Pinacoteca parrocchiale di Corridonia, come mutano le valutazioni delle opere d’arte

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A volte il caso ci fa imbatte in libri molto interessanti, come quello pubblicato nel 1896 dal Ministero della Pubblica Istruzione contenente un censimento delle Gallerie Nazionali e delle principale opere pittoriche presenti nel territorio nazionale nel 1861, quindi appena fatta l’Unità d’Italia.

A pagina 228 nella sezione “Opere d’arte nelle Marche e nell’Umbria” si legge del Mandamento di Pausula, in cui compare oltre allo stesso comune che viene ancora chiamato “Mont’Olmo” (aveva cambiato il nome nel 1851), anche la “Terra di San Giusto” (Monte San Giusto). Il mandamento era una unità amministrativa della provincia, in questo caso ovviamente di Macerata, e quello di Pausula comprendeva oltre al capoluogo di mandamento, Monte San Giusto, Petriolo e Mogliano. Di quest’ultimi due comuni non viene citata stranamente nessuna opera, neppure la pala del Lotto di Mogliano (“Pala dell’Assunta”, 1548).

Riguardo a Pausula (data censimento 23 maggio 1861), vengono elencate alcune opere che oggi si trovano nella pinacoteca Parrocchiale presso la Chiesa di San Pietro. Il libro ottocentesco narra che nella sagrestia del convento dei Minori Conventuali di San Francesco, oggi Scuola Media in piazza Corridoni, “havvi una tavola grande su cui è rappresentata la Madonna in trono col Putto” dipinta da Vincenzo Pagani nel 1517. Nell’opera “trovasi molte parti mancanti di colore”. Interessante è il commento dello scrivente: “opera dozzinale, e solo interessante per portare il nome del pittore. Valore lire 2.000 circa” che utilizzando le tavole di conversione Istat ammonterebbe oggi a circa 10.000 euro. Evidentemente il critico d’arte ottocentesco non aveva apprezzato granché l’opera: del resto Pagani è stato rivalutato solo agli inizi del XX secolo. Oggi viene considerato uno dei maggiori esponenti della pittura senese della prima metà del ‘400.

Sempre sullo scalone del convento di San Francesco si trovava “incastrata nel muro” una tavoletta della prima metà del ‘400 raffigurante S. Francesco su sfondo d’oro. “Valore lire 50”, attuali euro 250 circa. Si tratta della tavola che successivamente è stata attribuita al Sassetta. È palese lo scarso apprezzamento che le era stato dato, definita, quasi come si direbbe oggi, una “crosta”.

San Francesco – attr Sassetta

Nella chiesa di Sant’Agostino viene segnalata una tela di forma cuspidale rappresentante una “Madonna con Putto in braccio” firmata Andrea da Bologna e datata 1372. “Opera dozzinale, giottesca, valore 300 lire” (attuali euro 1.500 circa). Il  critico stronca l’artista bolognese paragonato a uno dei tanti scarsi emuli del Giotto. Non si sa nulla della vita di Andrea e resta perfino nebulosa la sua figura che in passato è stato confusa con quella di Andrea de’ Bartoli: oggi invece viene identificato con Andrea di Deolao de’ Bruni. L’opera in un documento comunale del 1607 è chiamata “Madonna della Luna” per via della scritta riferita all’Apocalisse di Giovanni sul primo gradino del basamento: “Mulie[r] amicta sole et luna sub pedib[us] et in capite corona stellarum” (“apparve nel cielo una figura di donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle”). Da un inventario della confraternita del S.S. Sacramento del 1804, il nome che appare è “Madonna del Latte”, probabilmente per la grande venerazione delle puerpere verso questa figura. La denominazione attualmente attribuita è “Madonna dell’Umiltà” e fa riferimento “ai temi iconografici mariani prediletti dagli artisti a partire dalla metà del XIV secolo, dove il latte è la metafora della Parola di Dio alimento indispensabile per la sopravvivenza del cristiano e dove l’umiltà della Madonna non toglie nulla alla sua regalità sottolineata dalla corona di stelle, dal sole e dalla mezza luna ai piedi dell’opera”.

Madonna dell’umiltà – Andrea da Bologna

Non molto successo ebbe del resto agli occhi del critico ottocentesco neanche la vista della splendida “Madonna della Luna” del Crivelli (“Beata Vergine con Putto poppante in braccio e tre cherubini per parte”, 1472 ca.) : “opera… d’importanza mediocre, valore 1.500 lire” (attuali 7.500 euro circa).

Madonna della Luna – Crivelli

Nella cappella del “Coro d’inverno” di San Pietro trova la tavola (trittico), “Madonna col Bambino tra i santi Giovanni Battista e Maria Maddalena”, opera di Lorenzo d’Alessandro da San Severino datata 1481. Valore attribuito circa lire 5.000 equivalenti ad attuali euro 25.000 circa. Nella medesima cappella il critico vede i frammenti del polittico con fondo d’oro di Antonio e Bartolomeo Vivarini: “Ss. Paolo e Giorgio, Ss. Caterina e Maddalena, Ss. Pietro e Niccolò di Bari”. Questa è l’opera che ritiene più importante e di valore che stima in lire 10.000, attuali euro 50.000 circa.

Per curiosità riportiamo che la “Crocifissione” del Lotto di Monte San Giusto viene valutata intorno alle 60.000 lire, attuali euro 300.000 circa. Lo storico dell’arte non cita l’opera di Cristoforo Roncalli (Pomarancio), “Madonna del Carmelo” (1606-10), né l’ovale del XVIII secolo raffigurante San Pietro, che di autore ignoto, gli ultimi studi attribuire a un artista dell’ambito Marattesco (Carlo Maratta, Camerano1625 – Roma 1713). Riguardo all’ovale di San Pietro è probabile che lo abbia ritenuto di scarso valore e lo abbia omesso, strano invece è la mancata citazione della tela del Pomarancio che è impossibile che non abbia visto essendo collocata in quel periodo nel secondo altare della navata sinistra della chiesa di San Pietro dove rimase fino al 1952.

Corridonia – Pinacoteca parrocchiale

Questa breve lettura dell’inventario ottocentesco ci porta a ovvie e scontate conclusioni su come il valore delle opere, per certi autori, possa cambiare a secondo dei tempi, degli storici e delle mode. Del resto il Lotto che il nostro critico apprezzava, fu rivalutato verso la fine dell’800 e in vita ebbe a subire molti insuccessi. Apprezzato dal Vasari nelle sue “Vite”, apostrofato sarcasticamente dall’Aretino in una famosa lettera a lui inviata (“ma l’esser superato nel mestiere del dipingere [dal Tiziano] non si acosta punto al non vedersi aguagliare ne l’ofizio de la religione”), “senza famiglia e scuola”, viene rivalutato ed esaltato dalla critica novecentesca: come scrisse con affettuosa ironia Adolfo Venturi, “si contentò di fare solo capolavori”. A questo punto possiamo concludere solamente invitandovi, caldamente, alla visita della Pinacoteca Parrocchiale di San Pietro di Corridonia.

Modestino Cacciurri

3 maggio 2023

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