Elogio della carta, scritta o stampata… mon amour! Riflessioni di Eno Santecchia

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Il comico e attore Carlo Dapporto (1911-1989) giustificava la sua approssimativa conoscenza del francese perché durante il corso di lingua, da lui seguito per radio, si era fulminata una valvola. Durante i corsi gli insegnanti invitavano ad annotare, appuntare, e non fidarsi solamente dell’ascolto e della memoria: non illudersi di ricordare la pronuncia. Prendendo appunti su carta si apprendeva a imparare e ricordare.

Così sono stati i corsi di apprendimento sull’uso del computer nei decenni successivi: annotarsi i comandi e le procedure è stato fondamentale. Io iniziai nel 1992 quando il sistema operativo era l’MS DOS 3, se ben ricordo. Windows, con la sua interfaccia grafica a finestre, stava per arrivare. Il Mac Intosh Apple lo usavano in pochissimi. Presi molti appunti su carta e imparai benino, senza problemi.

L’apprendimento tramite un’antica tecnologia, la carta, è ancora valido. Anche se la rivoluzione di Internet ha cambiato le nostre abitudini, comportamenti e aspettative, gli scrittori fortunatamente hanno continuato a scrivere. I tecnocrati hanno tentato di disarticolare il piacere della lettura, ma il libro sembra resiliente ai colpi dei media digitali. Umberto Eco aveva predetto che non ci saremmo liberati dei libri. Altro che Cloud, i libri sono la nostra nuvoletta per collegarci con gli oltre 5100 anni della storia dell’umanità. Nei libri possiamo trovare sentimenti, passione, divertimento, studio, paura per chi ama i thriller e tanto altro. Non siamo nati per leggere, che è un’invenzione del nostro cervello, come sostiene la neuroscienziata dell’Università di Los Angeles Maryanne Wolf, autrice del volume: “Lettore vieni a casa. Il cervello che legge in un mondo digitale” (Vita e pensiero 2018). Secondo lei la lettura è un percorso miracoloso da custodire. La stessa sostiene sia in pericolo la lettura profonda che ci fa entrare nei personaggi immergendoci nel testo e nell’ambientazione, facendoci coltivare il senso critico, la riflessione e l’empatia.

Mentre si legge è fondamentale l’attenzione per dare il senso a ogni parola e assegnare un significato, accendendo emozioni e ricordi. Il digitale invece ci assilla di stimoli che ci distraggono continuamente, sullo smartphone o tablet si salta da una stringa all’altra, senza concentrarsi, ed è quindi troppo difficile leggere in modo profondo. Gli schermi mettono fretta, gli esperti dicono si pratichi lo skimming o lettura superficiale. Si diventa lettori più pigri, preferendo i testi poco impegnativi, ciò vale soprattutto per i giovani. Un libro porta a praticare la lettura profonda, concedere una pausa quando serve e ritornare su una frase e un pensiero che ci è piaciuto o non abbiamo ben compreso.

Non affidarsi solo a supporti digitali. Un computer  va bene per i messaggi di posta elettronica, ma per un romanzo o un saggio bisogna immergersi in un libro, per mantenere la mente sana. Sono e resto bibliofilo e amante della carta stampata: tanti bei momenti li ho trascorsi in librerie, biblioteche, edicole e perfino in cartolerie. Pur essendo un fautore dell’uso del computer sin dalla nascita del pc dell’IBM negli anni Ottanta, e veterano dall’arrivo di Internet in Italia nel 1995. Google non era ancora arrivato, per le ricerche usavo “Alta Vista”. Ma, come dice una pubblicità, molte promesse della digitalizzazione non sono state mantenute.

Da anni la Pubblica Amministrazione e le aziende private, stanno facendo notevoli sforzi a tutti i livelli per eliminare la carta dagli uffici, ma ciò non ha portato un miglioramento assoluto delle condizioni di lavoro, né la felicità proclamata da circa trent’anni. Passare la vita professionale e sociale davanti uno schermo non è il massimo. Stare seduti tutto il giorno lavorativo davanti al computer non è la soluzione ottimale per la postura, la cervicale, la schiena… Tanto che c’è chi consiglia, negli uffici, di portare una lettera a mano, anziché inviare una mail interna. Muoversi e farsi vedere, invece di chiamare con Meets, migliorerebbe anche i rapporti tra il personale.

Come raccomandavano i grandi maestri fotografi, bisogna avvicinarsi per scattare; anche nella vita, muoversi e spostarsi per comprendere meglio è altrettanto valido. Meglio alzarci, uscire e andare vicino a ciò che accade, per acquisire nuove esperienze ed eventualmente ricordarle e raccontarle. Fortunatamente restano ancora gli appassionati della carta stampata e dei libri. Esistono ancora numerosi gli utilizzatori di taccuini, agende, block notes; aziende come la Moleskine sono cresciute negli ultimi anni, anche se i loro prezzi sono lievitati. Per chi viaggia che c’è di più comodo di un taccuino, usato da scrittori e viaggiatori per annotare pensieri, ricordi, dati, impressioni, indirizzi di persone conosciute e quant’altro. Per chi disegna è comodo per fare bei piccoli bozzetti. “Il computer non è che uno strumento” ha detto qualcuno, dovrebbe facilitare i compiti, non complicarli.

Eno Santecchia

1 marzo 2024

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