Raid Pechino-Parigi: 100 anni dopo Itala ci riprova ed è ancora leggenda (15^ puntata)

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Seconda parte – Pechino e la fine del viaggio – Un adagio cinese recita: “La Cina non è Pechino, ma Pechino è la Cina”, per indicare il valore che Pechino rappresenta per tutta la Cina. Entrati in Cina dalla Mongolia, noi che abbiamo già visto la Cina anni addietro, ci accorgiamo che qualcosa anzi molto è cambiato, ed è cambiato con una rapidità stupefacente. Il traguardo delle Olimpiadi del 2008 è fondamentale per la Cina che vuole presentarsi come una nazione moderna al pari di altre nazioni. La Cina vuole stupire lo spettatore dei giochi e dopo quello che abbiamo visto siamo certi che ci riuscirà.

I controlli doganali, pur nella ancora complessa burocrazia cinese sono molto allentati, negli alberghi l’ospite è accolto con cortesia e rapidità. Alla frontiera ci aspetta un gruppo di auto storiche che scorterà la nostra Itala fino a Pechino. Tornando indietro agli anni della “rivoluzione culturale” anche solo da questo si vede la grande rivoluzione che la Cina sta vivendo. Un fatto che colpisce è la dimensione delle centrali elettriche e la interminabile fila di camion carichi di carbone per alimentarle. La Cina ha fame di energia e si vede.

Accoglienza al confine con la Cina

Dalla frontiera per circa 300 chilometri il paesaggio è ancora desertico, non c’è vegetazione, rari ciuffi d’erba ingiallita dall’autunno incipiente e scarsa è la presenza umana. Poi lentamente compaiono i primi campi coltivati e ai lati della strada si cominciano a vedere i villaggi eredi delle “comuni agricole” di vecchia memoria. Resta ancora la struttura con un muro perimetrale e le varie case all’interno. Sul muro sempre le scritte di propaganda oggi però frammiste a pubblicità di vari prodotti. Sempre presenti le bandiere, non solo rosse ma anche di vari colori. Invero in Cina il rosso è il colore della fortuna, un colore di buon augurio, per cui è difficile distinguere il rosso “politico” dal rosso “beneaugurante”.

Le strade sono stupende (fino al confine in Mongolia era solo pista), dal confine una autostrada a quattro corsie dal fondo liscio come un biliardo. Ma una sorpresa, sulle autostrade non possono circolare le moto così siamo costretti a caricare sul Daily la nostra Ducati. La potremo rimettere in strada solo cento metri prima della nostra Ambasciata perché anche in Pechino le moto non possono circolare. Siamo in un paesaggio vario fatto di paesi rurali e città industrializzate, le strade sono tutte un cantiere, è evidente lo sforzo di modernizzazione della Cina. Però i cantieri provocano code chilometriche e anche noi incappiamo in una di queste.

I problemi del traffico sembrano oggi molto gravi specie intorno a Pechino. Qui, per le prossime Olimpiadi è più evidente lo sforzo costruttivo, ma le strade non sembrano in grado di sostenere l’impatto del traffico. Pechino che raggiungiamo in orario sulla nostra tabella di marcia il 20 settembre, sconvolge il visitatore. Autostrade urbane in ogni dove, grandi viali, grattacieli ovunque e le vecchie casupole quasi del tutto scomparse. Le aiuole curatissime da uno stuolo di giardinieri. Ma muoversi è un problema, la circolazione è lentissima, i tempi di trasferimento sono imprevedibili. Un fiume di auto ha soppiantato le vecchie biciclette, sono più le auto che le bici e di queste molte sono elettriche, usate in luogo delle moto. Il parco auto è moderno ed è logico perché i Cinesi sono arrivati alla mobilità individuale da pochi anni e le auto non sono solo economiche, se facciamo un paragone con il nostro sviluppo della motorizzazione degli anni ‘50 e ‘60, quando avevamo solo 500 e 600, in Cina la percentuale di auto di classe elevata è decisamente maggiore.

Pechino – taglio del nastro all’ambasciata d’Italia

L’Itala taglia un simbolico nastro tricolore all’ingresso dell’Ambasciata d’Italia ove siamo accolti dall’Ambasciatore Sessa e da un folto gruppo di giornalisti, autorità locali e imprenditori italiani. Sono le 16:30 del 20 settembre, abbiamo impiegato 62 giorni, uno più di Borghese per via dei due mesi, luglio ed agosto di 31 giorni. Il contachilometri segna 14.572 da Parigi. La televisione cinese in serata trasmetterà la cronaca del nostro arrivo, è un avvenimento anche per una città di milioni di abitanti. Ma quanti sono? Chi dice 13, chi 15, chi addirittura 18 milioni. Nonostante il rigido controllo delle autorità centrali, i dati sulla popolazione di Pechino sembrano molto vaghi, d’altronde come in tutte le altre megalopoli. La festa in Ambasciata si conclude con la cena offerta dall’Ambasciatore nella nostra sede diplomatica. Anche questa splendida come tante altre, espressione evidente del gusto italiano.

Il giorno dopo tocchiamo uno dei luoghi simbolo della civiltà cinese, la grande muraglia a 80 chilometri da Pechino. Due ore, nonostante la scorta della polizia, per via dei vari cantieri aperti. Spettacolo folcloristico e poi ritorno a Pechino. Naturalmente folla di turisti intorno all’Itala, alla 500 e ai camion Iveco e tante foto. Non molti gli italiani che a settembre hanno ormai chiuso il periodo delle vacanze. Nel pomeriggio conferenza stampa presso il tradizionale Hotel Beijing, a pochi passi da Piazza Tienanmen, e conclusione con cena di gala offerta da imprenditori italiani della gastronomia del Veneto. A Pechino ci concediamo un giorno di riposo prima di andare a Nanchino ove lasceremo tutti i nostri mezzi nello stabilimento dell’Iveco per il ritorno in Italia.

La città proibita ha sempre un fascino particolare, piazza Tienanmen, oggi in  gran  parte  transennata, ricorda immagini tristi di anni addietro, ma anche l’inizio della liberalizzazione, il cambio di regime nella economia, ora aperta all’iniziativa privata che non è solo quella degli agricoltori che vendono i loro prodotti ai lati delle strade ma di tanti imprenditori cinesi e stranieri. Girare per Pechino non è facile per uno straniero, nessun tassista conosce l’inglese ed è necessario farsi sempre scrivere in albergo la destinazione da mostrare poi all’autista. Una marea di taxi, tantissimi come a New York, sono il modo più comodo e semplice per muoversi, sempre però se si hanno gli indirizzi scritti in cinese. Andiamo in un grande centro commerciale, il trionfo del tarocco, prodotti di ogni genere, dall’abbigliamento all’elettronica tutto esclusivamente fasullo. Frotte di turisti vengono scaricati da decine di pullman e escono dal centro commerciale con grandi pacchi e borse.

Itala in pista

Girando per Pechino ci stupiamo perché nonostante il traffico non vediamo incidenti né auto incidentate. Sarà certamente per la bassa velocità dovuta al permanente ingorgo ma anche per lo stile di guida dei cinesi fatto di regole per noi incomprensibili. Le comuni regole di circolazione non valgono, ognuno dialoga con gli altri guidatori sul come comportarsi. Sensi unici, precedenze, divieti di sosta sono concetti sconosciuti. Partiamo per Nanchino, distante mille chilometri circa. Subito un blocco sulla autostrada ci costringe a percorrere strade ordinarie. Riprendiamo l’autostrada ma poco dopo incappiamo in un nuovo blocco. Sconcertati vediamo autisti di camion, di pullman, di auto che visto il blocco invertono tranquillamente la marcia e tornano indietro per uscire contromano dall’autostrada. Nell’inevitabile caos siamo costretti a farlo anche noi ma imbocchiamo una nuova autostrada sbagliata e dopo un poco torniamo indietro.

Ci mettiamo tranquillamente in coda per accorgerci che la colpa di tutto è il casello del pedaggio che non riesce a smaltire il traffico. Abbiamo perso molto tempo, non riusciamo a raggiungere l’albergo prenotato a metà strada e decidiamo di proseguire anche perché abbiamo pure l’aereo prenotato. Dopo alcune ore di sonno al mattino, a un chilometro da un casello, incappiamo in un nuovo blocco. Ne avremo per ben otto ore. Osserviamo la tradizionale pazienza cinese, tutti tranquilli mangiano, dormono, giocano a carte. Signore con il triciclo passano con cibi e bevande e questo ci fa pensare che blocchi di questo genere siano frequenti. Ne approfittiamo anche noi per concederci un  te caldo. Il traffico è bloccato anche nel senso contrario, ma non riusciamo ad avere informazioni certe sul motivo del blocco. Anche la nostra interprete, nonostante varie telefonate non sa dirci nulla. Nella coda passano anche due ragazze che offrono i loro servizi, evidentemente ci sono diversi modi per passare il tempo.

Pechino – ingorgo su 50 corsie

Quando finalmente riaprono il casello possiamo proseguire cercando di sopravvivere allo stile di guida dei cinesi. Nonostante i cartelli, si viaggia indifferentemente su una o sull’altra corsia o anche su quella di emergenza. Il sorpasso si fa a sinistra o a destra in base alla corsia libera e se nessuna corsia è libera si sorpassa sulla corsia d’emergenza. Nanchino è diversa da Pechino. Non è stata investita dall’euforia delle Olimpiadi, si respira ancora l’aria della vecchia Cina, ancora tante case tradizionali, più industrie che terziario. Ancora una marea di bici degli operai delle industrie.

Lo stabilimento dell’Iveco è moderno ed efficiente, ci accolgono con grande simpatia, lasciamo l’Itala e gli altri mezzi alla loro cura e andiamo in aeroporto per tornare a casa. Una grande avventura è finita, un’avventura che ha più di tutto voluto rimarcare la validità del “Made in Italy” del passato e del presente, che ha voluto far conoscere ancora di più l’Italia nel mondo. Un cordiale “Arrivederci” da tutto il team dell’Itala: alla prossima avventura!

Gianni Carnevale

30 luglio 2022

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