Camerino, due studenti del III Liceo classico raccontano l’esperienza con “Le nuvole”

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Venerdì 26 Maggio, nella seconda parte del “Varano Festival” dei Licei di Camerino, è andato in scena all’Auditorium Benedetto XIII lo spettacolo “Le Nuvole” del commediografo Aristofane, a cura del regista Maurizio Boldrini e dell’attore Giuseppe Faggiolati, e sotto il coordinamento della prof.ssa Michela Di Paolo, referente da anni del progetto “Teatro Classico”:

La commedia, messa in scena da Aristofane nel 423, fu rivisitata dallo stesso commediografo contrariato per la sconfitta teatrale, ma convinto della sua creazione, così raffinata, surreale e avulsa dalla comicità trita e ritrita del tempo. Del resto, il tema trattato, quello dell’educazione dei giovani, era  molto sentito in quel tempo, ma è tuttora di grande attualità; nell’età classica si erano affermati i sofisti, maestri a pagamento, che insegnavano l’arte del ben parlare,scardinando molte certezze tradizionali,  per affrontare dialetticamente qualsiasi argomento. Aristofane inserì nella commedia la figura di Socrate, ergendolo provocatoriamente a simbolo di questi ciarlatani (così i sofisti vennero considerati spesso dalla communis opinio) che, senza scrupolo, insegnavano l’uso della parola per convincere e raggirare le persone.

La storia è quella di un contadino, uomo semplice e maritato con una nobile, che finisce perseguitato dai creditori, poiché il giovane figlio Tirchippide, snob e dissoluto, ha scialacquato il patrimonio paterno per la sua passione per i cavalli.  Allo scadere dei debiti, l’uomo decide di mandare il figlio a studiare l’arte della parola presso il pensatoio di Socrate, per poter mettere nel sacco i creditori.  Poiché, però, il figlio è riluttante, decide di imparare lui stesso gli insegnamenti del filosofo,  rivelandosi un alunno irrecuperabile, tanto da essere poi cacciato. Lo segue Tirchippide, che, frequentando il Pensatoio, acquista nuove abilità e assiste allo scontro dialettico tra il “discorso migliore” simbolo dell’educazione tradizionale, e il “discorso peggiore” emblema del pensiero delle nuove generazioni, che esercita su di lui un grosso fascino. Il problema dei creditori si risolve, ma Tirchippide, ormai legato ai moderni costumi, arriva a  percuotere il padre e la madre, tanto che il primo, accortosi della sua scelta fallimentare per risolvere i problemi con l’inganno, compie il gesto estremo di incendiare il pensatoio di Socrate.

Presenza classica e costante sulla scena è il coro delle Nuvole: che siano le Divinità? O che siano i Pensieri, pur leggeri e vacui, ispiratori dell’uomo? O forse le Parole, nel pericoloso fascino persuasivo? Fatto è che, alla fine della storia, spiegano il loro agire al protagonista, rifacendosi al pensiero eschileo del pathei mathos,(imparare attraverso la sofferenza): Noi facciamo sempre così, quando ci accorgiamo che qualcuno ha la passione delle cattive azioni: cerchiamo di metterlo nei guai, così impara a temere gli dei…

Il registra Maurizio Boldrini, direttore da tempo del Minimo Teatro, per l’occasione, è tornato nelle sue terre, con l’incarico di guidare i ragazzi del Teatro Classico: “Sono nativo di Muccia e venire a operare per la prima volta a Camerino, dopo 41 anni di professione, mi fa riflettere sul viaggio più importante, quello dell’esistenza“. Aristofane, secondo le parole del regista, “ è un esempio massimo di cosa significhi ‘ classico’. Il suo testo è senza tempo, sembra scritto oggi..E poi ho riconosciuto nella sua scrittura un estro sferzante che appartiene anche a me. Il risultato? E’ stata una demolizione spettacolare dei luoghi comuni, di stupidi vezzi, una denuncia delle truffe linguistiche e del pensiero”, con la scena finale delle Nuvole, che, in maniera del tutto originale, si annullano reciprocamente, prendendosi sonoramente a ceffoni e terminando in questo modo la loro danza e la loro musica.

Sul palco, hanno preso vita e corpo parole estrapolate dall’opera originale, con l’influenza della poesia e della musica del nostro secolo, che hanno contribuito a conferire originalità e delicatezza alla finzione scenica. Nelle corso degli incontri, il regista ha lasciato un segno allo studio dei ragazzi, col suo metodo spesso dissacratore, provocatore, ma che ha permesso ai giovani attori di scoprire nuovi lati dell’arte teatrale, tirando fuori le emozioni più autentiche di ognuno. Afferma Boldrini: “La cosa più bella che ogni volta mi commuove nell’atto creativo è il momento in cui i giovani, trascolorando quanto affiora dalla loro anima, attraverso gesti e voci, creano  un miracolo a cui non mi sono mai abituato. So che ogni genitore guarda il proprio figlio  in uno spettacolo, attende il suo gesto, la sua battuta, come nella vita. Spero di aver contribuito a far scoprire ai genitori almeno una piccola espressione, una piccola piega di tenerezza, o un cenno forza di cui, magari, ancora non si erano accorti nei loro figli”.

Le Nuvole” sono state arricchite da scene in sospensione, date anche dall’intrusione dell’elemento poetico di autori novecenteschi e dall’apporto personale da parte di alcuni allievi (Giulia Carloni), al fine di staccarsi dalla commedia originale e volare su orizzonti privi di scontata linearità degli eventi, ma dominati dai sentimenti e dalle emozioni. Le immagini, pur non obbedendo a un prevedibile ordine logico, sono state di forte impatto per gli spettatori, che hanno assistito ad una particolare rappresentazione, fatta da scene rotte da altre scene, da movimenti e voci corali, da monologhi taglienti e di irridente sarcasmo, intramezzati  a momenti di leggerezza poetica, in un labirinto sonoro, verbale, corporeo della “materia di cui son fatti i sogni”. Interessante è anche l’antitesi creata dalle immagini di pura leggerezza con quelle di bruta violenza, entrambe accompagnate dalla musica di una tastiera, di un flauto e di un cajon, strumenti che hanno contribuito a dare profondità alle emozioni, grazie all’abilità di alcuni ragazzi, rivelatisi, contemporaneamente, musicisti e attori (M.Gabriella Lucarini, Francesco Cisternino, Luigi Masi).

 Il lavoro di rilettura del testo classico,  portato avanti per mesi, ha preferito selezionare alcune battute del grande Aristofane, conservando gli aspetti essenziali dell’opera per privilegiare una fase di meticolosa rielaborazione e costruzione dei movimenti, che si sono adattati al ruolo di ogni attore e attrice, valorizzando, in tutta l’autenticità, la ricchezza e l’estro personale di ciascuno.

Un altro aspetto fortemente costruttivo su cui si è lavorato, è stata l’unità del gruppo che si è creata nel corso del tempo, come ricorda il regista stesso “ Il tutto è stato praticato insieme ai ragazzi con impegno, contrasto, divertimento, sorpresa: in definitiva ci siamo scambiati le carte e le emozioni di un gioco serio”. Questa esperienza ha dato ai ragazzi la possibilità di approfondire il significato del lavorare insieme, rispettando il tempo e il ruolo dell’altro, la singola battuta affidata a ciascuno, che per quanto essenziale, risulta indispensabile per la resa corale. Abbiamo ragionato con il pronome “Noi” , un pronome spesso dimenticato nella vita quotidiana e che, invece, non solo è fondamentale nell’arte teatrale, ma va recuperato per imparare a rispettare l’altro e saperci convivere con reciproco arricchimento.

Il percorso, grazie anche alla forte personalità di Maurizio Boldrini, come ha evidenziato alla fine dello spettacolo la stessa professoressa Michela Di Paolo, ringraziandolo per il lavoro svolto,  ci ha insegnato anche a volare alto, non cercando facili consensi e non adagiandoci a conformismi comodi, cosa che vale nel teatro, ma anche nella vita quotidiana di ciascuno. Anche se non si è subito compresi, l’importante è lavorare sodo, con impegno e lealtà verso di sé e gli altri, consapevoli  di quanto si sta facendo di buono.

È stato un lavoro che ci ha insegnato tanto sotto vari punti di vista e, come afferma il maestro  Boldrini, “ sappiamo che siamo stati una lezione per noi, con la fondata speranza che la lezione possa essere stata indicativa anche per altri.  Il teatro della vita fornirà altre occasioni di conoscenza”.

Il progetto “teatro classico” che resta uno dei progetti dei licei di Camerino più cospicui per adesioni  e un fiore all’occhiello del Classico, ha visto coinvolti circa ventisette alunni del quinquennio: Anna Baldoni, Giorgia Braghetti, Francesco Cisternino, Matilde Fuscà, Maria Gabriella Lucarini, Maria Adele Meschini, Giulia Palazzesi, Silvia Scardacchi, Lorenzo Tritarelli, Giulia Boldrini, Nikita Paoletti, Hasini Nirdika Dilshani Perera, Giorgia Rufino, Sara Sghir, Paula Sipoteanu, Alessia Sparvoli, Margherita Valeriani, Giulia Carloni, Agnese Caldarelli, Federica Conte, Edoardo Grillone, Irma Ljubijankic, Luigi Masi, Caterina Fedeli, Beatrice Maraviglia, Mirko Paganelli, Fanny Sabatini.

Giulia Carloni, III liceo classico – Edoardo Grillone, III liceo classico

12 giugno 2023  

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