Archiviare: senza documentazione qualsiasi falsità può diventare una verità storica 

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La giornalista statunitense Maria Bustillos ha scritto in un articolo: “La storia è una lotta che si combatte ogni giorno”. Senza la documentazione storica qualsiasi miliardario (sì, l’hanno chiamato “il problema del miliardario”), aggiungendo quanto basta di corruzione e agitando, può insinuare qualsiasi falsità, convincendo molte persone e facendola diventare una verità storica. D’altronde Joseph Goebbels, ministro della propaganda del Terzo Reich, diceva: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”.

Ma senza gli archivi, la storia non ha le basi su cui poggiare: è come costruire sulle sabbie mobili. Nel 1840 in Germania si iniziò a ricavare carta dalla pasta di legno, nei decenni successivi le cartiere iniziarono a sostituire la carta di cotone con la carta da cellulosa. I giornali divennero più delicati all’uso e soggetti all’ingiallimento a contatto con l’aria. Nel 1850 in Inghilterra fu inventato il microfilm, ma solo nel 1927 l’americana Kodak costruì un equipaggiamento fotografico per usarlo. Un intero giornale entrava in pochi centimetri di pellicola. Nella seconda metà di quel secolo molte biblioteche vennero riversate su microfilm, gli originali cartacei furono mandati al macero.

Arrivato successivamente, il digitale ha creato il sogno di conservare intere biblioteche in uno spazio ancora minore del microfilm. Ma il digitale non dura, si rovina più rapidamente della carta stampata. L’informazione è diventata sfuggente, sfumata, affievolita. Non potendosi salvare tutto, a parte gli eventi ufficiali, oggi è necessario più di ieri scegliere cosa salvare. Ma non possiamo prevedere quanto durerà quello che abbiamo memorizzato.

Lo scienziato informatico della Rand corporation, nel 1995, scrisse in un articolo per Scientific American: “I documenti digitali sono molto più fragili della carta. Tutta la documentazione del nostro momento è in pericolo”. Secondo gli esperti molti documenti digitali rischiano di essere illeggibili per gli studiosi del futuro. Miliardi di testi, documenti anche ufficiali, foto e video. rischiano di scomparire, facendo del XXI secolo un buco nero, ha spiegato Vint Cerf, informatico statunitense considerato uno dei padri di Internet, insieme con Bob Kahn, con cui inventò i protocolli TCP/IP. Ricopre un incarico di alto livello in Google.

La facilità con cui scattiamo migliaia di foto o registriamo audio e video sui cellulari è illusoria. Una banale rottura o un furto, prima di aver salvato i dati, possono farci perdere tutto. Ma anche salvare sui dischi fissi non è definitivo; Internet poi cambia molto velocemente. Il problema è il supporto; lo sviluppo di nuovi hardware e software non ci concederà di accedere ai vecchi file salvati con le tecnologie diventate presto obsolete. I ricercatori stanno studiando nuovi sistemi in grado di leggere i file salvati con tecnologie vetuste, ma finora non si vedono risultati pratici alla portata di tutti.

I bit e i byte non sono sostanza biologica e quindi non marciscono, come ha inserito il titolista sull’articolo del giornalista L. B., sono solo sequenze binarie e diventano illeggibili. Non sono solo a rischio i nostri ricordi più o meno familiari, ma anche la Grande Storia. Le lettere di oggi sono i messaggi di posta elettronica e le possibilità che fra un secolo un ricercatore possa leggerle sembrano praticamente nulle. Se avete a cuore qualche foto, stampatela su carta.

Eno Santecchia

8 novembre 2023

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