C’era una volta nel maceratese un’attività redditizia: allevamento del baco da seta

Print Friendly, PDF & Email

La provincia di Macerata è stata per decenni una grande produttrice di bachi da seta. L’allevamento di questi simpatici vermiciattoli, che poi davano il loro prezioso filato, avveniva in tutte la case coloniche della provincia ma anche in casa di molte famiglie di lavoratori della città.

Baco da seta

Le contadine sospendevano i “cannucciati”, sui quali avveniva l’allevamento, nei magazzeni o in alcune stanze della casa. Le “cittadine”, invece, sospendevano il “cannucciato” a un metro, circa, sopra il letto, sacrificando l’igiene per un buono scopo. Le donne di campagna potevano raccogliere le foglie del gelso per alimentare i bachi direttamente dalle loro piante; le cittadine anche, ma se venivano sorprese dal padrone del campo, dicevano la famosa frase: “Se va vène li vàci paghimo la frónna!” Ossia: “Se l’allevamento dei bachi andrà a buon fine pagheremo le foglie raccolte!” Questa frase poi è diventata un modo di dire molto usato per far capire al creditore che il lavoro fatto sarebbe poi stato pagato al momento del raccolto.

Bozzoli del baco da seta

Per accelerare la produzione del bozzolo le nostre nonne prendevano le uova dei bachi, le avvolgevano accuratamente in un panno bianco e se le mettevano nel reggiseno. Il calore del corpo faceva schiudere le uova in un tempo molto più breve. Il baco da seta, l’ho già accennato, era un simpatico vermicello ben paffuto e piacevole al tatto. Noi ragazzi, in due o tre, ne prendevamo uno ciascuno, gli davamo un nome e poi ce li mettevamo all’altezza della vita sulla maglia di ognuno di noi. A questo punto iniziava la gara. Sfiorandoli leggermente li stimolavamo a salire verso l’alto e vinceva il “titolare” del baco che arrivava primo alla scollatura. Noi in quel momento immaginavamo di essere dei provetti piloti o dei grandi atleti e la competizione era veramente sentita. A fare il tifo c’erano i nostri amici che prendevano le parti di uno o l’altro dei concorrenti  e partecipavano, urlando il nome del baco scelto, nella speranza d’incitarlo. Finita la gara, senza aver fatto loro alcun male, li rimettevamo sul cannucciato.

Farfalla del baco da seta

Perché tante donne si davano così da fare per allevare i bachi da seta? La risposta è semplice: vendendo i bozzoli tiravano su quelle piccole somme che poi sarebbero servite per comprare i tessuti e le varie mercerie, necessarie per fare il corredo alle figlie. Il mercato della seta a Macerata, famoso in Italia, avveniva una volta la settimana sotto la Loggia dei Mercanti lo splendido monumento che è alla destra del palazzo comunale. Il cardinale Alessandro Farnese, poi Papa Paolo II, fece edificare la Loggia nell’anno 1503 dagli architetti Cassano da Fabriano e Matteo Sabbatini. Al centro della Loggia ci stava la stadera del Comune, una grossa bilancia con braccio graduato, che serviva per pesare i bozzoli che poi sarebbero andati alle seterie per trarne il prezioso filo. Tale allevamento casalingo si è tenuto in moltissime case per tanti anni, poi la seta è stata importata dalla Cina e ora l’allevamento dei bachi e il relativo mercato della seta a Macerata è rimasto solo nella mente di noi vecchi, legati ancora ai ricordi della nostra giovinezza.

Cesare Angeletti (Cisirino)

1 settembre 2022

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti