Luoghi del maceratese da non dimenticare: Rocca S. Filippo a Sant’Angelo in Pontano

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Brevi cenni storici su Sant’Angelo in Pontano, che in epoca romana, era un vicus o un pagus. Con il cristianesisimo arrivò il culto di San Michele Arcangelo che ne determinò il nome e compare ancor oggi nello stemma comunale. Fece parte del Ducato di Spoleto fino al VII secolo quando fu sotto il dominio farfense; divenne libero comune nel 1263 ma per poco tempo in quanto fu sottomesso prima a Tolentino, poi a Fermo. Verso il 1350 venne assediato e conquistato dalle truppe pontificie del cardinale Albornoz. Nel 1413 subì il dominio dei Da Varano quindi nuovamente di Fermo per poi essere ripreso dai papalini e saccheggiato con pesanti distruzioni; ritornò sotto Fermo, fece parte in epoca napoleonica del Dipartimento del Tronto, della provincia di Fermo e oggi della provincia di Macerata.

In definitiva una storia abbastanza travagliata, comune a tanti paesi del territorio maceratese. Dalle immagini si può comprendere come quella che è stata una dimora di una certa importanza versi in un pietoso stato per la mancata manutenzione durata qualche secolo a causa di un utilizzo diverso da quello originale. Un po’ come era accaduto al Castello della Rancia: quando mio padre mi portò a vedere questo castello, ero un ragazzino, rimasi stupito a vedere come fosse popolato da paglia, galline, pecore e attrezzi da campagna, il tutto senza una minima manutenzione per la struttura. Fortunatamente  è stato ripulito e restaurato e oggi è un bel castello ammirato dai turisti.

Dalla rocca San Filippo di Sant’Angelo in Pontano, posta poco al di fuori delle mura cittadine, lo sguardo spazia sui Sibillini, sui Monti della Laga e, nelle giornate limpide, arriva fino al Gran Sasso. Più che una rocca può essere definita come una “Casa-torre” in quanto il suo nucleo originale, probabilmente risalente al 1300, era costituito dalla torre che, così ornata come la vediamo oggi è una trasformazione ottocentesca. La costruzione è stata eseguita in due tempi: prima il torrione poi, in epoca successiva, la struttura intorno allo stesso, coperta dal tetto spiovente. 

Nelle antiche pergamene che si trovano custodite nell’Archivio di Stato di Fermo, dove c’è la testimonianza di una rocca eretta nel centro del paese e di altre torri, nulla di specifico si trova sulla “Rocca di S. Filippo”. Probabilmente venne fatta costruire da un  signorotto locale, fu ampliata e utilizzata dai fermani per potervi ospitare la truppa posta ad custodiam, come si diceva allora, di Sant’Angelo. Singolari sono le due garitte tondeggianti (chiamate anche torrette pensili, o bertesche o, ancora, fertische) realizzate con la base a cono rovesciato e con feritoie dove si appostavano prima gli arcieri, poi i balestrieri e in epoca più tarda i fucilieri. Queste esistono solo su due dei quattro spigoli del fabbricato, e precisamente su quelli contigui alla parete parallela alla strada che, indubbiamente, servivano alla difesa del fabbricato i cui attaccanti potevano provenire solo da quella parte, essendo il lato opposto naturalmente difeso dallo scoscendimento del terreno che degrada rapidamente verso il fosso delle Fontanelle.

Questo fortilizio, per come venne costruito, testimonia le vicissitudini di quei tempi soggetti alle incursioni di bande armate. Poi, così prossimo al paese e non dentro lo stesso, per sfuggire alle distruzioni perpetrate dagli eserciti invasori. Infatti, e non per caso, il sottosuolo della “Casa-torre” è percorso da gallerie che, in tempi di assalti, potevano costituire una via di fuga verso la campagna sottostante. Così è presente una lunga galleria, scavata nella roccia tufacea, con due bracci ad angolo retto tra loro, alla quale si accede da un angusto ingresso a gradini con volta sovrastante, che collega i piani abitabili alle cantine e ai seminterrati, questi adibiti a stalle e, probabilmente, anche con funzione di prigione.

La denominazione di Rocca San Filippo è successiva al 1711, anno in cui il sacerdote Giuseppe Angelini, della famiglia dei proprietari e canonico della cattedrale di Fermo, fece edificare vicino alla rocca la chiesa, ancora oggi esistente ma sconsacrata (sul suo soffitto si possono ancora notare i resti dei cassettoni lignei che lo rivestivano), intitolata appunto a San Filippo Neri. Gli ambienti del piano abitativo hanno le pareti affrescate con rappresentazioni di ville con giardino e fontane. Le colorazioni sono quasi del tutto scomparse, ne restano poche tracce ma è evidente tutto l’impianto disegnato, molto geometrico che, a volte, si perde un poco nelle prospettive.

L’insieme dà l’idea di una famiglia assai prospera. Purtroppo le troppe manomissioni e le ingiurie del tempo, assieme con l’uso che sia in passato che in presente si è fatto dell’edificio, hanno lasciato segni evidenti sul fabbricato, corrompendone le interessanti e antiche forme. Risale alla metà del secolo XVII, quindi a epoca molto più tarda rispetto alla sua edificazione, la più antica notizia che si riferisce a questa rocca; si tratta di un libro del 1650 in cui si legge: “Alle mura verso la montagna sopra la strada publica, e di passo per Roma vi era (si come dalle vestigie si vede) una fortezza, quale al presente è ridotta in una colombara de’ Signori Angelini”.

Anche il professor Febo Allevi, storico, cosi ne scrisse: “Una specie di fortilizio, il quale per essere piuttosto lontano dalle mura ed alquanto in basso verso mezzogiorno, fa pensare ad una testimonianza di quella feudalità … rimasta così a mezza strada fra la campagna vera e propria e il paese. Pur presentandosi martoriato e piagato dalla fredda crudeltà degli uomini, il fortilizio conserva ancora negli angoli – esempio forse unico nella nostra regione – le rotonde torrette pensili con le caratteristiche rifiniture del cono rovesciato (le guardiole o garitte dei castelli settentrionali), ed il mastio coronato di merli che fa corpo con la parte centrale dello strano e bizzarro edificio così tozzo, massiccio e quadrato”. Certamente parlare di un totale restauro oggi sarebbe stato difficile per i costi ma con i fondi del sisma si sta provvedendo.

a cura di Fernando Pallocchini (foto per gentile concessione di Alberto Monti)

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5 febbraio 2024

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