Oggi è un problema fondamentale la educazione dei giovani: la carota e il bastone

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L’educazione ha una radice antica e greci, ateniesi, romani, per educarli a essere cittadini esemplari, plasmavano i ragazzi fin da piccoli usando, con saggezza, la carota e il bastone. In alcune di queste civiltà forse il secondo era più usato, a volte anche in modo eccessivo ma il tutto raggiungeva lo scopo di far capire ai ragazzi ciò che era giusto e bene da fare e cosa era vietato perciò da non fare.

Poi l’educazione, per i nostri avi, nelle famiglie nobili era affidata agli educatori mentre per tutte le altre categorie sociali a svolgere il compito erano i genitori coadiuvati da nonni e zii e zie zitelle, che c’erano in tutte le famiglie. Gli uomini educavano i ragazzi per quanto riguardava il lavoro dando loro una preparazione ampia e tecnicamente perfetta. Le donne curavano la parte spirituale per la religione e per la vita pratica di ogni giorno, lavarsi, vestirsi e curare la persona. Le ragazze erano affidate alle madri, alle nonne e alle zie zitelle che, con l’esempio e soprattutto con l’esperienza pratica, formavano donne abili nel cucinare, lavorare al telaio, ricamare, usare le erbe sia in cucina che come medicinali, poi rispettose delle norme del buon vivere che dovevano sempre essere applicate.

Pure qui gli errori e le scappatelle erano dapprima corretti e poi ne era fatta capire la negatività anche con punizioni che, a volte, erano anche un po’ eccessive. Il senso del rispetto nei confronti dei genitori e dei nonni era tale che con loro figli e nipoti usavano il voi. I nostri saggi nonni dicevano che per far crescere bene una pianta bisognava affiancargli un bastone che la guidasse a svilupparsi eretta e quindi perfetta. Oggi le cose sono profondamente cambiate. La educazione è passata un po’ in secondo piano. I genitori lavorano entrambi e tornando a casa stanchi e stressati, il tempo che dedicano ai figli è modesto e la conversazione con loro è resa sempre più difficile dal “nuovo linguaggio asfittico” che i giovani imparano a usare parlando con il telefono cellulare.

I nostri genitori avevano il sacrosanto diritto di veto mentre oggi non è più così. Addirittura i ruoli si sono invertiti e leggiamo episodi di cronaca, che possiamo anche definire estremi, di genitori che picchiano i professori! Sono fatti estemporanei o sono la punta di un iceberg? Oggi per i genitori è più facile, anziché correggerli, proteggere a spada tratta i figli quando invece dovrebbero essere richiamati, prima con le buone poi, se dovesse essere necessario, con una punizione esemplare per far loro capire l’errore commesso. La famiglia tradizionale era compatta, anche se con qualche incomprensione e, a volte, anche qualche litigata, ma la struttura era tale da dare ai figli il senso dell’unione, della presenza dei genitori di essere in un insieme saldo e sempre pronto ad accogliere.

Oggi, fra separazioni, divorzi, famiglie ricomposte con persone diverse, i ragazzi si trovano ad avere un genitore in guerra con l’altro oppure in una famiglia “allargata” dove possono avere anche due o tre mamme e papà. In tale situazione è un po’ difficile avere il suddetto “bastone” che sia sostegno e, al giusto momento correzione. In tali situazioni risulta difficile avere il calore di una vera famiglia. A questo punto si potrebbe obiettare: “E la scuola?” Ecco, qui l’argomento è più ampio.

Ai colleghi che dicevano: “ Ma siamo educatori!” Obiettavo: “Sì, solo quello che i genitori ci consentono di essere!” E spiegavo se un ragazzo va a casa raccontando che il tale insegnante ha detto una certa cosa e il padre gli risponde: “Lascia perdere che quello, o quella, non capisce niente!” a quel punto il nostro essere educatori finisce lì. Ieri i genitori, se un figlio a scuola sgarrava, appena lo sapevano lo punivano oggi invece, ci dicono le cronache, che vanno a picchiare l’insegnante. Anche i professori con le leggi attuali hanno dovuto abbassare la guardia arrivando, in alcuni casi, all’eccesso. Per esempio l’alunno che ha sparato all’insegnante con un pallino, ma ha sparato, meritava il sei in condotta e quindi la bocciatura! Invece è stato promosso.

Ora se si vuole scherzare si potrebbe dire che il collegio dei docenti non ha punito il gesto irriverente ma ha voluto vedere la sportività del fatto: il ragazzo, pur sparando da una certa distanza, aveva fatto centro colpendo la professoressa proprio in testa! Ma su certe cose non è bello scherzare è meglio rifletterci sopra. Allora, per concludere, l’educazione è un po’ come il gioco del lego fatto non con i mattoncini di plastica colorata bensì con quelli che mamma, papà e gl’insegnanti dovrebbero, ognuno per quanto di loro competenza, affettiva nel primo caso, professionale nel secondo, mettere al giusto posto durante la crescita del ragazzo, “costruendo” così un giovane pronto ad affrontare la vita con serietà, con onestà e con Educazione.

Cesare Angeletti “Cisirino”

11 novembre 2023

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