Viaggi alla scoperta del pianeta Terra: Overland, l’incredibile avventura – IV puntata

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America meridionale I parte – Gli impegni di lavoro mi impediscono di essere presente alla partenza della nuova avventura di Overland, che si ripromette di percorrere tutto il continente americano.

La partenza avviene dalla sede Iveco di Philadelphia il 4 luglio, giorno della celebrazione dell’indipendenza americana. Salterò così tutto il percorso negli Stati Uniti e potrò raggiungere la carovana successivamente.

Città del Messico – Arrivo a Città del Messico. La prima impressione di questa città la si ha dall’aereo, è sterminata, nonostante la velocità dell’aereo occorrono diversi minuti per sorvolarla tutta prima di arrivare all’aeroporto. Sotto di me si alternano grattacieli e campi di casupole, di baracche. Ritrovo gli altri ad attendermi, andiamo in albergo per la cena ma il fuso orario mi gioca un brutto tiro, mi addormento e gli altri mi lasciano solo nella sala ormai deserta. Al mattino si parte, consueta raccomandazione, attenti ai borseggiatori, niente orologi al braccio fuori dal finestrino, nulla al collo. Raccomandazione invero utile in tutte le grandi città del Sud America. Si attraversano i siti della civiltà azteca inseriti tra i monumenti della civiltà spagnola. La cattedrale di San Cristobal de la Casas rifulge in tutto il suo splendore.

Guatemala – La frontiera con il Guatemala dimostra uno dei problemi atavici di questi paesi che ci accompagneranno per tutto il Centro America, burocrazia ed approssimazione. La dogana guatemalteca è una baracca in lamiera con un tavolo sgangherato a disposizione dei vari funzionari. Città del Guatemala da dimenticare ma Antigua è un vero splendore, con gli edifici spagnoli conservati in modo impeccabile. Siamo nel centro della civiltà Maya, Tikal e Copan colpiscono con le loro piramidi e i resti degli edifici sacri. Poi Honduras, El Salvador con il monumento che ricorda lo sbarco di Cristoforo Colombo, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, l’unico paese al mondo senza esercito, e Panama. In tutti questi paesi siamo ospiti delle ambasciate d’Italia, gli ambasciatori estremamente disponibili, forse anche perché il loro impegno è piuttosto limitato. Non basterebbe un solo ambasciatore per tutta l’Unione Europea? Alla burocrazia delle frontiere si aggiunge il problema della valuta. Vanno bene i dollari, ma occorre anche valuta locale, molti temono dollari falsi, e a tutte le frontiere nugoli di cambiavalute propongono il loro cambio, dare quello che è avanzato, aggiungere dollari e ritirare la nuova valuta necessaria.

Panama – Tra Costa Rica e Panama un solo ponte per treno e auto, e disinfezione dei camion all’entrata. Panama è probabilmente una delle località più conosciute al mondo, per via del Canale che collega l’Atlantico al Pacifico e per essere la capitale della marina mercantile mondiale. Grazie a una fiscalità molto favorevole la gran parte delle navi mercantili è registrata e immatricolata qui a Panama. Traffico, denaro, grattacieli ma anche una diffusa povertà e traffici illeciti, come in parte delle città del Sud America. E qui l’unico episodio di violenza subito da noi di Overland. All’uscita da un negozio Michel e Pino sono aggrediti da alcuni individui per sottrarre loro il denaro che avevano probabilmente visto mentre erano nel negozio. Qualche escoriazione e qualche contusione curate poi in albergo da Gustavo il nostro medico.

Strada Panamericana interrotta – Da Panama la strada, la famosa Panamericana che va dalla Terra del Fuoco all’Alaska, s’interrompe. Più per evitare traffici illeciti che per le invero obbiettive difficoltà del terreno: non c’è percorso stradale per la Colombia. Però sulla carta una strada che porta verso Sud per un po’ è segnata. Decidiamo di tentare, abbiamo fatto la Siberia d’inverno, cosa sarà mai? Ma ad un certo punto un cordone di soldati panamensi ci sbarra la strada per fortuna davanti ad un ristorante. Un buon pasto consolatore e torniamo indietro.

Colombia – Occorre traghettare da Colon, sulla sponda atlantica del Canale, fino a Cartagena. Questa città è una vera sorpresa: ordinata, pulitissima, con edifici splendidamente conservati, mantiene intatto tutto il suo aspetto coloniale. Dopo Cartagena, Medellin, la città dei signori del cartello della droga. Altra sorpresa rispetto a quello che ci aspettavamo: tutto in ordine, una città di persone normali che vanno in ufficio in una moderna metropolitana. Edifici moderni, scuole, asili. Un benessere generalizzato costruito con i proventi della droga e distribuito per avere consenso. A La Dorada il museo dedicato a Escobar il signore della droga. Lì conservato come un reliquia l’aereo con il quale Escobar ha portato negli USA il primo carico di droga.

Il lago senza… oro – Poi la Laguna de Guatavita, un classico esempio della stupidità umana. Qui un piccolo laghetto di origine vulcanica. Gli spagnoli accettano una diceria popolare secondo la quale i locali gettavano nel lago oggetti d’oro come omaggio alle divinità. Scavano una parete del lago per prosciugarlo e recuperare l’oro, del quale però nessuna traccia. Il viaggio verso il Venezuela è una serie ininterrotta di posti di blocco. In un giorno sette, in un altro addirittura tredici. In Colombia siamo ospiti del locale concessionario Iveco e in Venezuela della Pirelli che lì ha uno stabilimento di produzione di pneumatici. A Bogotà un qualcosa da non perdere assolutamente, il Museo dell’Oro delle civiltà precolombiane. A Caracas, che non faccio in tempo a vedere, mi da il cambio Bruno, e torno in Italia. 

America meridionale II parte – Sono in Italia, nel mio ufficio di Bolzano, ma il mio pensiero è con i miei amici in Sud America. Li seguo quotidianamente per poter intervenire con Iveco in caso di necessità. Dopo i festeggiamenti ricevuti a Caracas, Ambasciata d’Italia, in Iveco, in Pirelli, Overland riprende il viaggio verso Sud, verso la punta estrema del continente americano.

Brasile – La carovana dovrà affrontare la parte forse più impegnativa, la foresta amazzonica e le alte quote delle Ande lungo la Cordillera che, con vari nomi, si sviluppa lungo tutta la dorsale pacifica. A Sant’Elena si entra in Brasile e s’imbocca la pista tracciata nella foresta amazzonica fino a Manaus, il grande porto alla confluenza tra il Rio Negro e il Rio Solimoes che danno vita al Rio delle Amazzoni. Da dove partono i battelli delle crociere sui grandi fiumi. Da Manaus la pista verso Sud è interrotta in vari punti, si imbarcano i camion su una chiatta e si risale il Rio Madeira fino a Porto Velho. Una splendida natura selvaggia tutto intorno ma l’umidità e gli insetti non danno tregua.

Le Ande – Si riprende la pista e dopo aver contornato un tratto di Bolivia si entra in Perù a Iberia. Inizia la ripida salita verso le Ande su strade strette e tortuose per la prima tappa a Cuzco, con gli splendidi edifici del periodo spagnolo. Poi il lago Titicaca, le sue isole galleggianti, per entrare in Bolivia e raggiungere la capitale La Paz. Sempre verso Sud una veloce corsa sulla sterminata distesa di sale del Salar di Uyuni, che ricorda il bianco della Siberia e la Laguna Colorada con i suoi fenicotteri rosa. Qui purtroppo un guasto ferma la mensa che deve essere presa a rimorchio. Sempre in quota, si entra in Cile a Calama da dove inizia la discesa, altrettanto ripida come la salita, fino al livello del mare ad Antofagasta. Finalmente Santiago, la capitale del Cile con cena in ambasciata.

Argentina – Qui la mensa viene lasciata in attesa di ricambi dall’Italia. Sulla Panamericana fino a Puerto Montt poi traghetto per Chaiten per entrare in Argentina dopo Puerto Aisen e passare ai piedi del Cerro Torre e del Fitz Roy e ammirare sulle sponde del lago Argentino i seracchi che dal ghiacciaio Perito Moreno sprofondano nel lago. A El Calafate, nota stazione turistica e base per le ascensioni sulle Ande, mi aspettano i miei amici.ui la mensa viene lasciata in attesa di ricambi dall?iatlua.Qu

America meridionale III parte – L’Esercito ha deciso di fare a meno di me e di mandarmi in pensione. Così raggruppo tutte le ferie che ancora mi restano e parto per raggiungere la carovana di Overland che è ora in Argentina, diretta alla punta estrema del continente americano. Torino, Francoforte, Buenos Aires aeroporto internazionale. Poi in taxi all’aeroporto per i voli nazionali e arrivo a Rio Gallegos. Non conosco l’America meridionale e i suoi grandi fiumi, dal finestrino dell’aereo osservo il Rio Gallegos, è enorme, al centro del fiume una isola estesa quanto tutta l’aerea dell’aeroporto comprese le piste. In autobus raggiungo la carovana a El Calafate. Da El Calafate a Puerto Natales entriamo in Cile.

Cile – Un record alla frontiera: solo 45 minuti per passare! Abbiamo solo due camion, Beppe è tornato indietro con l’officina per soccorrere Cesare impantanato con la mensa ancora in Argentina. Da Puerto Natales a Punta Arenas insieme con un gruppo di giornalisti ospiti Iveco. Da un lato la pampa dall’altro la Cordigliera delle Ande dalla quale emergono, in una splendida giornata di sole, il Cerro Torre e il Fiz Roy, sogno di generazioni di alpinisti. Traghettiamo il Canale di Magellano e siamo a Rio Grande nella Terra del Fuoco. Poi finalmente Ushuaia, la fine del mondo, la città più meridionale del pianeta, costruita in gran parte da aziende italiane. Non possiamo però raggiungere l’isola di Capo Horn, territorio cileno. Argentina e Cile sono in lite per i confini in questa remota parte del mondo e lo testimoniano i campi minati presso i reticolati della frontiera. È facile capire il perché guardando una carta.

Terra del Fuoco – Quando la Terra del Fuoco, così chiamata dai primi esploratori perché i nativi si spostavano portando con loro del fuoco sempre acceso, era una zona pressoché deserta, inospitale, non interessava nessuno, fu tracciata una linea retta, qui Cile qua Argentina. Oggi con le risorse da sfruttare e il turismo quella linea retta non va più bene a nessuno. Interessante il cartello accanto al quale fotografiamo i nostri camion: “Baia La Pataia. Aqui finaliza la Ruta Nac. N° 3 Buenos Aires 3.063 km. Alaska 17.848 km”. Da Ushuaia inizia la risalita verso il Brasile e San Paolo, la nostra meta finale.

I pinguini – Ancora passaggi di frontiera tra Argentina e Cile, poi inizia la sconfinata pampa argentina, punteggiata da antenne per i collegamenti telefonici, è impensabile stendere dei cavi, e da mandrie di bestiame. Nel frattempo ci ha raggiunto anche la mensa dopo un fortunoso recupero e la carovana è al completo. A Comodoro Riva Davia la Pirelli ci sostituisce le gomme, in parte rovinate dai lunghi sterrati. A Punta Tombo, sulla spiaggia siamo accolti da una colonia di pinguini magellano, esemplari più piccoli di quelli antartici e che ritroveremo sulle coste del Sud Africa. Ai lati della strada, molti cartelli con la scritta: “Las Malvinas son argentinas”, ricordano la recente guerra con la Gran Bretagna.

In Argentina ovunque festeggiamenti –  – A Buenos Aires, sfilata per le vie della città con scorta della polizia e ricevimento all’Ambasciata d’Italia. Dopo Buenos Aires entriamo nella zona ove maggiore è la presenza di immigrati italiani. Rosario, Sastre, Carlos Pellegrini, El Trebol, Maria Juana, Crispi, Castellar, Santa Fe’, Concordia. Ovunque grandi feste da parte di chi non ha mai dimenticato l’Italia. Circoli locali piemontesi, sardi e altri ovunque.  Entriamo in Paraguay e sostiamo ad ammirare le splendide cascate di Foz do Iguaçu alla frontiera con il Brasile.

Fiat a Belo Horizonte

Brasilia – Poi ancora verso Nord per raggiungere Brasilia. Ospiti dell’Ambasciatore e giro d’onore per la città. L’ambasciata d’Italia, un edificio nuovo come tutta la città, costruita su un laghetto su progetto di Nervi è veramente splendida. La città è razionale, moderna ma soffre di una popolazione cinque volte superiore a quella prevista dal progetto costruttivo. Doveva avere seicentomila abitanti, ne ha tre milioni. Una sosta a Belo Horizonte nello stabilimento Fiat uno dei più grandi e moderni, poi con un gruppo di giornalisti italiani via verso Rio e la sua splendida Copacabana. Però ogni tanto la vista delle favelas ricorda le contraddizioni di questo paese. Infine siamo a San Paolo, meta di Overland 2. Lascio il camion a Franco arrivato dall’Italia. Mentre parto per l’Italia, sull’aereo in decollo penso ai quattro camion che sfilano per le vie di San Paolo. Mi sembra di vederli e mi commuovo.

Gianni Carnevale

5 settembre 2021

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