Prima di parlare del libro “Gli ultimi guerriglieri La vera storia del 201 Volante”, scritto da Enzo Calcaterra ed edito da Edizioni Simple di Macerata, va spiegato che è la “201 Volante”. È stata una banda partigiana fuori dagli schemi e dal controllo del coordinamento delle formazioni “regolari”, guidata da due capi spietati, che operava nel territorio maceratese, prima in montagna poi nella media collina tolentinate-sanseverinate. Fortunatamente è durata poco. Scriviamo “fortunatamente” perché ha commesso omicidi spesso non necessari (anche se non dovrebbero esistere omicidi, nemmeno “necessari”). Enzo Calcaterra ne ricostruisce il percorso in modo dettagliato, attingendo a documentazioni e incontrando e intervistando testimoni diretti e indiretti.
Una vita alla macchia di giovani e giovanissimi che seguivano il comandante “Acciaio” e il suo vice “Tòto”, due capi che non amavano la parola “pace” ma preferivano la parola “guerra”, in nome della “Liberazione” ma, più, della “Vendetta” seguente all’eccidio di Montalto Marche, dove persero la vita alcuni uomini della loro banda. Questa formazione fu sciolta e i suoi componenti sparpagliati una prima volta dal comando centrale partigiano, perché i suoi attacchi cruenti, da guerriglia non coordinata, mettevano in pericolo le altre formazioni. Una seconda volta perché, mentre erano divisi in piccoli gruppi per controllare le vie dove sarebbe dovuto transitare un importante personaggio fascista, per tendergli un agguato ed eliminarlo, subirono uno scontro a fuoco con i nemici dove alcuni dei guerriglieri persero la vita ma, soprattutto, perché nella occasione scomparve il comandante “Acciaio” lasciando i compagni a se stessi.
Tralasciando le atrocità da questi commesse contro persone, anche giovanissime, che poco ci entravano con la guerra, passiamo alla seconda parte del libro dove l’autore si concentra a svelare che fine abbia fatto “Acciaio”, al secolo Emanuele Lena, introvabile nelle nostre zone, tanto da far supporre che fosse morto in seguito allo scontro a fuoco. Invece no. Con pazienza Enzo Calcaterra ne ricostruisce e segue le mosse, dalla famiglia che lo nascose ospitandolo dopo lo scontro e la conseguente fuga, fino alla sua ricomparsa nel cremonese come ufficiale istruttore delle reclute appartenenti alle SS italiane. Fu arrestato con l’accusa di fomentare le reclute affinché disertassero e fuggissero in montagna. Quando stava per essere condotto in prigione fu crivellato di colpi di mitragliatrice mentre tentava di fuggire buttandosi nella campagna dal treno che lo traduceva.
Per chiarire questa parte buia della vita di “Acciaio” Calcaterra trova e intervista testimoni diretti, compresa la ragazza con cui Emanuele intratteneva una relazione affettiva, che svelano gli avvicendamenti della storia. Nell’ultima parte del libro c’è la narrazione del “che fine hanno fatto” i coprotagonisti della storia, sia appartenenti alla compagine partigiana che alla parte avversa. Non emettiamo giudizi. In guerra si commettono le più efferate crudeltà, sia da una parte che dall’altra e sono entrambe condannabili perché si perde di vista il concetto di humanitas, ossia il rispetto di se stessi e degli altri esseri umani. Il libro, edito da Edizioni Simple di Macerata, è corredato da numerosissime foto, dei protagonisti e delle situazioni che si dipanano nella narrazione. L’autore Enzo Calcaterra, ricercatore e studioso di storia contemporanea, ha pubblicato numerosi lavori tra articoli, biografie e saggi cercando di fare chiarezza su vicende ignorate.
Fernando Pallocchini
3 maggio 2024