ora é detta Marca di Ancona) onde n’erano stati cacciati i Senoni, si partisse ne’ soldati Romani.… gli Anconitani furono vinti , e fatto con essi loro amicizia e confederazione. In questo tempo Arimino ne’ confini della Gallia Togata fu fatto Colonia. Furono anco mandati Coloni a Benevento nel Sannio, detto già Maleventum…

2 – Cronologia Universale. Vincenzo Maria Coronelli 1707 – Da questo volume del Coronelli, (Tavola sinottica, Seconda Parte) apprendiamo:

“1392 a. C. inizia il regno dei Laurentini. con Pico il Giovine; finisce nel 1229 a. C. con Latino Prisco, dopo 183 anni”.

“1236 Pico figlio di Saturno regna nel Lazio per 37 anni”. 

“1231 i Siculi passano d’Italia nell’isola Trinacria.

“1229 Fauno figlio di Pico I re degli Aborigeni…”.

Tabella Quarta età del mondo.

272  Guerra dichiarata a Romani da Picentini…

269 I Picentini sono rotti; Colonie mandate a Rimini e a Benevento.” (tab. pag 22- Sesta Età del Mondo).

Questo grandissimo uomo di cultura con “Picentini” individua gli abitanti del Piceno, mentre altri con quel nome vorrebbero fossero intesi solo quelli dell’agro picentino (in Campania); e che dire delle “colonie” a Rimini, sul fiume Rubicone?! Confine inviolabile: “alea jacta est” (il dado è tratto disse Cesare).

3 – Piceno Annonario ossia Gallia Senonia… A. Brandimarte 1825.

Pag. 9: “I Romani dunque, a quali il nome de’ Galli era divenuto così odioso, perché li fecero tanto sospirare, chiamarono col nome di Piceno quel tratto posseduto da Galli; e così la Gallia mutò nome, ed assunse quello di Piceno. Difatti T. Livio parlando della Colonia, che i Romani condussero a Rimini disse: Picentibus victis, pax data. Coloniae deductae Ariminum in Piceno, Beneventum in Samnio. Polibio ci notifica, che nell’anno 522 di Roma: M. Lepido Cons. C. Flaminius legem ad populum tulit, ut ea regio Galliae, quam Picenum vocant, unde Senones fuerunt expulsi, militibus Romanis divideretur. Eutropio parlando di Asdrubale asserisce, che Asdrubale apud Senam Piceni Civitatem… Orosio dice: et Sena Piceni Civitas quasi vicus… Frontino colloca Sentino, Attidio, Tufico, Ostra, Alba fra le Città Picene”.…

pag 12:“Nella Notizia delle dignità dell’Impero illustrata dal Panciroli si legge:“nominato con distinzione il Piceno annonario, e suburbicario, come due diverse provincie, che componevano le XVII regioni, in cui era ripartita l’Italia… Procopio chiama Alba Città Picena.…  e annoverando il sito, che occupavano i popoli Italiani dice, che ai Sanniti succedevano i Piceni, il territorio de’ quali giungeva sino a RavennaCominciando il Piceno dunque da Pescara, e giungendo sino a Ravenna Città antica, popolata, e celebre, sembrava, che questa fosse la capitale di esso… Distrutto il dominio de’ Goti in Italia, e costituita Ravenna per Città capitale dell’Esarcato, il Piceno Annonario mutò nome nuovamente, e la parte marittima di esso fu chiamata Pentapoli, e la parte montana fu chiamata Provincia de Castelli, e fu diviso in due Provincie. L’anonimo Ravennate enumerando le regioni dell’Italia dice, che la sesta era Annonaria Pentapolensis, … pars Piceni annonarii.  Il P. Berretti, contro il Fontanini, supplisce le parole aggiungendo, quae ab antiqui… dicta est Picenum, e crede, che il contado Fermano sia la Provincia de Castelli”.

4 – Discrittione di tutta l’Italia, di L. Alberti Bolognese. Venezia  1596.

Pag. 289: “Fu poi partita questa Gallia Cisalpina dagli antichi in due parti, cioè in Cispadana e Traspadana, o vogliamo dire di qua dal Pò e di là… Fu eziandio parte di questo paese di Romagna, addimandato Gallia Togata dagli antichi secondo Catone, Sempronio, Plinio e Tolomeo, il quale vi mette termine da un lato Piacenza e il fiume Rubicone dall’altro, e poi quindi a Ravenna lungo il lito del mare Adriatico i Galli Boij, stringendovi dentro tutte le bocche del Pò, con le quali entra nel Mare. Ma Plinio, Catone, e Sempronio descrivono la Gallia Togata da Ancona a Rimini, et anche più oltre inſino al Rubicone. Si dee avvertire, che Livio sempre adimanda Gallia tutto quel paese, ch’è oltre il Rubicone, e quando gli pare, nomina gli habitatori di esso, come gl’Insuebri, Boi,e altri popoli…

Pag 290 Per qual cagione fosse ella addimandata Gallia “Togata” brevemente lo dimostrerò. Essendo i Galli Senoni, e parimente i Boij, novamente passati nell’Italia, di quivi havendone scacciati i Toscani e habitandovi, cominciarono a poco a poco pigliare i civili costumi dei Romani, non solamente del modo di vivere, ma altresì del conversare, e vestire: e vedendo quegli esser togati, anche eglino pigliarono le toghe, cosa che non fecero gl’Insubri, & Cenomani, et altri Galli. Et pertanto furono poi addimandati Galli Togati, e questo paese Gallia Togata, che trascorre da Ancona a Rimini secondo Catone, et Sempronio, ma secondo Tolomeo, dal Rubicone, a Piacenza, il quale io voglio seguitare, perché pare a me, che meglio si accordi con Livio, che non nomina Gallia, eccetto che passato il Rubicone, cominciando dal detto fiume insino all’Alpi. Hora ho a dimostrare la cagione, per la quale fosse al fine nominato questo paese Romagna. Si dee sapere qualmente nell’Anno 557 dalla Salute nostra, fu fatto un Maestrato nominato Esarco, da Giustino Imperatore, (che significa supremo Maestrato) e fu mandato nell’Italia con tanta autorità, che altresì havea parte nella elettione del Papa. Durò tal Maestrato (come dice Biondo nell’undecimo libro dell’historie,) 175 Anni insino ad Astolfo Re dei Longobardi, che prese Ravenna.

5 – Delle antichità italiche – parte prima – Gianrinaldo Carli – Milano 1793.

Pag 71 “… i Triumviri1 convenuti a dividersi tutto l’imperio de Romani …Stabilirono che Lepido fosse Console in luogo di Decimo Bruto, e che come tale avesse in custodia Roma, e l’Italia. Da questa condizione s’impara, che sino a quest’ora la Gallia Cisalpina non era considerata Italia e che questa aveva tuttavia per suoi confini i fiumi Magra verso i Liguri, e il Rubicone verso la Gallia Togata; onde da Plinio fu chiamato il primo: Liguria finis, e il secondo (il Rubicone), quondam finis ltaliae. Gli Scrittori tutti, e particolarmente Livio, e Polibio chiamano col nome Italia anche la Gallia Cisalpina; ma siccome negli atti pubblici era questa, considerata Gallia, e non Italia; così si deve conchiudere essere per lo più arbitrarie le denominazioni generali, che dagli Scrittori vengono date ai paesi ed ai popoli, che per origine essendo diversi, si sono poi per ragione politica uniti in un solo governo.

Nota 1: evidente il riferimento al secondo triumvirato (Ottaviano Augusto, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido): dal 43 a.C.  al 33 a.C., organizzazione ufficiale con “l’imperium maius”.

Nota dell’autore – Si omettono considerazioni personali facilmente desumibili dai testi riportati. Sarebbe interessante contestualizzare con maggiore correttezza le date, i nomi dei popoli e dei territori. È un peso troppo gravoso per le spalle di una sola persona.

Per approfondimenti consultare anche:

Rimini Avanti Il Principio Dell’ Era Volgare, Luigi Tonin,1848

Compendio Della Storia Civile Ecclesiastica e Letteraria della Città d’ Imola 1810.

Ragionamento di Antonio Vesi intorno ai Veri Confini Di Romagna, Faenza 1841.

Cenni Storici Sulla Lomellina Dalle Sue Origini Sino Al Secolo X, Carlo Calvi 1874.

Storia dello Stato Pontificio Considerata nelle Sue Città Municipi, Ercolano Gaddi Hercolani, 1859.

Nazzareno Graziosi

20 settembre 2020

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