Il genio italiano sempre un passo avanti: chi inventò il manico della tazzina di caffé?

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In un negozio, dovendomi far attendere qualche minuto, con gentilezza mi hanno offerto un frettoloso caffè. Messa una cialda nella macchinetta, hanno messo il caffè dentro un bicchierino di cartone. Nessun profumo, ho percepito solo il fruscio della macchinetta tecnologica. 

Ricordi… – Ahhhh! Mi sono tornati in mente i tempi in cui il caffè si faceva con la caffettiera napoletana. Che profumo. Che dolce attesa fin quando non arrivava un vassoio con le tazzine in maiolica contenenti la fragrante bevanda. Un rito che, con la fretta, si è completamente perso. Mi è tornato avanti il mondo antico della tazzina fumante di tanti anni fa. Ho rivisto il mito della “tazzetta de caffè”.

Come bevevano il caffè… – Per il vero, nei primi anni dello scorso secolo, in certe case povere le tazzette proprio non c’erano e per bere si usava un po’ di tutto. Non ultimi i boccali di lamiera smaltata bianca e blu. Nelle case dei ricchi, invece, troneggiavano in bella vista i servizi da caffè, in maiolica semitrasparente.

Una invenzione non molto antica – Molto apprezzata era la collezione prodotta da Richard Ginori. Una invenzione non molto antica. Contrariamente a quanto si possa pensare la tazza, come la vediamo oggi, fu una intuizione di fine 1800. Una invenzione tutta italiana, nata dal genio di un pittore.

Tazze senza manico – Qualche studioso ipotizza che la parola tazza possa aver avuto origine dall’arabo “tassah”, un bicchiere nel quale erano servite le bevande: la sua diffusione in Europa risale all’epoca delle Crociate ma, come stiamo per vedere, la realtà è ben altra. Secondo le fonti storiche, già tra la fine del Quattrocento e il Cinquecento, i servizi di stoviglie in maiolica comprendevano le tazze, cioè dei recipienti bassi, con la bocca più larga del fondo, che potevano o meno avere un coperchio. Non erano dotate di manico.

Arriva il piattino… usato diversamente – Intorno al Settecento, si pensò di corredare queste tazze di un piattino, che non solo serviva da appoggio, ma era utilizzato anche per raffreddare il caffè prima di berlo: la bevanda veniva versata e bevuta proprio dal piattino. Un’abitudine strana? Eh si! Eppure durante il Settecento era assolutamente normale! Suggere il caffè dal piattino divenne però, ben presto, contrario alle buone maniere, tanto da essere considerato una cafonata.

Il creamware – Nel frattempo, la lavorazione della ceramica faceva passi da gigante e, intorno alla metà del Settecento, il britannico Josiah Wedgwood fondò la sua manifattura, perfezionando il creamware, una versione inglese della maiolica. Proprio grazie a questo materiale resistente e facile sia da lavorare che da decorare, Wedgwood “inventò” anche il contenitore per bere il caffè.

Finalmente il manico! Grazie a Luigi Tazzini – Una svolta definitiva, però, la diede un italiano e, poiché si chiamava “Tazzini”, quel contenitore per sorseggiare il caffè si chiamò tazzina. Il geniale inventore che mise il manico al bicchierino in ceramica era  un italiano, il pittore dell’Accademia di Brera Luigi Tazzini. In seguito, dal 1896 al 1923, fu arruolato della Società di Ceramica toscana Richard Ginori come direttore artistico. Il pittore amava molto la nascente corrente dell’Art Nouveau e orientò la produzione in questo senso; a lui si deve il design moderno della tazzina da caffè e la definitiva aggiunta del manico. Non si limitò a disegnare la tazzina da caffè ma ne fece alcuni modelli per il latte, per il tè e anche per il vino. Fu un crescendo d’orchestra. Una vera sinfonia.

E oggi? – Dopo tanta storia e tanta gloria, tuttavia, oggi ti servono il caffè dentro il cartone o la plastica usa e getta e, per molti, la “Tazzina fumante” non ha più spazio. Condannata dal pressapochismo e dalla fretta.

Alberto Maria Marziali

31 luglio 2021

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