Chi ha i mattoni e chi non ce li ha… ovvero ecco la differenza tra scienziati e storici

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Della scienza nella ricerca storica, e della valutazione dei risultati: “La ricerca di un metodo nasce con il pensiero umano ma solo con la scienza moderna diventa un problema fondamentale: infatti senza un metodo scientifico non è possibile accrescere le nostre conoscenze del mondo naturale. Il metodo scientifico unisce l’osservazione sperimentale con la costruzione di un linguaggio coerente e rigoroso. Non è immutabile – nella scienza antica era legato alla matematica, nella scienza moderna è più vicino alla fisica –, non è unico – è fatto di varie procedure e strategie –, non è uguale per tutte le scienze – il metodo della fisica è molto diverso da quello della medicina -. Per questi motivi è più opportuno parlarne al plurale”

Questo è l’incipit della Treccani online digitando “ricerca scientifica”, l’ho fatto per cercare di aggiornarmi e capire come si usa oggi il lemma scientifico, in quali ambiti sia usato e con quali metodologie si proceda nella ricerca appunto scientifica. La prima perplessità è stata proprio la lettura di questo brano che a mio avviso dimostra che l’autore è un letterato e ha una visione molto personale dei metodi scientifici, dimostrando che la percezione della questione non è oggettivabile.

Concordo sul fatto che l’osservazione sperimentale richiede un linguaggio coerente e rigoroso, questo linguaggio per i ricercatori nei campi della fisica è rappresentato dalla matematica dove 9×9 fa sempre 81, ma l’autore lega il linguaggio della ricerca antica a quella filosofia particolare detta matematica, mentre scrive che nella scienza moderna è più vicino alla fisica. Già qui la mano destra non sa cosa fa la sinistra. La matematica, per quanto ne so io è il linguaggio probante coerente e vigoroso che supporta la ricerca scientifica e ne rende oggettivi e verificabili i risultati.  Senza la matematica penso sia impossibile capire il significato reale di E=mc2, se si trattasse solo di lettere e numeri di un alfabeto ci vorrebbe il cabalista per illuminarci.

Siamo già partiti male, ma questo è dovuto proprio alla questione delle differenti formazioni fra i letterati e i non letterati. Dire che ci sono metodi differenti fra fisica e medicina è un’osservazione superficiale, i principi metodologici della ricerca scientifica dei fenomeni fisici, ovvero di tutto quello che è il nostro universo sono gli stessi, e con lo stesso principio metodologico sono osservati. Va da sé che non si può usare un telescopio catadiottrico per ispezionare la pupilla di un paziente e la temperatura corporea non si misura con un pirometro da altoforno, ma il principio della magnificazione o ingrandimento è lo stesso anche del microscopio, realizzato con gli stessi principi e le stesse leggi dell’ottica che studiò Galileo, così sul termometro che ci mettiamo in bocca, il valore fisico della temperatura è lo stesso del pirometro infilato nell’altoforno, e nasce da una definizione universalmente accettata di dividere in cento parti l’intervallo termico intermedio fra i tre stati dell’acqua.

Anche i metodi di esporre i risultati delle ricerche seguono metodi comparabili dappertutto, quando gli scienziati dissero “fàmo a capìsse” crearono l’ISO e tutte le norme collegate. Internet funziona perché gli scienziati che lavorano nelle scienze informatiche hanno creato degli “Standards”. Chi ha passato una vita in questi contesti ne è stato ovviamente contagiato. La fisica non è un’astrazione, il genere umano governato dal mondo della finanza e non da quello dei filosofi della scienza, ci ha giocato troppo con le ineluttabili leggi scientifiche, e ne vediamo continuamente gli effetti irreversibili sulla Terra. Poi ci sono altre scienze, come quella storica che operano con propri metodi scientifici (l’autore della Treccani ci spiega appunto che i metodi scientifici sono differenti) perciò non dobbiamo stupirci se chi ci racconta del nostro passato ha una visione dei fenomeni fisici personalizzati. Per gli storici in genere è accettabilissimo che Papa Stefano, che va da Roma a Ponthion, nel Grand Nord della Francia, parta in Novembre e arrivi il 6 Gennaio; addirittura che Pipino, avvisato qando il Papa valica le Alpi, gli mandi Carlone di soli 8 anni a incontrarlo.

Lo scienziato climatologo spiegherebbe i regimi termici e i problemi dei ghiacciai, delle nevi, dei venti; la scienziato in medicina dei problemi dell’ipotermia sugli umani, della fatica per il lavoro (forza per spostamento) per far salire in quota i carichi dovuti alle provviste di acqua,di cibo, di combustibile e dei suoi effetti sull’uomo, in collaborazione col climatologo. Fra loro si capiscono perché i parametri fisici sono condivisi, cioè parlano la stessa lingua. Come ha spiegato l’autore della Treccani, i metodi scientifici sono differenti e Papa Stefano, per i cultori delle scienze storiche viaggia imperterrito, valica le Alpi e viene ricevuto a Ponthion in una splendida reggia di cui non è rimasto neppure un mattoncino. Poi ci sarebbero molte altre analisi scientifiche di altri eventi prodigiosi descritti sui testi di storia, ma sono cose da esperti e dei loro metodi scientifici.

Medardo Arduino

19 marzo 2024

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