Ieri la zucca marchigiana e i vecchi giochi, oggi le zucche vuote e i nuovi satanismi

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Mi è apparsa in sogno la vecchia zucca marchigiana e tra le lacrime si è lamentata di quei fessi che l’hanno messa nel dimenticatoio per osannare la zucca arancione usata dai satanisti. È un vero peccato che le nostre zucche antiche non vengano più coltivate.

Esse fanno parte della nostra giovinezza, quando si andava in campagna per farsene regalare una dal contadino. Arrivati a casa era un bel gioco vuotarla del contenuto liscio e filamentoso. Con le mani piene di gelatina arancione, si spartivano i semi che, nel corso dell’invernata le nostre mamme avrebbero abbrustolito e salato, per essere mangiati mentre si chiacchierava avanti al camino. Per il vero, noi bambini ci realizzavamo quella che chiamavamo “la morte”. Dentro ci mettevamo una candela per far impaurire i nostri parenti, i quali per farci divertire si fingevano terrorizzati. Insomma era un gioco divertente e innocuo senza risvolti malefici come avviene per le feste sataniche importate dall’estero.

L’origine della zucca marchigiana è controversa e un po’ incerta. Quest’ortaggio era conosciuto e coltivato, in varietà diverse, dai popoli antichi, tra cui gli Egizi, i Romani, gli Arabi e i Greci; questi popoli la importarono probabilmente dall’Asia Meridionale, più precisamente dall’India. Sembra che furono i fenici a iniziare a coltivarla lungo le foci dei fiumi italiani e sin da subito trovò nel nostro Paese un ideale ambiente di crescita, tanto che già i romani ne esaltavano le qualità. Tuttavia per molto tempo fu considerato un frutto a dare in pasto ai maiali.

Il suo nome, trasformato in “Zuccone” divenne una offesa affibbiata a chi era considerato uno stupidone. Qualcuno era solito dire: “Capoccia che non parla se chiama cucuzza”. La capoccia, lo sappiamo, è la testa, la cucuzza, invece, è la zucca. Dunque chi non parla è paragonabile a una zucca dura. Il significato di questa espressione ha alla base una convinzione: chiedere, domandare, interrogarsi, incuriosirsi, è segno d’intelligenza, non domandare, pensare di sapere tutto, credere di non aver bisogno di chiarimenti, invece, è da stupidi, da cucuzze appunto. Se non vi è piaciuta questa storia  e disdegnate la nostra vecchia e cara zucca marchigiana, andate alla festa delle “Cucuzze Sataniche”, quelle brozzolose e arancioni delle capocce vuote.

Alberto Maria Marziali

28 dicembre 2023

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