Luciano Magnalbò per i maceratesi in vacanza a Porto S. Giorgio: “La Papera 2023”

Si parlerà quest’anno della papera ritrovata, uccello ben considerato da popolo, clero e nobili per le sue fattezze e per la morbidezza della sua postura. Ordinando l’archivio di casa ho trovato un manoscritto del mio antenato Cap. Felice Magnalbò, che nel maggio del 1623 partì da Fermo con il Cap. Tommaso Adami alla guida di duecento tra fanti e cavalieri, per raggiungere con l’esercito pontificio al comando del Cardinal Ludovisi, nepote di Gregorio XV, i forti della Valtellina, ove era in atto un conflitto con i Grigioni, setta protestante attiva in detta località (la guerra dei trent’anni). Scrive il mio illustre antenato (allora i piccoli capitani di ventura, ed anche i grandi, non erano molto letterati, dovendo dedicare il maggior loro tempo agli esercizi fisici per l’attività militare).

“Sassi inter omnes come in Macerata illo tempore si accadde che la villanella dicì a Juliano, non ancora santo, io te la daco ma quissa chi la tène; et intindia con tal detto una papara che sopre lo grembo e sotto lo petto tinìa, mentre che caminava là pe’ la strada. Sassi anche che Juliano, saggio de ragione et forte de comando, responnì mettela lì: et intindìa su la capezzagna de un campo ‘ttaccato a la strada. Dicto ac facto la villanella poggiò lì terra l’ocello che ligato su le zampe sgaliava e smaniava; e isso loco poco acanto pure issa corgossi: e nel mentre co’ Juliano iocava su lo campo un viandante di passo ‘namorossi de detto ocello, afferollo e portosselo seco furtato dentro una sportola di vincio che tinìa su le mà. Rizzata de lo campo, e tornata a mente, desperossi la villanella che non vidìa la papara né de qua né de la: mentre Juliano, non ancora santo ma quasci, rizzato pure isso de do che stava corgo, dicì: vedrai donna che la ‘rtroimo. Passorno parecchi secoli ma la prophetia de Juliano mai avverossi, contantoché Macerata trovossi in illo tempore de papara vedoata. Imperocché un giorno, in Val Tolina, concionando il Cap. Adami la compagnìa, vidì exire de l’armamento de uno de fanti la testa de ‘na papara; fermata la concione chiamollo perché dice davanti a lui la rajone de tale ocello ne lo sacco; e lo fante dicì che ebbe sentito de certi clerici in libagione che bene fusse semper habere seco in compagnìa una bella papara, che la papara tutti sollazza, e che pace e bene vinia da tale fatto. E dicì lo fante, che isso vinìa de Santo Lopidio sotto la cura de io Cap. Felice, e come illa papera che isso tinia dentro lo sacco, nonnesa dicìa fusse ancora la papara de San Julià, da issu bandonata sun campo, che lo nonno de lo nonno de lo nonno de issa nonnesa era furtato e portata de Macerata, e che issa addè pascea sull’ara asseme a tante atre. Coiomberi, dicì forte il Cap. Adami, isto fante nò ha capito un cazzo, imperocché issi clerici de n’atra papara orationava, che tutti sollazza, e nò de quissa; però tutti sa che de lo male vè lo bene, e traverso isto galioffo simo ‘rtroata la santa papara de San Juliano dicta despersa, e la riportirimo a lo vescovo de Macerata pe’ la processiò e l’atre cose de chiesa. E de ciò a Macerata popolo, clero e nobili, pé fa festa a Julià venuto Santo e a la papara retroata, magna isso ocello co’ li niocchi a lo sugo roscio umido, o a rosto o in bottacchio, cantenne e bienno cò l’atre papare, quille vone, seco sidute asseme”.

La ricerca sulla nomina del Capitano Adami per il comando di 200 militi del fermano destinati alla spedizione pontificia in Valtellina, avvenuta il 1° aprile 1623 da parte del Cardinal Ludovisi, la dobbiamo alla nostra consorte di club dottoressa Cristiana Jommi, che ringraziamo di cuore; mentre la partecipazione del Cap. Felice Magnalbò a tale spedizione è attestata dallo storico elpidiense Medaglia, nel suo volume.  Conciossiaccosacché vero ed autentico è da ritenersi il manoscritto testé letto.

Ed ecco cosa scrive il Mostarda, altro capitano di ventura del XV secolo, che per mesi pose in assedio Macerata:

Maciarata lu patrono / Se l’ha scelto su lo mazzo, / ha ‘mmazzato patre e matre / e no’ je ne frega un ca… / Maciarata va destrutta, / encendiata e devastata / e ce penza lo Mostarda / dopo quanno l’ha ‘ssediata. / E po’ jimo jò le Fosse, / do che sta le paparelle, / e a la faccia de ‘sso santo / ce frechimo pure a quelle.

Luciano Magnalbò

1 dicembre 2023

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