Cappella palatina? Doppelkapelle? Chiesa deutero bizantina? No, palazzo delle udienze!

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È a due piani, è una chiesa doppia, ma no è quadrato in pianta come Germigny è una Cappella Palatina, nemmeno per sogno è una Chiesa a pianta centrale di tipo deutero bizantino. Ce ne sono altri quattro ma solo a un piano, e così via. Adesso, a 12 anni dalla mia prima pubblicazione sul monumento dal titolo “Il rinascimento dell’architettura carolingia nelle Marche” credo di dover tornare sul tema dopo il battibecco recente, improprio e svilente, su un monumento di eccezionale valore architettonico e storico.

La parte più “tecnica” di quel saggio con tutti i difetti dell’opera prima, era introdotta dalla frase “Forse perché non erano chiese”. Questo è il punto fondamentale: per comprendere un’architettura bisogna iniziare a individuarne la funzione ovvero la destinazione d’uso che originalmente il committente spiegò al progettista, sia esso un semplice magister murium (il capomastro altomedievale) o Renzo Piano. Il committente richiede, impone e, siccome paga, pretende che lo si soddisfi.

Dalle fonti originali di cui ho già scritto circa il terremoto dell’801, sappiamo che ad Aquisgrana fece grandi danni al “superbissimo palagio di Carlo Magno”; Andrea Bacci scrive che aldilà del Chienti (rispetto alla basilica di Santa Maria), c’era un “palazzo di campagna che di si gran fazione è detto di Re Carlo”, quasi certamente quello danneggiato dal sisma. Carlo era da poco Imperatore e patrizio romano e, visto che alla Basilica i danni furono pochi, sceglie come nuova sede la piana del Chienti (che per il limo del fiume sembra essere più inerte alle accelerazioni del sisma) e si fa costruire un nuovo complesso palaziale con al centro il monumentale edificio delle udienze, dove conta di ricevere gli ambasciatori e i magnati dell’impero.

A scanso di guai ulteriori da madre natura, essendo in mezzo alla piana, il palazzo lo vuole a due piani, così non c’è da temere che il Chienti straripando salga sul trono. Ma questo non è il solo requisito funzionale: nel palazzo si ricevono gli ambasciatori e il monarca deve essere sempre insieme con la sua corte di dignitari, i conti di palazzo o Paladini (quelli della Chanson de Roland) la cui presenza appare fondamentale per il “grandeur du Roi”, quindi almeno due dozzine di Paladini che fiancheggiano il monarca nelle udienze e nei placiti. Questo è il primo requisito oltre la monumentalità dell’edificio.

Ma una dozzina di Paladini per parte, se l’edificio fosse realizzato per contenere tanta gente come in chiesa, col concetto della nave stretta rettangolare, larga come le travi di quercia che per come cresce l’albero non oltrepassano gli otto, nove metri, questa struttura obbligherebbe i Paladini a mettersi in fila per tre e qui casca l’asino. Nell’Alto Medioevo il posto nelle riunioni come nei cortei è determinante, ne va della dignità della persona. Per capirlo basta leggere il carme di Angilberto da Centoia “De venatio Caroli”, che consola la figlia più giovane di Carlomagno per avere l’ultimo posto della fila col dire che è la più bella. Questo non consolerebbe dei rudi uomini d’arme, la soluzione è fare un palazzone così grande per quei tempi che le due dozzine di Paladini possano stare tutti schierati sulla stessa fila di qua e di la del trono imperiale. Questa è la prima ragione che fa scegliere un edificio largo. Il posto nella fila è una cosa talmente importante che ancora oggi una persona che conosce e può arrivare a un personaggio influente o di potere si dice che “è molto vicino a…”.

Purtroppo o per fortuna i desiderata devono fare i conti con la statica dei sistemi rigidi. Il Magister di Aquisgrana può solo disporre di un materiale ceramico di alta qualità detto “mattone” e per gli  orizzontamenti, ovvero i solai, per fare una cosa che duri non usa il legno, ma costruisce delle durevoli volte in muratura. Siamo agli inizi del IX secolo e una volta con luce di venti metri, oltreché salire in cielo, produrrebbe spinte laterali insostenibili dai ritti, perciò è sensato dividere lo spazio in campate minori, almeno tre per lato, e nasce la pianta quadrata con quattro colonne centrali, soluzione che è inevitabile se si vuole fare un’aula per riunioni di persone paritetiche come negli oratori dei collegi. A esempio dovendo fare una ruota devi farla rotonda! Per queste aule nelle quali non si vive ma si fanno adunanze, non servono i camini e neppure gli impianti igienici, è però necessario, non essendoci ancora i metal detector, fare un sistema di sicurezza anti manipolo di sicari che possano con un’arma da lancio arrivare a tiro dell’imperatore. Anziché la grande scalea monumentale, la scala a coclea stretta nella torre è una soluzione efficace. Le volte a crociera spingono e anziché un tetto a falde si fa un tetto piano così il materiale inerte sui bordi contrasta le spinte laterali e le absidi hanno una funzione antitorsione sull’altezza dei muri d’ambito. I maggiorenti dell’impero, che hanno i loro allodi tutto intorno ai “Ministeria” del sovrano, per non essere da meno anche loro si fanno il palazzo più o meno uguale, magari con un contributo del Re che lo usa ogni tanto per i placiti.

Medardo Arduino

4 febbraio 2024

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