L’inchiesta: “Il fattaccio della sparizione dell’INRCA di Appignano” – 1^ parte

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Parafrasando il titolo di un film del 1984 si potrebbe dire che ad Appignano è in atto “La storia infinita”, che purtroppo in questo caso non è un racconto di fantasia ma la triste, tristissima realtà, di come una certa politica non si prenda cura dei cittadini, proprio di quelli più fragili e bisognosi di assistenza: le persone anziane, sole e, spesso, non autosufficienti.

Appignano – la vecchia sede INRCA

La storia in sintesi – Era l’anno 1956 e muore Giuseppe Falconi che lascia tutto al fratello Giacinto il quale, nel 1958, fa testamento e destina i beni a Enti morali e assistenziali. Muore nel 1959 e le proprietà anziché essere suddivise in più Enti, in quanto la gestione sarebbe stata difficoltosa, sono destinate a un unico Ente. Sono 150 ettari uso agricolo, 88 milioni di lire in contanti e alcuni stabili, il tutto per un valore complessivo di 193 milioni di lire: per l’epoca un capitale notevolissimo!

La vendita – Tutto ha inizio nel lontano 2002, quando la “Fondazione Istituzioni Assistenziali Giuseppe e Giacinto Falconi”, cede i suoi beni (complesso immobiliare sito in via IV Novembre di Appignano) all’Istituto di Riposo e Cura per Anziani (I.N.R.C.A.) in cambio della realizzazione in 5 anni di una Casa di Riposo. A garanzia ci sarebbe dovuta essere una polizza fideiussoria la quale, in mancanza del rispetto dell’accordo, avrebbe dovuto prevedere un risarcimento di circa 900mila euro.

Il terreno incolto – Passano gli anni e sul terreno delimitato da una recinzione arancione da cantiere edile sorge una gru di buon auspicio ma… invece di una nuova struttura crescono solamente le erbacce, che verdeggiano in primavera, si seccano in estate, muoiono e ricrescono l’anno successivo, con la gru ferma a osservare l’avvicendarsi delle stagioni. Poi anche la gru viene smontata e la natura prende il sopravvento.

Tutto è sparito – La vecchia casa di riposo è stata demolita, quella nuova non è stata realizzata. A oggi quanti anni sono passati? Sono trascorsi ben 19 anni. Gli accordi non sono stati rispettati, della polizza fideiussoria non c’è alcuna traccia. Davvero una brutta, bruttissima storia.

Entra in scena Luca Buldorini – Qualcuno intanto si è mosso. Luca Buldorini, un appignanese da poco sceso in politica con la Lega, è entrato in Consiglio comunale con il gruppo “Su la testa”. Luca ha alzato la testa non in senso virtuale, si è guardato intorno e non ha potuto fare a meno di vedere la macroscopica situazione della Casa di Riposo, promessa e mai realizzata, passata dopo i proclami quasi nel dimenticatoio, nascosta nel silenzio voluto dalla politica locale. Sono così arrivate le prime constatazioni, le prime contestazioni e le critiche conseguenti, tese alla ricerca della verità e delle responsabilità.

INIZIA L’INCHIESTA

Si riunisce il CdA dell’Ente – “La storia infinita” cominciò il giorno 18 marzo 2002 ad Appignano, nella sede della Fondazione Falconi dove è riunito il Consiglio di Amministrazione; su sei componenti ne sono presenti solamente quattro e sono i signori Maurizio Raffaelli (nella doppia veste di Presidente dell’Ente e di Sindaco di Appignano), Raoul Massacesi, Luigi Santalucia e Catraro Giovanni (assenti Giambattista Milesi Ferretti e Franco Capponi) con la presenza del segretario Giuseppe Fabbroni. Si discute del preliminare di vendita dell’immobile di via IV Novembre in Appignano, redatto dopo l’accordo con l’INRCA raggiunto con la mediazione dell’assessore regionale Augusto Melappioni.

La contestazione – C’è una subito una contestazione da parte di Raoul Massacesi che, testualmente, afferma: “… ci troviamo di fronte a preliminari che appaiono un po’ troppo generici, mentre un preliminare dovrebbe essere un po’ più specifico e dettagliato e dare più garanzie: in conclusione il preliminare di vendita andrebbe rivisto con più attenzione, non essendo in possesso di una documentazione sicura ed esauriente relativa all’alienazione dell’immobile succitato non mi sento di pronunciarmi in senso positivo o negativo, poiché non ho ancora una chiara e sufficiente visione del problema”. Per tale motivo il Massaccesi chiede di spostare di qualche giorno la riunione per avere una visione più particolareggiata per “evitare errori nei quali non dobbiamo incorrere, perché sono poi difficili da giustificare”.

Richiesta respinta – A questo punto il Presidente Raffaelli  mette ai voti la richiesta di rinvio sottolineando, tra le varie cose:  “…il mantenimento e il possibile sviluppo occupazionale … con ricadute positive sul nostro territorio … la possibilità per gli anziani del nostro territorio di avere a disposizione per almeno 99 anni una casa di riposo di 28 posti, nuova, moderna e conforme agli standard normativi, senza oneri d’investimento e di successiva manutenzione straordinaria a carico dell’Ente Falconi e del Comune… la garanzia che siamo riusciti a ottenere per cui, qualora l’INRCA non rispetti il termine di cinque anni, è che sarà comunque versato a questo Ente il prezzo di 898.118,55 euro”. La votazione vede respingere la richiesta di Massacesi con 1 voto favorevole (il suo) e tre contrari (Raffaelli, Catraro e Santalucia).

Commenta Luca Buldorini“I 99 anni valgono per la struttura ma non per la gestione che a tutt’oggi rimane un punto interrogativo”.

Preliminare approvato – Si passa a votare la vendita del complesso immobiliare adibito a Casa di cura e riposo, con annessa corte di mq 17.995 in base al preliminare presentato:  la cessione è approvata con tre voti favorevoli (Raffaelli, Cararo e Santalucia) e l’astensione del solo Massacesi.

Commenta Luca Buldorini

“Colpiscono la superficialità e soprattutto la velocità, nonché la prepotenza amministrativa  che  si  evidenzia  nello zittire Massacesi, difensore unico degli interessi della collettività appignanese”.

Il Comune approva – Il 19 aprile del 2002 la pratica passa in Comune (atto n° 56) ed è sottoposta alla Giunta comunale che vede la presenza del Sindaco Maurizio Raffaelli, di Osvaldo Messi, di Mario Gasparrini, di Gilberto Palpacelli, di Francesca Giuliani e di Romana Battaglia (Laura Crucianelli assente). Perché in Comune? Perché ai sensi dell’art. 45, lettera A della Legge Regionale n° 43 del 5.11.98 l’Amministrazione è chiamata a esprimere il parere di competenza sulle operazioni delle Istituzioni vigenti e operanti in Appignano. La votazione è favorevole alla vendita e passa con 5 sì e un astenuto (il Sindaco).

Il preliminare dal 1° notaio – Il preliminare viene così reso ufficiale davanti al notaio Dott. Simonetta Sabatini, in Ancona, e all’articolo 9 si legge:Parte promittente acquirente si impegna a costituire una polizza fidejussoria o una fideiussione bancaria pari al prezzo di acquisto dell’immobile per garantire la realizzazione della Casa di riposo entro il termine di cinque anni dalla consegna dei lavori…”. 

Qui, come si può leggere, è presente il termine dei 5 anni garantito dalla fideiussione, ufficializzato dal notaio in base al preliminare votato dal Consiglio della Fondazione Falconi, presentato e concordato tra le parti.

Il  contratto dal 2° notaio – Tutto sembra a posto e si passa finalmente a firmare il contratto davanti al notaio Stefano Sabatini in Ancona il giorno 7 novembre 2005; sono presenti per l’Ente Falconi il Presidente Luca Cerquetella ed Elda Melaragno in qualità di Commissario straordinario dell’INRCA. Nell’Art. 3 si legge: “… l’Ente acquirente stesso s’impegna a realizzare e mantenere, fino a concorrenza con l’importo suddetto, a sue cure e spese, nel complesso immobiliare oggetto della presente vendita. … Le opere verranno realizzate a cura e spese dell’Ente acquirente … nei tempi tecnici necessari … l’INRCA si impegna a rilasciare a favore dell’Ente venditore la polizza fidejussoria dell’importo pari al prezzo di vendita sopra indicato, a sue cure e spese, per l’intera durata dei lavori stessi”.

La sparizione – Come si può leggere è sparito il “termine dei cinque anni” ed è apparsoper l’intera durata dei lavori”, che non è quanto deliberato dal Consiglio della Fondazione Falconi e che era presente nel documento ufficiale consegnato al notaio Simonetta Sabatini: un fatto gravissimo! Possibile che nessuno abbia controllato questa modifica essenziale non prevista dall’accordo? Possibile che a quel tempo nessuno se ne accorse? E chi se ne accorse perché non parlò?

Il Comune, Sindaco Messi, approva – Passano gli anni e arriviamo al 2015. Il 16 luglio del 2015 arriva in Comune la richiesta di Gianni Genga, in qualità di legale rappresentante dell’INRCA, d’inizio lavori per la realizzazione di un nuovo edificio da destinare a residenza sanitaria per anziani; viste tutte le documentazioni presentate il Comune rilascia il permesso di costruire, specificando che “… i lavori dovranno essere iniziati entro un anno dal rilascio del presente permesso di costruire e ultimati entro tre anni dal loro inizio. Decorsi tali termini il permesso decade di diritto per la parte non eseguita”. Sulla carta tutto appare regolare ma sul campo crescono solo le erbacce, non si vede alcuna fondazione della struttura ormai “fantasma”.

Commenta Luca Buldorini – “Il Sindaco Messi, che già era consapevole dei problemi tanto da farne il cavallo di battaglia  in campagna  elettorale contro Raffaelli, perché è stato in silenzio davanti alla richiesta di Genga?”

L’attacco sulla stampa – Il 31 ottobre del 2020 Luca Buldorini rompe gl’indugi ed esce sulla stampa con il seguente articolo: “Ieri le passerelle, oggi la doccia gelata. Che fine ha fatto la nuova sede Inrca? Oggi dove avremmo dovuto trovare l’opera conclusa abbiamo avuto il dispiacere di trovare il nulla: è stata persino rimossa la gru di cantiere e apprendiamo che la società Montagna Costruzioni di Pesaro ha depositato i libri in tribunale. Il tutto nell’assordante silenzio dell’amministrazione comunale e di quel che resta del Partito Democratico. Per quanto ancora vogliono prendersi gioco degli appignanesi? Questi non lo meritano e, soprattutto, non possono perdere l’opportunità di vedere ricostruito il presidio ospedaliero. Due mesi fa il direttore dell’Inrca dott. Gianni Genga aveva rassicurato la cittadinanza addirittura in consiglio comunale (presente su invito del Sindaco) sulla prosecuzione dei lavori dopo un primo impasse. Genga aveva giustificato i ritardi con il lockdown e aveva garantito che, entro i primi giorni di luglio, sarebbe arrivata, con l’autorizzazione antisismica del Genio Civile e ‘salvo sorprese’, la ripartenza del cantiere. La sorpresa invece c’è stata e pure grossa: da tutto a nulla. L’ex sindaco Messi, protagonista principale dell’operazione, in quel consiglio si sperticò in lodi per il direttore dell’Inrca volendo che tutti i cittadini sapessero che ‘non per piaggeria, il dottor Genga è stata la persona che si è impegnata e ha portato a questo risultato’. Un risultato clamoroso, non c’è che dire, di cui giunta regionale Ceriscioli e giunte comunali Messi-Calamita, dopo aver promesso la consegna dell’opera per ottobre 2020, hanno tutta la responsabilità. Ci interessa il bene di Appignano e l’Inrca ne è un elemento importante. Il comune instauri da subito un tavolo tecnico con la Regione Marche che, finalmente, oggi è guidata da persone serie e competenti che hanno come obiettivo quello di rispondere alle istanze dei terri-tori in realtà e non dispensare promesse a puro scopo elettorale – conclude Buldorini – La Lega Appignano è pronta a rispondere al mandato ricevuto dai cittadini nell’ultima tornata elettorale mettendoci la faccia in prima persona e lavorando al fianco della giunta a garanzia dei cittadini. Senza un doveroso cambio di rotta, attiveremo una raccolta firme per chiedere le dimissioni di chi ha strumentalizzato senza scrupoli la buona fede e le legittime aspettative degli appignanesi pur di tenersi la poltrona”.

Commenta Luca Buldorini – Puntualizzo che la dichiarazione di Genga è tutta una contraddizione in base alle date. Infatti il progetto esecutivo  era  già pronto nel 2016 e lui dichiara (estrapolo da un video) “A seguito del terremoto (nel 2019???) c’è stato un aggiornamento di tutta la normativa (antisismica, nel 2018)”. Perché allora inaugurare nel 2019 se il decreto del marzo 2018 era precedente e aveva annullato il progetto in materia antisismica? Quando hanno inaugurato lo sapevano già! Perché promettere la fine della realizzazione nel 2020 quando sapevano che sarebbe stato impossibile dovendo rivedere il progetto? E Calamita? Costui afferma che il cantiere è chiuso per il fallimento della ditta appaltatrice quando invece è chiuso a giugno per adeguamento sismico del progetto. Sono palesi menzogne profferite a fini elettorali! continua nella 2^ e 3^ parte

16 dicembre 2021  

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