A San Ginesio “Il ritorno degli Esuli” con numerosi gruppi di figuranti anche da Siena

Print Friendly, PDF & Email

Il prossimo 4 giugno 2023 San Ginesio ospiterà la XXI Edizione de “Il Ritorno degli Esuli”. La manifestazione nasce nel 1963 dalla collaborazione tra i Comuni di San Ginesio e Siena con l’intento di rievocare un fatto storico accaduto a metà del XV secolo.

Si tratta delle vicende di un gruppo di ginesini, esiliati per motivi politici, che dopo molte peripezie, vengono accolti a Siena. In questa città gli esuli si mostrarono così operosi e meritevoli che, a seguito dei buoni uffici degli ambasciatori Senesi, gli esuli furono riaccompagnati nella loro città natale recando in dono un Crocifisso ligneo e gli statuti. La manifestazione si caratterizza per la condivisione di questo momento di riconciliazione, oltre che con gli illustri amici senesi, con i comuni che hanno importanti legami storici ed attuali con San Ginesio.

È la più antica e prestigiosa rievocazione ginesina. Si svolge ogni 3 anni e la prima edizione risale al 09 giugno 1963. È l’unica manifestazione in Italia a poter vantare la partecipazione attiva di una delegazione del Corteo storico della Municipalità di Siena. Dal 2017, inoltre, il corteo senese è stato arricchito dal Labaro del Magistrato delle Contrade. Questa nuova simbolica partecipazione ha inserito all’interno dell’iniziativa anche le 17 “consorelle”, aprendo la possibilità a inesplorati territori di collaborazione.

Partendo dalle basi storiche sotta descritte, alcuni ginesini nei primi anni ’60 contattarono il Comune di Siena per verificare la possibilità di iniziare un percorso rievocativo comune. Tale auspicio fu accolto positivamente. Da quel momento la rievocazione si pone al fianco delle celebrazioni religiose triennali del Crocifisso che dal 1730 ricordano lo scampato pericolo in occasione del potente terremoto che in quell’anno sconvolse tutta la Marca. Nel momento della scossa, si narra, la popolazione era in venerazione dell’antico Crocifisso portato in processione nella chiesa dei Chierici (S. Maria in Vepretis).

Si tratta del Crocifisso portato tra il 1450 e il 1460 dagli Esuli che rientravano da Siena dopo aver ottenuto il perdono dei Ginesini. Accompagnati da ambasciatori senesi, essi fecero il loro ingresso da Porta Picena e vennero accolti a braccia aperte dagli antichi avversari. Gli Esuli portavano con loro anche gli Statuti senesi, sui quali i Ginesini promisero di esemplare il loro nuovo Statuto. La rievocazione storica ripete tutte queste vicende, mescolando suggestivamente il lato sacro al lato profano.

Oltre all’esclusiva partecipazione della delegazione senese, la manifestazione vede la presenza di gruppi di figuranti provenienti dalle più importanti rievocazioni marchigiane aderenti all’Associazione Marchigiana Rievocazioni Storiche AMRS, desiderose di omaggiare l’illustre sorella toscana. Tra tutte segnaliamo la “Corsa alla Spada” di Camerino, per i profondi legami storici tra i due Centri e la “Cavalcata dell’Assunta” di Fermo, città protagonista, questa volta come nemica, della più giovane delle rievocazioni organizzate dall’ATSG, ovvero “La Battaglia della Fornarina”.

La manifestazione prevede che il Corteo Comunale, i figuranti delle quattro porte in cui è divisa la città, le delegazioni delle altre rievocazioni, radunate in piazza A. Gentili, dopo aver ricevuto il messaggero a cavallo che annuncia l’imminente arrivo degli Esuli, si recano fuori Porta Picena. Da un irreale silenzio emerge lontano il suono dei tamburi senesi. All’apparire del Carro trainato da buoi che trasporta il Crocifisso, le chiarine d’argento dei trombetti comunali spezzano la tensione che si distende in un lungo applauso. L’abbraccio tra il Podestà ed il capo degli Esuli completa una narrazione tutta volta all’emozione, nel segno della pace e della riconciliazione. Il corteo riguadagna Piazza Alberico Gentili dove i saluti delle Autorità concludono la giornata

Storia della rievocazione

Fra l’anno 1450 e 1460 San Ginesio era travagliata dalle fazioni, perché una parte voleva ancor tornare sotto la Monarchia de’ Varani. L’altra di senno più serio accostavasi di buona voglia a menare vita libera sotto la Chiesa. I secondi prevalsero col favore del Governatore della Marca, sotto cui la Provincia tutta vivea, sendo cacciati i ministri dello Sforza.

Per questa sedizione ebbero l’esilio intorno a 300; ed i loro beni si diedero al Fisco, lasciando dunque il nativo terreno, guidati dalla Fortuna arrivarono a Siena dove accomandatisi alla Guardia della Città per più mesi l’ebber fedelmente servita con modestia tale, che si tirorno l’attenzione di quei Cittadini.

Or un giorno domandati da essi senesi de’ più Vecchi, se da qual luogo traessero l’origine e perché sì gran tempo fussero dimorati in quel Presidio, risposero che tutti erano Genesini per le parzialtà banditi della Patria senza speranza di farvi più ritorno.

Ed in contar ciò mostravano sì grande afflizione, che non mancò chi li consolasse, e chi li esibisse la sua opra a Loro pro’; onde ebbero tal compassione alle loro miserie che nel Publico fecero eleggere ambasciatori per mandarli a Sanginesio, per trattar la pace, e comporre le cose loro, quali col consenso delli sudetti Banditi che lacrimavano per allegrezza si portorono alla nostra terra e tanto poterono, ed oprorono con la loro autorità e con la facondia del dire che il negozio fu rimesso totalmente nel loro arbitrio senza veruna discrepanza.

E con sì gioconda novella ritornorono a Siena da’ Banditi, i quali tutti insieme ebri per la smisurata gioia con gli istessi Ambasciatori fecero partenza verso la Patria, portando seco una croce di legno coll’Immagine del Crocefisso, la quale ancor oggi si riverisce con grandissima divozione nella Pieve.

E sopra di questa giunti al bramato suolo paterno fatta la pace tutti giurorono perpetuamente conservarla, sendo celebrate le Cerimonie Cristiane con sommo ed ugual giubilo nella Chiesa principale, ed allà li Ambasciatori diedero al nostro Comune molte leggi, e Statuti della lor Città appartenenti allo Stato pontificio, ed al ben vivere (Dalla traduzione di Francesco Ciampaglia [1581 c.] del manoscritto Historiae Genesinae di Marinangelo Severini (seconda metà XVI sec.) nelle annotazioni al Ciampaglia di Telesforo Benigni, cc. 374, 378, manoscritto sec. XVIII, presso Biblioteca Comunale).

2 giugno 2023  

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti